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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Lei non è "abbastanzina informato" si informi chi .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
di Umberto Minopoli
“ il lavoro si difende lavorando”.

11/11/2018 - 11:52


14 ottobre 1980/10 novembre 2018: 38 anni.

Eppure una forte analogia. Sono due date in cui Torino ha mandato un messaggio all’Italia. Che poi cambia le cose.

 

Nell’ottobre del 1980 la “manifestazione dei 40.000” (il numero che divenne il simbolo della giornata lo fissò’ una dichiarazione di un severo e autocritico Luciano Lama), spontanea, interclassista, di cittadini e lavoratoti ( quadri, impiegati e dirigenti della Fiat) piego’ e sconfisse l’estremismo e il massimalismo sindacale che, invece di trattare con la Fiat ( in profonda crisi di vendite), minacciava l’occupazione della fabbrica, col pericolo del suo tracollo.

Berlinguer, condizionato da una parte della Cgil antiriformista ( come la Camusso di oggi anti Tav) soffio’ sul fuoco del massimalismo e dell’estremismo sindacale. Lama, erede di Di Vittorio, ne soffri’. Voleva trattare e salvare il lavoro. I sindacati erano prigionieri delle posizioni estremiste nelle loro rappresentanze in fabbrica ( dove poi si scopriranno presenti terroristi e fiancheggiatori delle Brigate Rosse). Senza simboli di partito e senza confini di ceto, classe, categoria o professioni, una manifestazione imprevista, enorme, auto convocata, di popolo, il 14 Ottobre, marciò a Torino dietro uno slogan: “ il lavoro si difende lavorando”. L’estremismo perse ( anche nel Pci di Berlinguer che l’aveva titillato).

Il sindacalismo riformista di Lama vinse.

I sindacati ripresero a trattare e la Fiat non tracollo’. Il lavoro vinse. La manifestazione “Si Tav” di ieri ha molto di analogo ( oltre le ovvie differenze”. Ma, soprattutto una analogia: ancora una volta contro il massimalismo anti industriale e anti produttivo (che nel 1980 voleva cancellare la fabbrica polmone del paese e, nel 2018, vuole cancellare una grande opera che da’ occupazione e crescita) mette in piazza le ragioni del lavoro contro quelle del parassitismo, dei sussidi di cittadinanza, della decrescita, infelice e reazionaria.

Torino, ieri come nella “marcia dei 40.000 del 1980” ha risollevato le ragioni dei riformisti contro quelle degli estremisti. A me, che ho l’età’ per ricordare il 14 ottobre dell’80, riporta in alto le ragioni del cuore: l’immensa figura di un grande leader riformista e sindacalista, Luciano Lama.

Ma a tutti gli italiani e ai giovani di oggi Torino torna a ricordarci, con la manifestazione di ieri, la grande verità dello slogan della marcia dei 40.000 del 1980: “ il lavoro si difende lavorando”.

I populisti e gli estremisti, ancora una volta saranno battuti.

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13/11/2018 - 23:45

AUTORE:
LdB..

Signor Minopoli, alcune domandine per lei. Sarei curioso di sapere su che basi poggia la sua tesi per cui chi è a favore della Tav è un riformista e per lo sviluppo, mentre chi è contrario è un massimalista estremista e populista . Saprà di certo che la Tav al momento è già costata oltre 1 miliardo di euro. Secondo il Cipe l' opera doveva costare 8,6 miliardi, già siamo passati a più di 9 e ancora non siamo a nulla.
Va detto anche che dall'inzio dei lavori ( 2012) al 2017 è stato ultimato solo il 14 % di tutto il progetto : tunnel geognostico ( quello che serve a raggiungere il tracciato vero e proprio della Tav ) e alcuni tunnel per le prese d' aria. Ci sono voluti 5 anni per scavare 7 km di tunnel, considerando che il tunnel vero e proprio sarà di 57 km, così a spanne dovrebbero volerci circa 20 anni per finirlo, se si scava da ambo le parti. Secondo i governi precedenti i lavori dovevano terminare nel 2028, qui le previsioni sono di circa 10 anni di più. Però io sono un massimalista, quindi posso sbagliare, e le vengo incontro : secondo la Telt, la società a capo del progetto Tav, la fresa che scava il tunnel viaggia ad un ritmo di 14 mt al giorno, ponendo che lavori 365 gg, dovrebbe scavare circa 5 km annui, questo porta il termine dei lavori a 11/12 anni, sempre che tutto vada bene. Se i lavori ripartono nel 2019, verso il 2030/31 potrebbero finire. Ma a quel tempo, tralasciando i costi, l' opera sarà ancora utile ? Ecco, le chiedo, porsi queste domande è da populisti ?
Vorrei dirle anche due parole sulla famosa marcia dei “ 40.000 “ di cui lei ha parlato facendo un parallelismo, per me parecchio forzato, con la marcia pro Tav della settimana scorsa.
Quella marcia fu promossa da un caporeparto Fiat, Luigi Arisio, che insieme ad altri, quadri e dirigenti, decisero di sfilare per Torino contro lo sciopero che durava da 35 giorni. Tralascio il fatto che secondo la questura i manifestanti erano circa 12.000, anche se fu preso per buono, figuratevi dagli organizzatori, quello che disse Luciano Lama.
Ma come si arrivò a quello scontro non si dice ?
L' 8 maggio 1980 Fiat propose la cassa integrazione per “ solo “ 78.000 dipendenti , per 8 gg., misura poi ritirata per inizio di trattative sindacali.
Il 5 settenbre Fiat anniunciò la Cig per 24.000 dipendenti, 22mila operai, per 18 mesi. Dopo una settimana di trattative, l' 11 settembre altra uscita Fiat : licenziamento per 14.000 lavoratori.
A quel punto i Consigli di Fabbrica dichiararono lo sciopero di tutti gli stabilimenti e picchettaggio ai cancelli, dove la mattina del 26 si presentò anche Enrico Berlinguer. Riprese, in qualche modo, le trattative, furono ritirati i licenziamenti e stabilita la cassa integrazione fino al 31/12, per 24.000 lavoratori. Il problema fu che quella misura colpiva anche tutti i rappresentanti dei lavoratori ( TUTTI ), di qui il nuovo sciopero che portò poi ai fatti che sappiamo.
Secondo lei, quei lavoratori lottavano per chiudere la Fiat o per il lavoro ?
Ps. : nel settembre 1979 al Fiat licenzio 61 operai sospettati di essere,come dice lei, fiancheggaiori delle Br. Solo 4 furono condannati, per violenza in fabbrica, per gli altri le accuse furono dichiarate prive di fondamento.
Nel 1994 ci fu, a Torino, un' altra grande manifestazione, a seguito di nuovi annunciati licenziamenti e Cig per migliaia di lavoratori, fra cui 3800 impiegati, quelli per intendersi che fecero la marcia dei 40 mila, ironia della sorte fra quelli c' erano anche i due figli di Arisio.
Buona serata.

12/11/2018 - 13:56

AUTORE:
Umberto Minopoli

La novità nella situazione politica italiana e’ l’opposizione: affidata ad un protagonismo da basso, allo spontaneismo, alla rabbia e all’indignazione di settori sociali, singole cittadine e cittadini, pezzi di popolo reale. Questi cittadini sono incuranti delle pesantezze, dei non possums dei partiti di opposizione ( PD e Forza Italia), delle loro debolezze, remore ideologiche, burocratismi da professionisti della politica. Il governo perde di credibilità, e diviso, manifesta tutti i pericoli del suo assurdo e distruttivo programma, dello sfascio, dell’anti sviluppo, anti industrialismo, decrescita. E questi due partiti, il Pd e Forza Italia, stanno a baloccarsi su quesiti assurdi, subalterni, suicidi: l’uno, il Pd, sfoglia la margherita sulla idiozia di una alleanza con i 5 Stelle; l’altro, Forza Italia, insegue il sogno di Salvini che sbarca I grillini e prende in carica loro. Entrambi i partiti di opposizione, facendo così’, si estraniano dalla realtà del paese. Dove le basi e le ragioni dell’opposizione al governo sono più larghe dei due partiti ed esterne ad essi. Se n’è’ accorto Renzi. Che mostra più fiuto dei burocrati del Pd. E che sposta il baricentro dell’azione politica dei riformisti della sinistra: dal Pd alla società. Renzi si smarca dalla lotta interna al PD ( che e’ surreale, astratta, politicista, senza contenuti percepibili). Finora il confronto congressuale del PD aveva come contenuti due motivi, entrambi distruttivi ma percepibili: la liquidazione di Renzi e il delirio dell’alleanza con i 5 Stelle. La Leopolda prima e la prova vergognosa di 6 mesi dei grillini al governo hanno sepolto, bruciato e liquidato entrambe le illusioni del Pd non renziano: di Renzi il Pd non può fare a meno e dei 5 Stelle, come alleato futuro, non e’ più ( per fortuna) il caso di parlarne.
L’agenda, il senso, l’utilità del congresso del PD, a questo punto, e’ tutta da ridefinire. Fa bene Renzi, dunque, a spostare l’attenzione: dalla lotta interna all’opposizione nella società. L’idea della Leopolda di costruire iniziative sociali, culturali unitarie, comitati civici senza marchi di partito, aperti a chi si oppone al governo ma senza steccati di partito, ideologie vetuste, steccati politicisti e’ molto più attuale, necessaria e utile dello spettrale, rissoso e vuoto confronto di correnti nel PD ( e in Forza Italia). Che logora l’opposizione nel momento più critico e di maggior discredito del governo.
Un assurdo. I riformisti e chi oggi intende ribellarsi al populismo facciano altro: si mobilitino e si organizzino.