Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Coltano: estate 1945. Italia (0) - Germania (10)
Il primo campo di concentramento per prigionieri di guerra in Toscana fu il PWE 334, a Scandicci (Firenze). I PWE 336, 337 e 338 vennero allestiti nella tenuta di Coltano (Pisa); il PWE 339 sorse a San Rossore .
Questi campi erano tutti destinati ad ospitare prigionieri militari tedeschi e italiani, appartenenti alle FFAA e ad altre formazioni militari della RSI.
Alla 92a Divisione «Buffalo» della V armata USA, fu affidata, tra il maggio e il settembre 1945, la gestione del campo di concentramento in cui furono rinchiusi circa 35 mila ex militari della repubblica Sociale italiana.
Tra i reclusi ricordiamo gli attori Walter Chiari, Dario Fo, Enrico Maria Salerno e Raimondo Vianello, l'olimpionico Giuseppe Dordoni, il giornalista Enrico Ameri, il regista Luciano Salce, Ezio Maria Gray, Vincenzo Costa, Vito Mussolini, il deputato Mirko Tremaglia e il senatore Giuseppe Turini, entrambi poi militanti nel Popolo della libertà (componente AN). Contrariamente a quanto spesso si legge, il poeta americano Ezra Pound non fu recluso a Coltano bensì in un campo per militari statunitensi a Metato, fra Pisa e Viareggio. (Vedi Hugh Kenner, The Pound Era, London 1972, p. 472.)
Il PWE 337, però, si distinse subito per l'eccezionale durezza delle condizioni di vita imposte dai vincitori.
Tra le violenze alle quali furono sottoposti numerosi militari di Salò, la più orribile era la cosiddetta «fossa dei fachiri», in pratica una grande buca cosparsa di pietre aguzze capace di ospitare fino a dieci prigionieri in piedi.
In questo campo fu giocata una partita di calcio Italia-Germania conclusasi con un 10 a 0 in favore dei tedeschi che schierarono in campo numerosi giocatori della nazionale. Tra le file italiane giocarono Lorenzi e Scarabelli.
Benito Lorenzi, nato a Borgo a Buggiano, (forse internato per il nome?) era il mitico “Veleno”, grande calciatore dell’Inter, cattivissimo elemento, ma solo in campo, colui che strizzava i testicoli agli avversari che marcava stretti, mentre Scarabelli era un centrocampista della Roma.
Entrambi avevano giocato nella serie A del campionato italiano dal ’30 al ’40 circa.
Non fu certamente una partita giocata con lo spirito e il finale avventuroso come quella del grande film “Fuga per la vittoria”, quello che ognuno di noi avrà sicuramente visto più di una volta, perché Coltano non era Parigi e la realtà non si può addomesticare e poi la Germania anche se vinceva era perdente comunque.