none_o

Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
. . . il plenipotenziario di Fi, Tajani, ha presentato .....
Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Uno sguardo dal mondo
"Romania" di P.G_

5/8/2018 - 18:33


Parlare di quella parte della Romania che abbiamo visitato, le regioni di Maramures e Bucovina nel nord del paese, è piuttosto difficile. Direi difficile quasi come cercare nel Paese una classe media. Sembra che questa non esista. Ci sono infatti i poveri veramente poveri, i tantissimi poveri che portano con molta dignità la loro condizione disagiata, poi ci sono i benestanti, molti. Ci aspettavamo le vecchie auto Fiat o Renault dei nostri padri, rabberciate alla meglio, fumose e scassate e invece quelle che circolano sulle strade sono tutte belle auto recenti fra cui molte Audi, Volkswagen e Mercedes di fascia medio-alta.


Comunque ci sono moti aspetti che consigliano vivamente un viaggio nel Paese. Intanto si pranza tranquillamente con 10 euro, le strade sono perfette, non si vedono prostitute lungo le strade né extra a chiederti di pulire il vetro.


Si mangia carne soprattutto, maiale e manzo, in un piatto unico come in tutti i paesi dell’est Europa con allegato contorno vario: patate, cetrioli, pomodori, peperoni, funghi champignon. Questo dei funghi ci ha stupito perché lungo le strade, nelle zone montuose, numerosissimi sono i venditori di funghi porcini messi in mostra a cassette intere ai margini della carreggiata. Senza però trovarli poi nei ristoranti come piatto prelibato, al massimo utilizzati in umido come un banale contorno.


Per quanto riguarda le strade non ci sono autostrade ma le vie di comunicazione fra i vari paesi sono tutte asfaltate di recente (soldi Europei, poiché il primo impulso allo sviluppo di un paese arretrato sono le comunicazioni). Dei circa 1500 chilometri percorsi, e sono tanti per la mancanza di autostrade e la presenza di molti rilievi e quindi curve e salite, forse abbiamo trovato solo una ventina di chilometri sconnessi. Solo nel paese di Breb, un piccolo agglomerato di case sparse per la valle con la solita enorme e bianca chiesa (ma anche un albergo), le strade non erano asfaltate mettendo alla prova la nostra robusta e spartana Dacia Duster. Il villaggio continua a vivere come viveva nel passato, coltivando la terra, allevando gli animali da cortile ed è un simbolo di come qui il tempo si sia fermato. La modernità sta raggiungendo velocemente anche la Romania rurale e il modo di vivere tradizionale non durerà molto più a lungo. Siamo stati fortunati a prenderlo ora, prima che scompaia per sempre.


Per il resto asfalto liscio e cartellonistica abbondante. Collegamento Internet quasi ovunque, solo in alcune zone isolate è mancato e siamo dovuti ricorrere alle mappe offline di Google. Il traffico è notevole vicino alle grandi città, modesto nelle periferie con guidatori cortesi ma più veloci di noi che cercavamo di rispettare i limiti. Qualche radar (autovelox?) e nessuna pattuglia sulla strada tranne una su una curva in lontananza. Avvicinandoci abbiamo visto che era solo una copia di cartone a scopo dissuasivo! Le strisce pedonali sono sempre precedute da una linea bianca che indica che il pedone ha la precedenza sull’automezzo in transito.

 

Un altro segno di civiltà che noi abbiamo dimenticato, un segno che si aggiunge alla mancanza di spazzatura lungo le strade (ma hanno anche meno roba da buttar via) e alla mancanza di scritte su muri e cartelli. Un popolo povero ma educato, accogliente e disponibile, gentile e servizievole sia pur con quella particolare lentezza tipica dei paesi dell’est Europa.


La due regioni sono comunque differenti. Il Maramures è più agricolo, di un’agricoltura familiare, le case sono come le nostre case di alcuni decenni fa, con le galline nel cortile, i paperi lungo il ciglio della strada, il pagliaio dietro casa ma le abitazioni sono dignitose, pulite, spesso con la bandiera rumena a sventolare su qualche pennone. Una bandiera nera che sventola indica un lutto in famiglia, le molte pentole messe in bella mostra sui rami di qualche alberello stanno a dimostrare che in quella casa c’è una ragazza particolarmente esperta nell’arte culinaria. Ogni abitazione all’ingresso presenta un bel porticato di legno scolpito con varie figure che si prolunga per tutto il perimetro della casa. Davanti ad ogni abitazione l’immancabile panchina di legno dove gli abitanti sono soliti sedersi a guardare le auto che sfilano veloci ma anche i tanti carretti trainati da cavalli condotti da conoscenti con cui scambiare qualche battuta. In questa regione le case sono quasi tutte modeste ma ben tenute. Qualcuna è stata risistemata, ogni tanto si vede una parabola e tutte hanno un pozzo per attingere l’acqua nel cortile, di solito nascosto con un piccolo riparo fatto a casetta, a pagoda, secondo il gusto del proprietario. Tutte hanno la corrente elettrica anche se l’impianto pubblico (una serie scomposta e arruffata di fili che corrono con pali di legno) avrebbe bisogno di un intervento urgente.


Viaggiare è agevole anche se ogni tanto bisogna far attenzione a qualche carretto trainato da uno o più cavalli, spesso adornati con sgargianti fiocchi rossi, e da qualche auto parcheggiata interamente sulla carreggiata. I carretti sono tutti muniti di targa, come se avessero la loro dignità automobilistica, e le auto sono solite stazionare completamente sulla carreggiata per un motivo ben preciso. I canali di scolo laterali, infatti, della stessa età recente delle strade, sono di cemento e profondi una sessantina di centimetri senza nessun tipo di protezione non permettono di spostarsi lateralmente. A noi sono sembrati poco logici e molto pericolosi, specialmente per anziani e bambini dato che sono ripidi e non protetti.


Per passare in Bucovina, la regione a est che confina con Ukraina e Moldova abbiamo percorso una strada che passava per le montagne. La strada era come sempre perfetta tranne negli ultimi chilometri dove appariva scarificata in attesa di asfaltatura. In questa parte montuosa e lontana dai centri abitati sono collocate numerose colonie di zingari. Vivono tutti in misere baracche lungo il fiume, distanti dai centri abitati e in perfetto isolamento. Se le condizioni di questo popolo sono miserevoli dovunque, in un paese povero come la Romania lo sono ancora di più.

 

Lungo la strada abbiamo visto anche un gruppo di loro al lavoro a pulire il ciglio stradale con tanto di sorvegliante in divisa. Non sappiamo se in cambio di sostentamento statale oppure se quelli con le vanghe che pulivano la strada erano magari pregiudicati e scontavano una pena alternativa.


 La Bucovina comunque è diversa, le case sono più nuove, meglio sistemate, alcune recenti, si incontrano anche alcune ville e alcune fabbriche (abbiamo scorto lungo la strada la Eaton la fabbrica chiusa recentemente a Massa Carrara), ci sono meno pagliai e sono scomparsi quasi completamente quei bei portali di legno scolpito tipici del Maramures.


E’ come se varcando le montagne avessimo fatto un passo in avanti nel tempo di una ventina d’anni e si incominciasse a vedere qualche modesto progresso economico. Rimangono i carretti e rimangono i tantissimi venditori lungo la strada che offrono funghi o mirtilli o prodotti dell’orto a dimostrazione comunque di un certo disagio economico che una piccola vendita può in certo qual modo alleviare, ma sembra di percepire un’atmosfera di un maggiore movimento. Questo se ci si avvicina alle città. Ma siccome il nostro spirito di avventura non ci ha lasciato nemmeno a questa età decidiamo di andare nell’estremo oriente rumeno a scoprire la steppa e a vedere le case con “i tetti di paglia e argilla”.


Ci spingiamo perciò fino al confine orientale dove il fiume Prut divide la Romania (Moldavia rumena) dalla Moldova. Le case non le abbiamo trovate ma le abitazioni in questa zona sono proprio molto misere e l’aspetto è di una povertà meno dignitosa. Anche la steppa è scomparsa, sostituita da una distesa bellissima e sterminata di campi coltivati. Girasoli a perdita d’occhio, granturco, pascoli e campi dai mille colori in un paesaggio straordinario e affascinante. Qui le strade sono diritte a perdita d’occhio e si cammina circondati dai segni di un’agricoltura intensiva e diffusa che però pare non sia ancora riuscita a portare quel benessere diffuso che potrebbe dare, visto le malandate abitazioni dei villaggi.


Sbagliamo anche strada nonostante il navigatore e ci troviamo alla frontiera con l’Ukraina, nel punto più estremo della parte nordorientale della Romania. Rientriamo per mezzo della cartina stradale, da affiancare sempre ai mezzi più moderni.


Se poi vogliamo poi parlare delle bellezze che ci hanno spinto a visitare questa regione, oltre al fascino di un mondo antico dimenticato, possiamo solo dire che esistono e sono molte. Posssiamo  nominare le bellissime chiese lignee di Baia Mare di cui sette nominate patrimonio dell’umantà dall’Unesco, il Merry Cematery di Sapanta, il monastero di Barsana,  gli straordinati Monasteri dipinti della Bucovina, anche’essi parimonio mondiale Unesco. Ci ha colpito, non l’avevamo previsto, il penitenziario di Sighet a Sighetu Marmatiei, il carcere della Securitate, la polizia politica di Ceausescu che negli anni cinquanta e sessanta ha rinchiuso tutti gli oppostori politici. Oggi il penitenziario è un museo e un Memoriale delle Vittime del Comunismo e della Resistenza.


Non abbiamo scelto il conte Dracula, abbiamo preferito la parte nord del Paese, attirati dall’atmosfera antica e rurale del Maramures e dai Monasteri dipinti della Bucovina. In uno di questi, a Suceavita, abbiamo incontrato suor Tatiana che ci ha illustrato e fatto capire, in italiano, la loro straordinaria bellezza e quanto, in quel popolo, sia importante la religione. Sono ortodossi e le chiese sono diverse dalle nostre ma non meno piene di orpelli sebbene più poveri. Meno oro e più tessuto, legno, tappeti. Soprattutto icone che tutti carezzano e baciano in una fila interminabile di persone, con i loro abiti migliori, con la dignità e la semplicità di un tempo. Oppure con i loro costumi tradizionali, la domenica, in fila ordinata per andare tutti in chiesa.


I rapporti con i rumeni sono sempre stati ottimi, compresi quelli con tutte le badanti che abbiamo trovato negli aeroporti e che nella nostra lingua ci hanno fatto sentire anche un po’ a casa.


Dimenticavo: molto diffusa la pratica dell’autostop con persone che sul ciglio della strada fanno segno di cercare un passaggio. Molti forse non hanno l’auto ed i servizi pubblici non sono sufficienti. Come da noi negli anni 70 e probabilmente per gli stessi motivi, quando ancora ci si fidava degli altri, che erano considerate persone da scoprire da cui si poteva imparare e non individui da evitare per paura.
 

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

9/8/2018 - 14:07

AUTORE:
giò

La Romania, antica terra dei Daci, conquistata con fatica in una guerra cruenta, da Traiano, ed unita ad un impero Romano al massimo della sua potenza, è diventata un'enclave latina in un oceano slavo, e si considera da sempre parte idealmente prossima per cultura all'Italia...
vedi colonna traiana.... a Roma, i traffici di Pisa, Genova e Venezia, nel mar nero....

hanno resistito in forza di questa peculiarità alle invasioni bulgare, barbariche, mussulmane e turche, mantenendo una precisa identità.

Distinguendosi dalle maggioranze bulgare, con caratteri e iniziative originali, inedite, ed autonome....

oggi invasa da italiani, non solo per turismo, ma anche affari, non sempre leciti e veicolati da capitali in nero e malavita organizzata, sta conoscendo un discreto sviluppo economico, grazie ad investimenti internazionali, Renault, e delocalizzazioni, interventi UE, basso costo del lavoro, burocrazia ridotta....

un paese giovane ma antico, con voglia di emergere e di riscatto...