In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia
Fior di giornata,
come predetto già due anni fa,
la corbicola da noi ora è arrivata
e ci sta così ben che resta qua.
Fior di racemi,
io che mangio d’ugni ‘osa,
a uno che disse: s’è bbona non ci son probremi,
l’ho provata e devo di’ che è coiattolosa!
Nell’agosto 2017 annunciai su questo giornale in cronache, articolo “La vongola d’oro”, la preoccupante presenza, nei nostri fiumi del settentrione, di questo bivalve d’acqua dolce proveniente dall’est asiatico e penetrato in Italia una trentina di anni fa. La notizia che detti fu il ritrovamento in Serchio, zona lucchese fra Monte San Quirico e Nave, di diverse corbicole allo stato maturo e relative nascite.
In questi giorni si sono fatte “vive” anche da noi, alla foce del “Fosso dei poderi”. La loro presenza, dicono gli esperti, è un indice di purezza delle acque, ma da mettere in secondo piano data la loro massiccia prolificazione (sono ermafroditi) che, dicono altri, può danneggiare le pompe di sollevamento acque intasando i condotti e/o soppiantare i molluschi autoctoni(?).
Da noi si pompa solo dalla Barra e lì non ci vive nessuna corbicola e le arselle stanno felicemente in mare!
In Vietnam, paese che ha dato il nome comune ”vongola vietnamita", ne fanno largo uso per una famosa zuppa e qualcuno azzarda l’ipotesi che siano persone di quel paese che le hanno importate per scopo alimentare.
Altri parlano di larve di corbicola attaccate alle chiglie delle navi data la loro prima apparizione nella laguna di Venezia ed altri ancora ad esemplari comprati per acquari e poi abbandonati in fiumi o fossi.
Noi le “vongole d’oro” le lasciamo lì dove sono e raccontiamo ai turisti che a Bocca di Serchio ci sono tesori fuori e dentro le sue acque.