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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
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È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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"Diamoci del lei"
di Piero Paolicchi

17/9/2018 - 8:21

 
Forse pochi sanno, o almeno ricordano, quando dicono “ciao”, che questo saluto ormai adottato anche da molti americani al posto del loro “hey” o “hi” deriva direttamente dal latino “sclavus”, diventato poi “sciavo” soprattutto in bocca ai Veneti, e infine l'attuale “ciao”. Un modo di salutare oggi del tutto informale, amichevole, se non intimo, derivato da un modo decisamente ossequioso, un equivalente del “servo suo” rivolto a persone, se non di rango superiore, degne di rispetto per età o condizione.


Erano le persone, come le signore o gli anziani, o gli insegnanti a scuola, a cui si doveva, per correttezza, “dare del lei”. Oggi le stesse persone si vedono trattate con un “tu” che prevederebbe una familiarità, amicizia, camerateria, che in quelle situazioni ci stanno come il cavolo a merenda, per dirla al nostro espressivo modo toscano.

 

Si a che fare infatti con un qualche giovane commesso, venditore, public relation man, promoter, che pensa di stabilire in tal modo un rapporto più favorevole ai suoi scopi, o con un pubblicitario che si rivolge per le stesse ragioni all'universo dei riceventi il messaggio, o con una povera coscritta nella truppa di un call center a cui viene pure insegnato, anzi imposto, di usare toni di amichevole vicinanza all'utente telefonico; o infine, oltre alle persone di cui sopra, ci sta parlando uno dei tanti che seguono l'andazzo di un mondo in cui per fare il proprio interesse si cerca di far dimenticare l'adagio (nel senso di massima, proverbio, per chi insieme al “lei” ha perso un'enorme quantità di vocaboli): “dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io”.


Peggio ancora quando ti senti interpellato in quel modo non da una persona, ma da un computer, a cui non puoi rispondere, perché non ti sente, con un equivalente magari aggiornato di quello “scostumato” che usava la sora Cecioni della grande Franca Valeri. Neppure quando un umano (si fa per dire) protagonista di uno spot pubblicitario ti sollecita con un “e chiama no!” che equivale a “se non lo fai sei proprio un bischero!”.


Nel caso degli alunni, la ragione del passaggio al tu sta nella nuova ideologia dei genitori (maschio o femmina fa ormai lo stesso) come amici, e non come figure di autorità, né come modelli, ormai sostituiti o surclassati da qualsiasi blogger o “mitico” rapper diventato maestro di vita. Naturalmente, mentre questi ultimi sono ammirati, osannati, imitati, al povero genitore che azzardi un'osservazione critica (non un ordine o un rimprovero, che fanno troppo male) al figlio o figlia, arriva una risposta che se va bene è una spallucciata di noncuranza senza togliere gli occhi dal telefonino, se male un “vaffa” che non a caso è amichevolmente sempre alla seconda persona singolare.

 

Figlio o figlia da cui a scuola anche l'insegnante promosso a sostituto genitoriale amico,  non può che aspettarsi la stessa risposta, verbale o non verbale, ma sempre col tu. E poi, come sarebbe possibile lanciare lo stesso invito dando del lei, che sarebbe, “guardi signore, o signora, vada” con quel che segue?

D'altronde, ormai il tu è d'obbligo nella cerchia dei politici, di quelli che contano veramente, e che si chiamano per nome come vecchi amici. Non s'incontrano tra loro presidenti o ministri, ma i vari Matteo, Luigi, Donald, Vladimir. Se uno viene citato col cognome o la carica, o entrambe, anche se si chiama Conte, non è nel giro di quelli che “contano”. Quando poi questi si incontrano, sono baci e abbracci come tra fidanzati in astinenza affettiva di anni, non ricordandosi (o forse non avendo mai saputo) che nel mondo del lei si usava andarsi incontro porgendo la mano destra, a dimostrazione che non si nascondeva un'arma per colpire a tradimento.

 

Proprio quello a cui servono invece ottimamente un abbraccio e un bacio, come quello giustamente proverbiale di Giuda.Giuda.

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18/9/2018 - 12:09

AUTORE:
Gerry

Questo ciao confidenziale e quasi complice che viene usato come approccio mi ha insegnato a diffidare non poco, e parlo per esperienza, perché poi alla fine nessuno ti tratta da amico ma piuttosto da pollo.

17/9/2018 - 17:35

AUTORE:
giò

Se è per questo, ormai nn c'è politico che conta se non sbaglia il congiuntivo... si pensi ai vari facesse, andasse, sciacquasse propinati a tutte le ore, in un vero massacro della lingua italiana... e si badi bene, non si tratta di una naturale evoluzione dell'idioma, ma solo di crassa ignoranza, sciorinata ed imposta con arroganza, quasi fosse un segno distintivo di appartenenza identitaria, oppure una chiave dì accesso ad un club esclusivo.

iattanza, è la parola giusta, per un simile compiacimento oratorio....

in realtà, non è la lingua a condizionare il malcostume, a veicolare fattispecie comportamentali censurabili o atteggiamenti discutibili, ma la deriva del degrado montante, a storpiare la parola, piegare la sintassi, profanare la grammatica e non solo....

Dunque l'uso improprio del linguaggio, diventa indice e misura del degrado generale non il contrario.

Rammento la campagna a favore del voi, contro l'uso del lei, considerato in quella circostanza l'antitesi dell'autorevolezza, della virile determinazione, se contrapposto al voi, più informale e diretto, ma meno molle e donnesco.....