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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Le Madonne di Lucca

24/2/2019 - 21:34

 
[…] Nei primi due secoli la lavorazione e la vendita si limitò al territorio nazionale, poi appena un secolo fa, scantonò nel mondo. Da allora, fino alla seconda guerra mondiale, non c’è stato angolo della terra che non abbia conosciuto il caratteristico figurinaio lucchese con la sua cesta della merce, il passo svelto e la arguta e gentile parlata lucchese che servivano tanto bene a convincere a far comprare Santi, Madonnine, cavalli, gatti, ballerine in tutù e personaggi storici.
 Dalle “Avenus” di New York ai ”Boulevards” di Parigi, dagli “ Squares” di Melbourne agli “Strand” di Calcutta, dai villaggi brasiliani ai fjord norvegesi, dall’Alto Ubanghi alla Nuova Zelanda, alle steppe caucasiche. tutto il mondo è stato battuto da questi infaticabili figurinai. C’è un gustoso sonetto di Neri Tanfucio (anagramma di Renato Fucini, brillantissimo poeta-scrittore, nato a Monterotondo di Massa Marittima, ma vissuto a Livorno e poi a Pisa, che scrisse, oltre romanzi e novelle, cento sonetti in vernacolo pisano, ognuno dei quali è un vivacissimo quadretto). c’è dunque, un sonetto di Neri che, esaltando la luminara di Pisa, dice fra l’altro:
 
“ ma un mio amio di Lucca
che fa gatti (li fa cor gesso
’reda, da sbagliassi).
Lui vorsi di ch’è stato fra
mulatti, ch’ha visitato
anch’o Paesi Bassi. M’ha
detto che neppur in der
Pechino  luminare di Pisa
” un se ne vede.’” .

Questo per far capire che anche ai tempi di Fucini (circa un secolo fa), i figurinai o figurinisti lucchesi, il mondo lo giravano, eccome!  E non lo giravano comodi, sapete?
 
Già nel 1849 Antonio Guadagnoli, famoso poeta toscano, scrisse in versi la storia di quei ragazzetti che, all’età di dieci anni, si aggregavano alle compagnie degli adulti e lasciavano i loro adorati paesi che potevano essere Coreglia o Tereglio, Monti di Villa o Ghivizzano, Montefegatesi o Casabasciana, ecc., per varcare gli oceani su trabiccoli che impiegavano tre mesi per fare la traversata dell’Atlantico che io ho fatto in 8 ore con un DC-8 dell’Alitalia da New York a Milano.
 Ora tutto è diverso, naturalmente, non ci sono. più i figurinai che attraversano a piedi le Alpi per spargersi per l’Europa, Asia, Africa, ma ci sono ancora figuristi che hanno fabbriche bene attrezzate, che fanno spedizioni con mezzi aerei, che hanno bei negozi e belle fabbriche e chi ha la specialità dei grandi Santi, chi dei Crocifissi, chi delle Madonnine, ecc. Sono però quasi del tutto spariti i caratteristici ragazzi che, col paniere colmo di statuette di gesso, affrontavano i passanti di tutto il mondo.
 
Si racconta che una notte, Giacomo Puccini, ancora sbalordito per il successo trionfale della sua Boheme all’Opera Comique di Parigi, se ne andava all’albergo accompagnato da due o tre amici lucchesi. Erano le una dopo mezzanotte ed era inverno e gran freddo. Nella bruma. dei boulevards Puccini vide passare tra la folla elegante, due piccoli figurinai stanchi e insonnoliti. A Puccini, commosso ma sempre burlone, li apostrofò in francese e quelli, sperando in un colpo grosso, offrirono la merce: “Voulez-vous, monsieur?”. Puccini, sempre in francese, chiese il costo di un cacciatore di folaghe che lo riportava
di botto a casa sua a Torre del Lago, su quel lago di Massaciuccoli che a lui, gran cacciatore, offriva delizie di battute alle folaghe, ai germani, ecc.
I ragazzi, prontissimi, visto l’interesse del cliente, chiesero una somma per quei tempi veramente eccessiva: dieci franchi, pronti, se era il caso, a far marcia indietro fino a dieci centesimi. Puccini e i compagni risero di cuore e li apostrofarono alla lucchese, “O sciabigotti!“, e i ragazzi col cuore in tumulto e gli occhi spalancati: “Per la Santa Croce benedetta, o che siete lucchese anco voi?” e volevano a tutti i costi regalare a Puccini il cacciatore di folaghe. Lui si mise a chiacchierare del Prato Fiorito e di Barga la Bella, con quel suo Duomo che sembra sospeso sul mondo e del Serchio e della Lima e quei ragazzi si struggevano a sentirsi in cuore un gran calorino di patria. Poi il Maestro regalò loro una moneta d’oro e varie monete d’argento e stette a guardarli sparire nella nebbia di Parigi.

Il regno dei figurinai lucchesi era — ed è — lungo il corso medio-superiore del Serchio e della Lima da Ponte a Moriano in su. Un tempo fu questo il regno mistico e guerriero della Contessa Matilde, che vive ancora, effigiata in pietra serena, in una piccola nicchia nella chiesa monumentale di Decimo.
Sono colline ubertose e monti, valli di fiumi e di laghi artificiali, fiori, rocce e paesi, paesi in basso, in alto, sulle pendici, sulle Vette. La natura e cosi ricca e varia di acque, olivi, castagni e chiese di antichissima e preziosa. fattura, da far pensare ad un angolo di Paradiso. Molti stranieri sono venuti in gita e non sono più ripartiti, felici di costruirsi, in questo mondo di pace e d’incanto, la loro bella casa.
L’emigrazione dei figurinai e sempre stata temporanea; qualche mese, un anno, al massimo due...poi il ritorno a casa col gruzzolo. Ora le famiglie tendono in genere a stare unite e partono, tutti insieme, per la “Grande Avventura”.
Con loro si portano dietro l’invincibile nostalgia della loro terra e tornano in visite periodiche e stabilmente in vecchiaia quando l’avvenire materiale non fa più paura. Ci sono stati dei figurinai che hanno fatto delle fortune colossali, altri che si sono distinti nel campo dell’industria e anche nell’arte, perché questi “scultori del popolo” non solo hanno riprodotto fedelmente opere di ogni tipo e maniera (esiste perfino una riproduzione finissima in terra cotta del Mosè di Michelangelo), ma si cimentano in opere originali di raro valore scultoreo.
 
Un figurinista scultore che nell’800 si fece grande onore fu Pier Angelo Sarti di Vetriano (Pescaglia). Il Canova lo voleva con sé, ma lui preferì andare a Londra dove il Governo inglese lo nominò formatore del British Museum. Oltre che scultore fu anche poeta e diventò amico del Foscolo che, sempre in bolletta com’era, lo inchiodò... come era solito fare con gli amici!
Un altro figurinaio famoso fu il padre di Carlo Vanni da Coreglia che, stabilitosi in Austria ebbe fama e ricchezza. Il figlio Carlo ampliò l’industria paterna lavorando il gesso e il marmo e l’imperatore d’Austria lo creò barone per i suoi molti meriti. Il barone Carlo Vanni lottò sempre perché i figurinai modellassero essi stessi le figurine da riprodurre in serie, dando così un tocco personale e un crisma d’arte vera a questa mirabile industria che — unita alle tante attività della città e provincia —— seterie, lanifici, mulini, manifattura tabacchi, cucirini, calzature, zoccoli, lavori di legno, di plastica, concimi chimici, ecc. ha fatto ben meritare alla nostra amata città il nome di “Lucca l’industriosa”.


 
Tratto dalla rivista “Il progresso Italo-Americano”, New York: “Le Madonne di Lucca allietano le case di tutti i popoli della Terra”, articolo di Ide Giannelli (1961)

 
 

 
 

     
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6/3/2019 - 18:34

AUTORE:
Vayolet

Resto di stucco, è un Luccatrucco!
Giovane non son e di primo pelo nemmeno eppure casco dal pero se dico di non sapere assolutamente nulla di quello che ho letto...e sì che nel DNA ho origini lucchesi!