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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
. . . il plenipotenziario di Fi, Tajani, ha presentato .....
Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Il Diario di Trilussa
TG-Tien an men-Una giornata al mare

27/3/2018 - 11:58


Il Diario di Trilussa
Era il 2007, l’anno della nascita del giornale, e Trilussa pubblicava i primi articoli di fondo. Sono prima della crisi economica, del problema grave dell’immigrazione, della chiusura delle frontiere in Europa, della crisi della Grecia. Sono vicini nel tempo ma sembrano lontani per il modo di affrontare i problemi, che in gran parte sono rimasti i soliti, alcuni in parte risolti, molti ancori insoluti se non peggiorati. Alcuni si riferiscono a casi di cronaca del tempo, ma sembrano mantenere una loro validità riguardando comunque problemi di ordine generale.


Gli articoli vengono pubblicati come furono scritti, con i segni grafici necessaria all’impaginazione. Il giornale era appena nato, aveva suscitato molta curiosità ma aveva ancora poche visite e molta incertezza sul suo futuro. Anche con questi intendiamo celebrarne i dieci anni di vita.
 
Presentazione.

Il primo articolo “TG” prende lo spunto da un servizio televisivo su Marina di Vecchiano dove si magnificava la spiaggia e il luogo dove si può fare il mare in economia senza accennare al fatto che eravamo in un Parco, una cosa considerata dal telecronista talmente poco rilevante da non meritare nemmeno un accenno.


In “Tien an men” si ricorda la famosa foto del ragazzo con il sacchetto della spesa davanti al carro armato cinese. Fu una foto storica che tutti probabilmente si ricordano ma se sappiamo il nome del fotografo non si conosce il nome e nemmeno che fine abbia fatto quel ragazzo coraggioso. “Io penso lui non ucciso” è l'unica dichiarazione ufficiale su di lui.


In “Una giornata al mare” si parla di Cala Violina, di quella che era e di quella che era diventata nel 2008. Su Google map nel 2011 si vede che quel piccolo parcheggio circondato da una palizzata per un pugno di auto è diventato una distesa sterminata di macchine, con accesso a pagamento tramite sbarra e un piccolo locale dove si vende frutta e verdura. Molte più auto ma l’accesso è rimasto pedonale attraverso il bosco. Fortunatamente non si sono realizzate strade per l’accesso alla spiaggia, che rimane il premio finale per il cammino che bisogna fare per raggiungerla. La mente va a Bocca di Serchio e alla nostra Marina che non avrebbero niente da invidiare in quanto a bellezza con una critica alla scelta di un tipo di sviluppo molto diverso.



 
TG     (20.7.2007)
Alcuni giorni or sono il Tg3, il Tg regionale, ha effettuato un servizio sulle mete preferite dai toscani nel fine settimana, i giorni, per intenderci, non dedicati alla vera vacanza estiva già prenotata in terre remote. I posti più gettonati dai toscani sono stati i boschi dell' Abetone e la spiaggia di Marina di Vecchiano. Sul nostro litorale ci sono state le interviste di rito, le solite immagini dei bagnanti, il solito seno nudo ripreso in zoomata, insomma tutto quello che si pensa debba far parte di un buon servizio giornalistico.
Ma il servizio era invece pessimo, quasi scandaloso, irrispettoso e fuorviante.
La nostra Marina, una delle più belle spiagge del mondo, in un contesto naturale unico, un ambiente selvaggio, primitivo, incontaminato sia pure parzialmente violato da alcune discutibili costruzioni e da un paio di migliaia di auto di troppo ridotto a “semplice spiaggia libera dove si puo’ andare senza spendere troppo”!!
Ma il giornalista lo sapeva dove si trovava? Lo sapeva che era in un Parco Naturale Regionale? Lo sapeva quante lotte e quanti sacrifici era costato ai cittadini per realizzarlo e quante polemiche tutt’ora vi girano intorno proprio per questo uso da alcuni ritenuto improprio. Per questa condiscendenza all’arrivo di masse di persone indifferenti, frettolose, talvolta irriguardose e che lasciano ai cittadini (in particolare a quelli di Migliarino) solo lo scarico delle loro marmitte catalitiche?
Non una parola su questo.
Io mi chiedo se il giornalista abbia avuto il tempo di guardarsi un po’ intorno, di vedere la distesa azzurra del mare con l’accenno a sud di Marina e di Livorno, col contorno a nord delle Apuane bianche di marmo e Viareggio con la spiaggia e con il porto. Ma forse, sicuro che è così, il giornalista è stato confuso e frastornato dalle tante auto e dai tanti fumi sprigionati che possono dare alla testa con il monossido di carbonio (CO) , gli idrocarburi aromatici (HC), gli ossidi di azoto (NOx), il benzene (C6H6) (tutta roba da cancro, s’intende) e altre porcherie che possono far dimenticare momentaneamente di osservare quello che si ha d’intorno e concentrasi magari solo sulle bagnanti più belle per scegliere quella da intervistare.
 
TIEN AN MEN  (10.10.2007)
 La repressione di piazza <b>Tien An Men</b> poneva fine a quella che è stata definita la "primavera" di Pechino. Il <b>18 aprile 1989</b> un pugno di studenti, diventati nel corso delle settimane alcune migliaia, avevano occupato la piazza al grido di "Abbasso la rivoluzione, viva la democrazia, viva la Cina". Chiedevano di rimettere in sesto l'economia, che già dall'anno precedente viaggiava nel caos più totale, protestavano contro la corruzione dei funzionari di governo, chiedevano aperture democratiche e libertà di espressione, volevano avere più voce nelle scelte future del paese.<br>
Il governo comunista cinese ordinò ai carri armati di sparare.<br>
Morirono centinaia, forse migliaia di ragazzi. Quindici anni dopo il governo cinese non ha cambiato idea, e sostiene ancora che quei ragazzi fossero ribelli che stavano mettendo in pericolo la sicurezza e il futuro del paese. <br> I martiri di Tien An Men in Occidente sono diventati icone di libertà e nonviolenza, in particolare uno di loro. A mezzogiorno del 5 giugno, il giorno dopo la carneficina, un ragazzo armato di due sacchetti di plastica si mise davanti a una fila di carri armati impedendone l’avanzata. La scena è durata alcuni minuti. Appena il tank tentava di voltare a destra, il ragazzo coi sacchetti si spostava a destra. Se sceglieva la sinistra, il ragazzo si spostava a sinistra passandosi i sacchetti di plastica da una mano all’altra. L’immagine è stata ripresa dalle televisioni di tutto il mondo e da un fotografo americano. E’ stata ripresa da alcuni film, è stata stampata sulle magliette, poster e adesivi. E’ una delle immagini che hanno segnato il secolo scorso e la storia del comunismo. <br> Eppure il ragazzo del carro armato è scomparso. Di lui non si sa più niente. Nessuno conosce il suo nome, nessuno sa dove sia, nessuno sa se sia vivo o morto. Le immagini lo riprendono di schiena, la sua faccia non è riconoscibile. I giornali americani lo chiamano "l’uomo del carro armato". La rivista Time lo ha definito "il ribelle sconosciuto" e lo ha inserito nella lista dei venti più grandi rivoluzionari del secolo.<br> Secondo fonti delle organizzazioni dei diritti umani, a Tien An Men furono arrestate ventimila persone, novantanove delle quali, 15 anni dopo, sarebbero ancora in galera. Pechino, ovviamente, non fornisce dati ufficiali. Nel 1999 un giornalista televisivo riuscì a chiedere al presidente cinese se avesse notizie del ragazzo. <b>Jang Zemin</b> rispose in un inglese basico: "Io penso lui non ucciso". Il presidente disse anche di aver condotto una ricerca negli obitori, negli ospedali, nelle prigioni ma di non averlo trovato. Il Los Angeles Times ha condotto una mini inchiesta tra i passanti di Pechino. Ovviamente lì nessuno sa niente. Quelle immagini in Cina non sono mai state viste. A tutt’oggi quella foto che ha fatto il giro del mondo non può essere scaricata da Internet. <br>

<b>Jeff Widener</b> è il fotografo che per Ap ha catturato l’immagine del ribelle sconosciuto. Si trovava al sesto piano del balcone di un albergo lì vicino. All’inizio pensò che quel ragazzo gli stesse rovinando l’inquadratura sui carri armati che avanzavano verso quel che restava degli studenti. Poi sentì il ribelle sconosciuto urlare a squarciagola. Il ragazzo, racconta il fotografo, era così arrabbiato che doveva aver perso la ragione. Chi era presente si aspettava che da un momento all’altro dal tank partisse un colpo, del resto il giorno prima quei carri armati avevano ucciso centinaia di studenti. Invece niente. Secondo Human Rights, in fondo anche l’autista del carro armato è un eroe. Era un soldato che non stava eseguendo gli ordini, sapeva che sarebbe stato punito per il suo gesto. Ma credeva fosse sbagliato travolgere con il suo carro armato un coetaneo armato solo di due sacchetti di plastica.
 
UNA GIORNATA AL MARE   (2.5.2208)
 
Cala Violina è una località della parte meridionale della costa Toscana vicino Castiglione della Pescaia, un luogo molto bello, isolato, selvaggio, fra mare e pineta.
Per arrivare a Cala Violina si deve scendere da Follonica lungo la SS322 e procedere verso Punta Ala. Ad un certo punto si esce dalla strada principale e si percorre una viuzza stretta e non asfaltata che corre praticamente fra i campi fino ad arrivare ai margini di un bosco dove la strada termina in uno slargo, un piccolo parcheggio proprio ai limiti degli alberi. Il parcheggio è piuttosto piccolo, con un fondo di ghiaia compressa e un po’ polverosa, circondato da un semplice steccato di legno. Si lascia l’auto al parcheggio, gratuito ed incustodito e, a piedi, si prende la stradina che si inoltra nella pineta e che porta alla spiaggia. La spiaggia non è vicinissima per cui siamo costretti a passare proprio attraverso la macchia dove entriamo in contatto con la natura, vera, che ci regala i suoi profumi, i suoi colori, i suoi silenzi, i giochi di luce fra i pini ed anche un po’ di sollievo per la calda e assolata giornata estiva. Traversando la pineta diventiamo parte di essa, in punta di piedi, come spettatori e componenti naturali, minimamente invasori. Dopo diversi minuti di cammino arriviamo alla spiaggia. Lungo il mare non c’è niente, ma è quello che vogliamo, per questo siamo venuti. Possiamo passeggiare lungo la riva, stenderci al sole, ascoltare il mare. Non ci sono venditori ambulanti, chioschi di giornali ed articoli da mare, pattini, sdraie tecnologiche, campi di pallavolo, altoparlanti in lontananza, dinner party, happy hours, corsi di aquagym, feste danzanti: c’è quello che vogliamo, il mare, la pace, il silenzio.
Potremmo essere andati a Torre del lago, o Marina di Vecchiano ed arrivare con l’auto fino sul mare, scendere tutti gli accessori e dopo pochi metri apparecchiare il tutto sulla spiaggia, ricreare sul mare la nostra quotidianità con radio e/o televisore per la partita, telefonino nel caso ti annoi così telefoni a qualcuno magari ad alta voce così rendi partecipi tutti i vicini delle tue vicende personali (una delle nuove e più fastidiose forme della nuova maleducazione), magari anche un giornale sportivo e Novella 2000, il pallone di gomma per una partitella se capita qualcuno…. ma qui è diverso, culturalmente diverso, anche se più faticoso.
Se c’è mare grosso sai che non puoi fare il bagno. Se lo fai e affoghi è quello che ti meriti! Non ci sono i bagnini o i cani Terranova che ti vengono a salvare, o la Capitaneria di Porto, i Vigili Urbani o l’ambulanza pronta. Affoghi e basta. E’ il prezzo della tua stupidità. Se non vuoi rischiare o faticare vai a Torre del lago, prendi la “gabina” e fai lì le tue vacanze. Se invece pensi che la natura valga qualcosa, se ami il luogo oltre che la vacanza, se vuoi sentirti parte della natura allora devi cercare qualcosa di diverso ed io spero che questo qualcosa di diverso tu lo possa trovare non solo a Cala Violina, lontano da qui molti chilometri, ma magari anche alla nostra Marina o a Bocca di Serchio. Luoghi meravigliosi perché “terre di confine” dove l’uomo dovrebbe entrare solo con grande rispetto, come un ospite appena tollerato, con la consapevolezza perduta del dono di essere proprio lì, lontano dalla città, immerso in un natura incontaminata ed immutabile da migliaia di anni.
 
Ho letto questo mio vecchio articolo, vecchio perché mi hanno riferito che purtroppo anche Cala Violina sta subendo quella che viene definita “organizzazione  turistica” ma che è in realtà la perdita della naturalità del territorio, per ribadire quello che a me sembra il punto centrale da cui bisogna necessariamente partire. Il punto centrale è che Bocca di Serchio non è, e non va considerato, solo un posto di mare. Solo partendo da questo presupposto si può programmare al meglio la sua tutela, tutela ancora prima della sua organizzazione. Ognuno di noi ha le sue idee in proposito, idee che derivano dalle sue esperienze, dalla sua cultura, dalle sue sensibilità. La mia deriva da avere vissuto Bocca di Serchio negli anni 60, quando per arrivarvi bisognava fare dei chilometri in bicicletta su strade sterrate, un lungo tratto a piedi magari carichi di borse, traversare col barchetto, fare cioè un grande sacrificio compensato però dalla consapevolezza di essere arrivati e godere di un ambiente unico, incontaminato, bellissimo che ripagava ampiamente lo sforzo fatto. Sono consapevole che Bocca non potrà più essere così ma se, finalmente, stiamo pensando di dare un certo ordine ed una certa organizzazione  alla sponda, io ritengo che almeno due obbiettivi possiamo e dobbiamo porceli.
Il primo è quello di limitare il numero delle barche lungo la riva e il secondo è quello di evitare un uso speculativo della sponda.
Il primo si può affrontare in maniera radicale o in maniera parziale. La maniera radicale è quella di autorizzare alla navigazione sul fiume solo barche a remi. E’ una soluzione estrema, coraggiosa, impopolare, ma che avrebbe il pregio di risolvere immediatamente anche il secondo obbiettivo, quello cioè dell’uso speculativo delle sponda perché annullerebbe o ridimensionerebbe moltissimo il suo valore economico. Manterrebbe l’uso sociale della sponda e del fiume ma ridurrebbe le comodità della barca a motore ed imporrebbe dei sacrifici che molti non sarebbero disposti a sopportare. Una specie di selezione naturale in base non al denaro o alle conoscenze ma solo all’amore per la natura. Una selezione sicuramente accettabile e democratica.
La soluzione parziale tendente alla riduzione del numero delle barche è quella di scoraggiare l’uso dei natanti a motore mediante un criterio di assegnazione dei posti in base all’impatto ambientale. Un punteggio maggiore ai remi e a scalare al motore elettrico e a scoppio in base alla potenza accompagnato da un diverso costo dell’attracco.
Tutto questo con lo scopo, il traguardo finale, di fare di Bocca di Serchio un luogo di rispetto in linea con i numerosi riconoscimenti internazionali dell’area, e non un semplice porto o posto di mare.
Il secondo obbiettivo, quello di evitare un uso speculativo della sponda, può essere ottenuto semplicemente e facilmente vincolando i due tratti di sponda, quello pubblico e quello privato, ad un unico regolamento e in questa direzione , secondo me, si dovrebbero impegnare le Amministrazioni locali.
Concludendo vorrei ribadire il concetto fondamentale che ci deve guidare, quello cioè di guardare a Bocca di Serchio come un luogo di grande pregio ambientale e non ridurlo a semplice posto di mare per uso personale o turistico. Per questo tipo di utilizzo l’Amministrazione ha già scelto Marina di Vecchiano dove esiste una spiaggia attrezzata con tutti gli attributi necessari.
Bocca di Serchio invece va visto e difeso come punto centrale del Parco naturale, evitando di trasformarlo in uno chalet con posti di ristoro, servizi, ambulanze e capannoni vari.
Abbiamo già un Parco naturale già offeso da un traffico di migliaia di auto che vi transitano d’estate, con un poligono di tiro che non si riesce a sfrattare, quattro ristoranti che la notte si trasformano in discoteche abusive, un previsto villaggio (turistico o meno) con ulteriore ristorante che è e rimane un’incognita sull’impatto che potrà avere sul fiume e sulla sponda, una strada a scorrimento veloce che impedisce di fatto l’uso di un mezzo ecologico come la bicicletta ed ora rischiamo di trasformare anche Bocca di Serchio in qualcosa di diverso da quello che dovrebbe essere, come Cala Violina, un posto meraviglioso e ideale dove entrare in contatto con la natura, in punta di piedi, come un ospite appena tollerato e non con come un invasore che distrugge tutto, compreso se stesso.
 
FOTO.

Alla catena. Era il piccolo locale davanti al vecchio Circolo Acli a Migliarino (ora Ristoro der 12) dove le guardie della Tenuta Salviati ti rilasciavano un permesso scritto per accedere alla proprietà. Lungo strade non asfaltate e solo a piedi o con la bicicletta era permesso arrivare fino a Bocca di Serchio. Si passava per la via Francesca, oggi inaccessibile.
 
 

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