Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Dopo due giorni di lavoro stressante per l’allestimento della mostra “Nel nome della Rosa”, giorni nei quali il Bosco è passato in secondo piano, oggi sono ritornato a “lameggiare” nonostante pioggia mista a sprazzi di sole e con l’accompagnamento di qualche migliaio di zanzare ogni metro cubo.
Le lame ora sono di un verde quasi abbagliante, i campanellini sono sfioriti e il pallido giallo canarino degli iris d’acqua da una piccola parvenza di fioritura.
Questi sono scientificamente chiamati Iris pseudacorus, attributo che prende il nome dall’acorus, una pianta che vive nello stesso habitat ma che non le somiglia neanche lontanamente e allora perché abbinarlo?
Sarebbe bastato: acquaticus!
Ma non volevo parlare del giaggiolo d'acqua.
In questi giorni c’è un altro iris negli stessi luoghi e che passa un po’ inosservato, sia per il colore giallo-crema-rosa, sia per il nome che, anche qui dato a briglia sciolta, che è iris foetidissima, dove non importa andare nel mondo greco per comprenderne il significato.
Un improvviso spiraglio di sole me ne ha mostrata la nascosta bellezza.
Non è vero che è “foetido”, non ha profumo, ma è bello e nell’autunno, quando nessun fiore abbellisce le zone umide, lui apre la bacca che reggeva lo stelo fiorito e ormai scomparso, mostrando una piccola pigna di bacche rosso scarlatto.
Grazie, Iris modesto.