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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
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Oggi, a Migliarino, tanti anni fa

13/5/2018 - 8:13


Mario Bitossi  si trasferì  a Pisa dall’Elba per motivi di divergenze con la direzione dello Stabilimento Ilva di Portoferraio dove lavorava. Dapprima fu collaboratore di giornali e riviste, poi assunse la direzione della redazione de "Il Telegrafo" e, alla fine della guerra,  ritiratosi nuovamente all’isola, si occupò  del giornale dell'Associazione Progresso Elbano e poi, il 1° gennaio del 1948, fondò "Il Corriere Elbano", assumendone la direzione.
In uno dei suoi libri, “Gli uomini e il mondo” edito da Giardini Pisa nel 1936, vi è questa delicata narrazione della festa di maggio di Migliarino e della sua ”torta co’ bischeri” per niente copiata dai cugini di là dal Serchio.
 
[...] E’ presto, oggi, per questa, fioritura di gusti soavi, ma dalla minuscola stazione di legno partono in ferrovia, per lontani paesi, i carciofi bruni, i turgidi asparagi, i piselli zuccherini e, a seconda  della stagione, gli spiraci, i cavolfiori, tutte le primizie del giardino e dell’orto. Non sarebbe giusto premiare questa gente laboriosa col darle il modo di rendere  più facili e svelte le spedizioni dei prodotti e quindi più fruttifera la meritoria fatica?
Uomini e cose succhiano una linfa feconda, prosperano in numero e qualità, disseminati in un largo territorio fra il mare e il monte pisano, in casolari frequenti o aggruppati in lindi paesi come Vecchiano, Pescaiola, Arena, Metato, Nodica, Malaventre o come Migliarino posto al margine di due grandi tenute, la Reale di S. Rossore e quella dei Duchi Salviati, proprio sul fiume fratello dell’ Arno, minore ma non meno vago di curve e di riflessi, anch’esso ricco di storia, parimenti benefico, strada sempre in moto lungo la quale gli uomini han da tempi remoti conosciuto la virtù del lavoro dei campi come la vera fonte del benessere comune.
La Chiesetta e il Campanile covano le case di Migliarino, cullandole al suono delle campane garrule: chiamano  a Vespro nel cielo che non è ancora della violenta estate, nell’aria percorsa dei sottili brividi della primavera tardiva. Intorno è il paesaggio da fiera, l’autopista fragorosa che fa accompagnare la corona dalle minuscole vetture dalla troppo celebre canzone del violino tzigano i cui versi stanno nella musica come Oliviero Hardy starebbe nei vestiti dall’ inseparabile Stan Laurel, le baracche dei tiri a segno ove i giovanotti non sanno bene che il bersaglio è costituito dalle pipe di gesso e sparano guardando più che altro gli occhi invitanti della donna che gestisce l’azienda, le roulettes, i cavallini, la giostra, i banchi ove si vendono granite colorate di rosso violento, gli zuccherini filati, i gelati al biscotto, le collane di nocciòle e la specialità tradizionale della Val di Serchio, aromatica, saporosa, capricciosa: la torta coi bischeri.
Come mai questo vocabolo designante gli accessorii che tendono le corde del violino sia  arrivato a individuare gli schiccheri che movimentano con piacevole ritmo l’orlo circolare di una torta, non mi è dato di sapere. Ma vi assicuro che la torta, con tutti i suoi annessi e connessi, è un vero portento. La donna che me ne ha data la ricetta è l’alacre sorella degli amici miei, da me lasciata di proposito fuori dall’elenco per lodarla maestra nella preparazione di queste appetitose focacce di pasta frolla ricoperte di una pasta bruna e tenera ove un etto di riso si sposa a due etti di cioccolata, due etti di uva fanno buona compagnia a due etti di canditi e un etto di pinoli si accompagna alle noce moscata, alle spezie, alla cannella, all’odor di arancio grattato che è nella pastafrolla, per dare un gusto proporzionalmente squisito all’insieme, come in un quartetto il primo violino canta, il secondo rincalza, la viola commenta e il violoncello risponde serio al loquace richiamo delle divine cicale.
Circola fra i banchi e le baracche una folla di giovani, la folla tipicamente italiana che che  sembra ferma sulla solare età dei vent’anni; carni di bronzo, sorrisi di avorio intatto, occhi che ti guardano con franchezza, senza spavalderia, con lampi fuggevoli ma senza sottintesi. Qualche cappellino posato di traverso su un volto incipriato, qualche nota di rosso troppo vivo sulle labbra: gente di città che trascorre qui il pomeriggio domenicale, richiamata dal desiderio di vita rurale, che è forse ereditario per molti di noi come un lontano ricordo delle origini.
Anche il cielo, ora, si faceva triste tingendosi di viola. Ma di una tristezza serena, dolce, commovente; gli steli del grano, i fili d’erba, le foglie degli alberi tremavano, sospesi tra il giorno e la sera, quasi che le ultime carezze della luce fossero le più penetranti.
Nel piano, fino ai limiti dell’orizzonte, i primi lumi si accendevano come lucciole precoci. [...]

Fonte: la foto è della Giostra in Piazza della Libertà esattamente nella Festa di Maggio di 40 anni fa
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16/5/2018 - 21:33

AUTORE:
Mauro Tagliaferri

Era talmente sentita e partecipata la festa a Migliarino che a scuola non ci davano neanche la lezione per casa!
Pensare che pena è ora... sob...