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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ecco la lista di Vicopisano in Cammino.
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di Umberto Mosso
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di MARIAROSARIA MARCHESANO (Il Foglio)
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di Vittorio Ferla
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Di Alexia Baglivo
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Se oltre a combattere
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Con mille problematiche
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Ecco perché il M5S può cambiare il programma senza che la base fiati

18/4/2018 - 13:03

Ecco perché il M5S può cambiare il programma senza che la base fiati

Il Foglio ha smascherato la giravolta più grave: il loro programma elettorale, votato sul web e presentato alle cronache con la solita retorica cyber-plebiscitaria, è stato edulcorato all’indomani del voto, senza che ciò, va da sé, abbia minimamente destabilizzato i militanti

Durante la campagna elettorale Donald Trump aveva promesso una cosa e, al contempo, il suo opposto, senza che tale disinteresse per il principio di non contraddizione lo penalizzasse in termini di consenso, né le sue repentine retromarce – sul Ttip, sul Nafta, più generalmente sulle politiche economiche e commerciali nonché, da ultimo, perfino sull’approccio da adottare con la crisi siriana – sembrano oggi impensierire la sua constituency.
Il Movimento Cinquestelle, dal canto suo, può permettersi il lusso di negoziare un accordo coi liberali euroentusiasti dell’Alde per poi tornare con disinvoltura fra le braccia del leader più antieuropeista del parlamento europeo, proporre un referendum consultivo per abbandonare la Nato e giurare fedeltà al patto atlantico, fare dell’antiparlamentarismo il proprio vessillo e trafficare con disinvoltura in prassi consociative ecc.

 

Da ultimo, uno scoop de Il Foglio, nella fattispecie di Luciano Capone, ha smascherato l’ennesima giravolta, forse la più grave: il loro programma elettorale, votato sul web e presentato alle cronache con la solita retorica cyber-plebiscitaria, è stato modificato (edulcorato) all’indomani del voto, senza che ciò, va da sé, abbia minimamente destabilizzato i militanti.
I partiti e i leader postideologici sono partiti e leader schizofrenici. Tutto è concesso loro perché non rappresentano l’offerta politica – e dunque un orizzonte valoriale se non più specificamente ideologico, programmatico strutturato – speculare a una domanda precisa, ma strumenti di canalizzazione e “partitizzazione” di odio, paura, invidia sociale, ferocia giustizialista.


Se ieri il proletario razionalizzava la sua ostilità alla borghesia trasfigurandola in una forma di militanza finalizzata alla realizzazione – per citare il caso più estremo – della socializzazione dei mezzi di produzione, e perciò non avrebbe tollerato neanche per un istante che il Pci oscillasse tra atlantismo e antiatlantismo, oggi il piccolo borghese odia visceralmente l’ex senatore che percepisce mensilmente il suo lauto vitalizio, e nell’umiliazione (magari, perché no, pubblica) di suddetto ex senatore, possibilmente con processo per direttissima e condanna “esemplare” annessi (non importa la fattispecie di reato), si esaurisce la sua domanda politica.
È il gran ritorno della folla manzoniana, per fortuna digitalizzata, che urla “crucifige!”, e – lo si ribadisce – la piccola borghesia che come ieri, turbata dalla transizione dalla società agraria a quella industriale, si consegnò mani e piedi a movimenti ideologicamente effervescenti che promettevano confusamente “ordine”, nazionalismo, e moralizzazione (onestà!), oggi, turbata dalla transizione dalla società industriale a quella postindustriale, si consegna all’erede effettivo di suddetti movimenti.


E sono in ogni caso movimenti populisti, sia detto nel senso più avalutativo della qualifica: demonizzano le élite, finanche quelle culturali, e idealizzano la massa, l’uomo qualunque, pur essendo essi stessi – ed è l’ennesima, paradossale negazione del principio di non contraddizione – strutturati in maniera oligarchica, verticistico-personalista.
Siamo di fronte alla post-politica, alla sublimazione dei peggio sentimenti a stella polare dell’agire dei partiti di governo: è la dittatura della pancia, che si fa beffe di qualunque approccio alla realtà non solo ideologico ma perfino “logico”.



Fonte: Alex Minissale
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