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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
di Umberto Minopoli
Nel 2013 il Pd era un partito morente.

17/10/2018 - 9:43

Renzi. Nel 2013 il Pd era un partito morente. Neppure il risultato elettorale (primo partito alla Camera) riusciva a sottrarlo al declino, torpore, impotenza.

La sensazione, dopo le elezioni del 2013 era di “vittoria mutilata”: primo partito ma inviso, defraudato, frustrato. Questo partito, sull’orlo di una crisi di identità e funzione, decise di affidarsi ad un giovane leader, ambizioso, sfrontato, irriverente. Il Pd aveva bisogno di una scossa. Dopo gli anni sfibranti e generosi dell’austerita’, dello sforzo eroico e impopolare di salvare i conti pubblici.

L’Italia era salva ma il Pd era a pezzi. E non ripagato e riconosciuto per aver sottratto il paese al tunnel del default. Occorreva una scossa, un coraggioso progetto di riforme e di svecchiamento.

Dopo un anno soltanto di cura quel giovane, irriverente e ambizioso, riusci’ nell’opera. E porto’ un partito alle corde al 40% dei voti, ad un consenso straordinario di popolo, e ad un rinnovato prestigio. Oggettivamente si doveva essergli grati.

Il governo di Renzi si dedicò poi, alle riforme. Si può’ pensare ciò’ che si vuole del merito delle riforme del job act, della scuola e del resto. Non si può’ negare che si trattò del più’ vasto, concentrato e concreto programma di riforme mai tentato nella storia italiana. Riforme (esempio quella del mercato del lavoro) che tutti chiedevano da anni nel Pd, nel sindacato, nella società.

E’ ovvio che la conservazione, tara perenne della storia italiana, insorgesse.

Non e’ ovvio che insorgesse la sinistra, interna ed esterna al Pd.

E cominciasse, all’indomani delle riforme, del ritrovato prestigio internazionale dell’Italia, della ritrovata forza e prestigio del Pd nel concerto europeo, della trovata leadership tra i progressisti in Europa e nel mondo, a descrivere Renzi come il nemico e, addirittura, un pericolo per la sinistra. Irreale, incredibile, suicida.

 

Frutto di una malattia ideologica della sinistra italiana. Che divora i suoi leader quanto più’ si avvicinano al traguardo del governo e del successo del governo e delle riforme.

Infine quel giovane Premier oso’ l’impensabile per i riti italiani: la riforma dello Stato, del governo e del sistema elettorale: una petizione che, da 10 anni e più, era nei programmi del Pd, una esigenza dichiarata e urgente della politica ma mai realizzata, una insistenza preoccupata del Capo dello Stato. La riforma maggioritaria e la riforma costituzionale per la governabilità e la riduzione dei costi della politica, erano la rivoluzione per i mali italiani: quelle da tutti, a parole, attese.

La sinistra avrebbe dovuto esultare e sostenere. Si realizzava il sogno della sinistra democratica: dare all’Italia un sistema europeo, che realizzasse alternanza e stabilità. Per quello (diceva) di essere nato il Pd. Invece...

 

Alla prova della riforma più vasta e del successo possibile del cambiamento concreto rincorso per decenni, una parte della sinistra opero’ il voltafaccia. Oscuro, incomprensibile, suicida. Un mondo di vecchia e antica sinistra, il Pd delle origini, intellettuali, guru, professori, giornali e giornalisti della sinistra, operarono il “tradimento dei chierici”: contro le riforme si allearono con i conservatori, si rimangiarono 20 anni e più di battaglie riformiste e contribuirono alla disfatta della riforma politica e all’ennesima sconfitta del riformismo.

E’ il,filo rosso della storia italiana: la mancata modernizzazione del paese, ostacolata sempre, alla fine, dalla doppia tenaglia del conservatorismo della destra poco liberale e della sinistra ideologica. Nonostante la totalità delle opposizioni conservatrici, progetto di riforme raccolse ancora il 40% (dicembre 2016) dei consensi. Fosse Renzi andato alle elezioni nel gennaio 2017 la storia d’Italia sarebbe stata diversa. Oggi, forse, dei populisti non vi sarebbe traccia nel governo. E l’Italia sarebbe una democrazia dell’alternanza. E’ diventata, invece, una democrazia malata. Inspiegabile. Il disegno era un altro dopo la sconfitta del referendum: rimuovere Renzi, tornare ad una legge elettorale proporzionale, distruggere il sogno maggioritario.

Si e’ capito il perché. Una parte del paese preferisce la repubblica corporativa dei populisti, quella dell’eterna giostra assistenziale che ci ha fatto il paese più indebitato del mondo: eccitato e intossicato da finte guerre ideologiche sulla stampa o in Tv ma fermo, statico, inossidabile e allergico a innovazione, dinamismo e cambiamento. E oggi? Renzi e’ fuori. Anche un elefante avrebbe piegato le gambe alle campagne che ha subito.

Ma per molti la guerra non e’ finita. Hanno vinto i populisti. Li hanno portati per mano al governo. I responsabili dello scempio- i guru della sinistra eterna (politici, giornalisti, intellettuali, magistrati, opinionisti, comunicatori, imprenditori “illuminati”)- si dovrebbero guardare sbigottiti. E rammaricarsi in coscienza: “cosa abbiamo fatto”! E invece...Molti colpevoli del giallo italiano ( unico paese in Europa governato dai populisti) si sono nascosti, acquattati, eclissati. Qualcuno e’, sinceramente, spaventato dei “barbari” al governo. Altri, meschini e tremebondi, vorrebbero che il Pd li “romanizzasse”.

Quale Pd? Un partito, con l’uscita di Renzi, decapitato, indebolito, irriso e diventato un Campo di Marte? Il grosso dei “colpevoli” del giallo, come i giapponesi nella giungla, continua invece la guerra a Renzi. Ormai senza più sapere neppure il perché. Prendete il dibattito congressuale nel Pd: allucinante.

 

A otto mesi dalla sconfitta elettorale e in pieno scorrazzare dei populisti al governo, il tema dei candidati alla guida del Pd e’ “allontanare Renzi”. Ancora?

Non e’ umano (e nemmeno plausibile e intelligente). Il congresso e’ ancora “processo a Renzi”: un epifenomeno freudiano, un evento psicoanalitico.

 

E una reminiscenza di dramma dispotico e staliniano: le responsabilità (Renzi segretario) si trasformano in “colpe”. Da pagare con la cancellazione. Aberrante. Nessun partito normale fa così’. Si guardi il Barnum rissoso del Pd e lo si compari con la tranquilla autocritica della signora Merkel dopo il tracollo in Baviera. Altra storia.


  Occorrerebbe fermarsi prima del precipizio. Invece che una conta tra mediocri al congresso del Pd si può’ fare un atto virtuoso: darsi una leadership competitiva.

Renzi si sottrae? C’e’ una buona idea: Minniti. Porterebbe autorevolezza, normalità, un profumo di Stato, di governo e di politica seria alla testa del pd.

Fonte: Umberto Minopoli
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19/10/2018 - 8:22

AUTORE:
Begnamino

...960 (novecentosessanta) euro di meno tassa sul lavoro ogni anno a 10 milioni di lavoratori Italiani e non, che non superano i 1.500 euro mensili poi estesa anche ai componenti delle forze dell'Ordine di bassa gradualità ma che rischiano più di altri graduati che stanno negli uffici; ebbene è da tre anni che esiste ed anche il governo nuovo ha lasciato stare la cosiddetta "mancia di Renzi" e non credo si azzardino a togliere quegli 11 miliardi di euro a chi lavora per dare 80 euro a chi non lavora per il semplice fatto che con "soli" 80 euro al massimo "uno" può arrivare a pagarsi l'assicurazione auto per recarsi sul lavoro e pagarsi due etti e mezzo di pane al giorno, non di più.
Poi per mantenere la promessa elettorale che ha garantito la facile vittoria alla 5* ora debbono trovare 630 miliardi di euro per dare 760 euro a tutti i disoccupati richiedenti, ma per ora è stata solo una folle promessa che nella zona d'origine di uno dei due vice presidenti del CdM ha fatto incetta di voti elettorali.
Vederemo dissi io il 5/3 del corrente anno.

Se tu paghi la gente che non lavora e la tassi quando lavora, non esser sorpreso se produci disoccupazione.

Milton Friedman

19/10/2018 - 0:10

AUTORE:
Passante

C'era anche chi vinceva con le mance elettorali, poi ha giocato d'azzardo. E ops, ha perso. Ma ritorna eh, tranquilli : resta da capire se sotto il 18 o il 10. Valli a capire gli elettori.

17/10/2018 - 21:16

AUTORE:
Cittadino

..chi promette di piu' senza tener conto dei costi.
Gli racconti che farai quello che, si vuol sentir dire, e loro (polli) ti votano.
Poi se non riesci a farlo e' colpa dell'opposizione

17/10/2018 - 20:12

AUTORE:
Filettolino

" Mi piaccion le fiabe, raccontane altreee...", se nel 2013 era morente oggi attende l' estrema unzione.
E le colpe son sempre degli altri !