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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
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Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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San Torpè

25/1/2019 - 16:40

 
Non c’è paese intorno al Mediterraneo che non abbia fra i suoi santi, ai quali dedicare le chiese, che non sia il romano/pisano Torpè. Dico romano perché era un soldato romano e dico anche pisano perché il suo martirio nacque a Pisa, sotto  Nerone, quando si ribellò agli sfarzi e alle prepotenze del crudele (folle?) imperatore.
 
Sebbene il grande storico Repetti, nella sua immensa opera sulla storia antica della Toscana, non nomini la chiesa di San Torpè fra quelle pisane, esistono scritti duecenteschi sulla storia (leggenda?) del nostro santo prendendo spunto da antiche “passio” latine del V – VI secolo, molto tardive per essere veritiere al massimo, ma che son ricche di spunti interessanti specialmente per la storia locale.

Questo è l’inizio della sua “leggenda”, la parte “interessante”, alla quale fa seguito la vera storia delle peripezie del ribelle Torpè fino alla sua decapitazione. Scritto lunghissimo e difficile da ricopiare.

 
VITA DEL GLORIOSO MARTIRE SAN TURPÈ PISANO
 
 In quel tempo, sotto la signoria di Nerone imperatore, il quale signoreggiava sopra tutte le provincie, et in honore del suo nome nelle parti di Toscana aveva restaurato la citta di Pisa, et aveva ornato l’adornamento della corte e il palagio de’ sua offitiali, prolongandosi li dì della sua signoria, incominciò a pensare e ragionare con li sua baroni in che luogo si potesse edificare un tempio nel quale si potesse adorare li idoli. Et pensando e ragionando, trovorno un luogo a proposito ne l’entrata della porta della città, la quale si domandava Porta Latina, in capo del ponte el quale era sopra il flume di Osari, nel quale luogo feceno fare il tempio di marmo intagliato e di tavole commesse e storiate di tutte le bellezze del mondo. Comandò lo imperatore a quelli araéfici che facevano l’opera che dovessino fare la statua di Diana molto grande e di oro puro, e con pietre pretiose adornata, la quale fussi adorata da ogni gente. E cosi fu fatta speditamente la detta statua di Diana molto bella, con li occhi e volto, che rassembrava una persona viva.
 
 E fatta la detta statua, Nerone imperatore, il quale signoreggiava, con gran reverenza, con grande honore e moltitudine di pagani, la fece mettere nella faccia del tempio; nel qual giorno, facendo gran convito, consacrorno il tempio, et ogni dì li sacerdoti di quello non restavano di fare offitii e sacrefitii al detto idolo di Diana. Et essendo molti dì in cominciamenti e passamenti di tempo, incomincio lo imperatore a pensare e ragionare con i sua baroni, dicendo: “Io credo poter fare un cielo a similitudine de l’altro cielo che si muove sopra di noi”; e non fu nissuno che alle sue parole contradicesse. Et allora lo imperatore fece fare un cielo di rame dorato, e fecelo porre in su novanta colonne di marmo, il qual cielo comandò che fussi bucato di buchi minuti e spessi, e l’altezza di questo cielo sopra la terra era cento piedi; et faceva l’imperatore gettare gran quantità di acqua sopra el cielo, la quale, cadendo sopra quei buchi, pareva rassembrare vera pioggia.
 
E allora uno della sua famiglia cominciò a gridare, dicendo “Conosca ogniuno che il nome di Diana è inestimabile e verace, al cui honore Nerone imperatore dimostra e fa queste virtù".

Di poi l’altra mattina comandò l’imperatore che fusse fatta una lampada a modo di sole, la quale fusse tirata per artificio nascosto, acciò rendessi lume al popolo che stava sotto quel cielo; e quando aveva fatto il suo corso da un lato a l’altro la faceva spegnere, acciò paresse che andassi sotto a modo del vero sole. Poi comandò che fussi fatto uno specchio per la sera, il quale era circondato da molte bellissime gemme, rilucente in similitudine della luna; il quale specchio, innansi che fusse l’ora ordinata a ciò, cadde e ruppesi e sparì si che mai non si poté trovare presso nissuno. Di poi comandò l’imperatore che fosse menata una carretta sopra questo cielo, acciò che facesse romore a modo di tuono. Et allora il nostro Signore Iddio, non volendo più soffrire tanta iniquità, mandò un grandissimo vento, per il qual vento la ditta lanpana del sole e la ditta spera de la luna e la ditta carretta gittoe nel fiume delgli Osari, in tal maniera che già mai non si  vidde più nulla.

 
 Da “Leggenda di San Torpè” a cura di Mahmoud Salem Elsheikh,  Quaderni degli studi di filologia italiana. Firenze presso Accademia della Crusca 1977

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26/1/2019 - 14:37

AUTORE:
Mandragola

Diciamo più esplicitamente che l'Altissimo s'incazzò vedendo troppa lussuriosa tracotanza dall'alto e tanta penosa dabbenaggine dal basso...un so perché ma son vicende che ritornano spesso sotto diverse sembianze!