L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia.
La pandemia del Corona virus, in una corsa alla solidarietà ha coinvolto molte persone in pensione pronte a collaborare, soprattutto coloro che hanno lavorato in ospedale. E' quello che è successo ad Alberto Sfingi classe 1936 che ha prestato servizio nel reparto di malattie infettive di Pisa dal 1965 al 1994 prima come infermiere generico e in seguito come infermiere professionale.
In questo periodo di emergenza dove l'iniziale penuria di mascherine ha messo a repentaglio la salute dei cittadini e in alcuni casi con conseguenze letali, basti pensare alla morte di decine di medici e infermieri, Alberto ha deciso di cucire dei copricapo da mettere sotto i caschi di protezione che servono per assistere i malati Covid.
Non è strano perché Sfingi nella sua gioventù sulle spalle aveva il metro del sarto.
Ha recuperato la vecchia macchina da cucire e con competenza, nonostante l'età, ha voluto dare un sostegno agli ex colleghi del suo vecchio reparto, per dare loro maggior sicurezza.
Per l'anziano infermiere è stato un modo per sentirsi utile verso quegli uomini e quelle donne che hanno un camice bianco che lui ha indossato con orgoglio per 30 anni e che come afferma, è il caso di dirlo, lo sente ancora cucito sulla pelle.La sua passione l'ha trasmessa alla figlia Silvia, esperta infermiera, anche lei dal 1986 nel reparto di malattie infettive dell'ospedale di Pisa. Quando ha saputo di questa iniziativa del padre lo ha ringraziato insieme ai colleghi per questo gesto che rivela un animo nobile per chi come Alberto, ha conosciuto la sofferenza dei pazienti e l'abnegazione di medici e infermieri pronti ad alleviare la malattia anche con uno sguardo di conforto che diventa importante in quei frangenti.
La nipote Giada, figlia di Silvia, ha avuto un bambino Gabriele per la gioia dei bisnonni Alberto e sua moglie.