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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

In Basilicata se il centro sinistra avesse optato per .....
. . . presto presto. Io ho capito che arrampicarsi .....
I democristiani veri e finti che si vorrebbero definire .....
. . . non é certo colpa mia e dello mondo difficilerrimo .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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IL POPOLO DECIDE DI ANDARE AI MARE

17/8/2018 - 8:09

 
Andiamo ora, tempo di mare, a conoscere un simpatico contadino della campagna lucchese (verso Altopascio) che è narrato da Marco Teglia in un libretto “Il Popolo va al mare” della serie “Toscana racconta” della Polistampa ediz. di Firenze
 
Era il tempo dei solleoni, verso la fine di luglio. 

Guerrino Anchioni detto il Popolo si era svegliato con il primo sole. Dalla finestra priva di scuri la luce entrava ancora mite, fuori l’aria era limpida e una brezza leggera portava profumo di mare. Era giorno di mercato e lui s’incamminò verso il paese nel fresco del mattino. Riempiva i polmoni gonfiando il petto. Una sensazione di benessere allargava la sua mente, quasi un senso di felicità. La comprensione delle cose diveniva più netta e il rumore del suo camminare quasi una musica su cui poggiare il pensiero.

“Una giornata limpida, l’aria del mare, una buona salute, che vuoi Popolo, le ciliegie di gennaio?” si disse ad alta vece, proprio come gli diceva il suo nonno quando non si contentava mai. Le ciliegie di gennaio non le poteva pretendere, ma andare a vedere il mare queste lo poteva fare, lo aveva annusato molte volte nell’aria, ma non l’aveva mai visto.   “Se non hai mai visto il mare non conosci la terra”. Gli aveva dette il suo amico maestro, mentre camminavano insieme: "uno è il confine dell’altro, non c’è mare senza terra e non c’è terra senza mare".

Tutto questo non lo capiva molto, ma se lo ha detto il maestro avrà avuto le sue ragioni. Così decise e, deciso, si fece una premessa: “Entro la fine dell’estate vado a vedere il mare». Allungò il passo, il mercato delle uova cominciava presto e finiva presto. Per spuntare buoni prezzi bisogna essere li tra i primi.
Mentre si avvicinava alla piazza del paese passarono appollaiati sul pianale di un furgoncino una squadra di giovanotti in camicia nera, cantavano Faccetta nera, lo salutarono braccio alzato “Viva il duce! “.
”Viva la puce!” imbrogliò lui alzando il braccio.

Era da un pezzo che li vedeva. Faceva finta che non ci fossero, ma c’erano con la loro prepotenza. Qualcuno aveva già preso degli schiaffi, qualche altro una purga. Il Popolo non capiva cosa volessero, parlavano di lavoro, di lavoro dei campi, la campagna del grano. “Che il grano si fa in campagna, lo so anch’io. Bisogna farne sempre di più e di più, se ne farà quello che il cielo vuole! Questi vanno a fa' i bischeri, ma con la vanga e la zappa chi l’ha mai visti?” Arrivò dove compravano le uova, il prezzo era basso, ma non si lamentò molto, svuotò la sua sporta e mosse verso casa. Camminava distratto, quando passarono di nuovo quelli con la camionetta: “Saluto al duce!” gridarono. “Buongiorno duce” a voce nemmeno troppo bassa rispose lui.
“O Popolo, ma che sei matto?” gli disse qualcuno di dietro. Lui si voltò di scatto preoccupato; per fortuna era il maestro che girava al mercato per le sue faccende. “Oh maestro! Questi son sempre intorno con le loro bischerate, han fatto la marcia su Roma, danno le purghe, qualcuno lo prendono a schiaffi, viva il fascio gridano, ma questo ’unn è il fascio, è lo sfascio”.
“Popolo, è la politica. Hanno vinto loro, quelli che hanno perso ora pagano. Come si dice: i fascisti han preso l’erba e hanno fatto di tutta l'erba un fascio”.
Rise il maestro, anche per sdrammatizzare. “Ma che erba era? Era ortica, gramigna infestante, erba che non vogliono neppur le capre, che mangian tutto”.
Si avviarono insieme verso la piccola frazione ove entrambi abitavano, stettero un po' in silenzio, poi il Popolo disse:

“Vorrei andare al mare”.
“Al mare dove?”
“Quello più vicino che c’è”.
“Allora devi andare a Viareggio”.
“E come si fa?”
“Pigli il treno, come quando sei andato a Firenze, e vai dalla parte opposta. Ci metti anche un po' meno. È una città come Firenze, un po' più piccola. La c’è il mare, il porto con le navi, la spiaggia di rena. Ti porti il costume e fai il bagno”.
“E dove lo trovo il costume?”
“Al mercato da dove vieni ora”.
“Allora torno indietro. Arrivederci”

disse mentre deciso si voltava per riprendere la strada da dove era venuto. Dopo pochi passi incontrò di nuovo quelli col camioncino, cantavano sempre faccetta nera, aspetta e spera.
“Già, aspetta, aspetta e spera che ci vada bene e speriamo che un altro duce e un altro re non ce li diano. Quelli che s’ha son pure troppi, anzi e bene ci levino anche quelli, che si sta bene lo stesso, anzi si sta meglio”.
Riprese di buon passo e andò in paese da quello che vendeva canottiere e mutande, entrò circospetto, poi si avvicinò al bancone, dove c’era la moglie del proprietario, e chiese quasi vergognandosi:

“Ce l’avete un costume?”
“Da uomo?”

“O che vi sembro una donna?”
“Allora è per voi”.
“Certo, devo andare al mare”  disse quasi vantandosi.
“E dove andate?”
“Vò a Viareggio, piglio quel treno che da quell'altra parte va a Firenze e ci vò, a vedere il mare”.
La signora andò nel retro della bottega e tornò con un fagotto di panni.
“Eccoli, sono tutti qui, non ce ne chiedono molti, ma noi vogliamo avere tutto nella nostra bottega” disse, orgogliosa di avere tutto nella sua bottega.
Il Popolo li guardò con attenzione.
“Ma hanno le bretelle”.
“Servono per non farli scivolare giù e far vedere tutte le gioie”.
“Per lei, si vede, sono una gioia” pensò il Popolo senza parlare, ma gli scappò un sorriso.
“O che ridete, perché ho detto gioie?”
“No, rido per le bretelle” tagliò corto lui.
“Prenderei questo a righine, mi piace di più. Quant’è?”
“Venti lire con lo sconto. Buona scelta”.
Il Popolo fischiò tra i denti:

“Accipicchia! Ma è un pezzettino di stoffa”.
“Sì, ma è un modello nuovo e costa di più”
“E se prendevo quello vecchio?”
“Costava memo, ma non ce n’è più”.
Il Popolo restò un po’ pensieroso, fece qualche calcolo dei soldi che aveva e poi dicendo ad alta voce:
“Per aver gaudenza ci vole sofferenza”.
S’accollò la sofferenza di venti lire, prese il costume incartato persino nella carta velina come le cose preziose e mosse verso casa.
A casa c’era la sorella intorno ai mangiari.
“Quanto manca? Ho fame”.
“Ancora un bel po’. Ma che hai in quel fagotto?”
“Il costume da bagno”.
“Il costume da bagno? O che te ne fai?”
“Vado al mare e voglio fare anche il bagno. O che voi venire anche te?”
“Sì, al mare, a fa' la grulla. Per vede’ l'acqua, basta andare al lago. O più vicino, al pozzo. Ma se ti piace vai te, io sono contenta. Ora corri a prendere il vino, che l'acqua ti piace guardarla, ma poi bevi il vino”.
Lei rimase a sfaccendare intorno ai fornelli, lui se andò in cantina. Tornò con il vino, si misero a tavola. Il Popolo cominciò a raccontare del mare, come ci fosse già stato:

“Non ci sono stato, ma me lo ha detto il maestro, come averlo visto”.

La sorella ascoltava e ogni tanto scoteva il capo.
Il Popolo aveva ancora il maestro- pensava- come da bambino. A scuola era stato bravo, aveva fatto fino alla sesta. Lei di studiare aveva poca voglia. Poi una donna prende marito che studia a fare?
Lei marito non l’aveva trovato: meglio così. Si alzò bilanciando le anche con le mani che spingevano la schiena e cominciò a sparecchiare.
Il Popolo andò sotto la pergola, dove c’era un tavolino di marmo. Sedette, con le mani conserte sul tavolo, vi appoggiò il capo e si addormentò sognando del mare.

 
 

 continua con l'acquisto del biglietto del treno: alla prossima!
 

 
 

 
 

 
 

 
 

 
 

    
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