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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
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Bardi (c. d) 56% e rotti
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ecco la lista di Vicopisano in Cammino.
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CULTURA E SPETTACOLO a cura di Giulia Baglini
Intervista a Eike Schmidt: dallo slow museum alla grande mostra su Raffaello

11/5/2020 - 15:38

Intervista a Eike Schmidt: dallo slow museum alla grande mostra su Raffaello, le strategie delle Gallerie degli Uffizi per tornare incontro all'arte


CULTURA E SPETTACOLO
 11/05/20
di Giulia Baglini


La nostra indagine sulla riapertura dei luoghi di arte e di cultura si arricchisce di un prezioso capitolo: parliamo delle Gallerie degli Uffizi, il complesso museale fiorentino che insieme alla Galleria delle Statue e delle Pitture comprende anche il Corridoio Vasariano, le collezioni di Palazzo Pitti e il Giardino di Boboli. Abbiamo intervistato Eike Schmidt, direttore dal 2015 e confermato a novembre 2019 per i prossimi quattro anni: primo direttore straniero nella storia del museo fiorentino, è riconosciuto come uno dei massimi esperti e conoscitori di scultura europea del Rinascimento e Barocco. 


- Nelle settimane di lockdown avete continuato a mostrare al mondo i vostri tesori, anche con iniziative come "Uffizi Decameron", nata sulla vostra nuova pagina Facebook. Qual è stata la risposta del pubblico virtuale? 
 
In queste settimane abbiamo assistito a un incremento del pubblico sui social. Il canale con più successo continua ad essere Instagram, con oramai oltre 482mila followers, e dall’8 marzo vediamo un notevole incremento anche su Twitter, che nel nostro caso è un canale un po’ di nicchia ma con un alto grado di engagement con il pubblico. Ma forse più degno di nota è stato l’approdo su Facebook il giorno dopo la chiusura del Paese, con #UffiziDecameron – ispirato al principio del capolavoro di Boccaccio, ambientato nel ‘300 ai tempi della Peste Nera: ogni giorno offriamo brevi video sulle opere delle Gallerie oppure sul Giardino di Boboli, accompagnando i nostri ascoltatori virtuali davanti alle opere, dentro le parti più segrete delle collezioni, o in angoli dei palazzi e del Giardino di Boboli. Specialmente popolare è la serie in cui i curatori, assistenti e restauratori, ovvero le persone che in tempi normali vivono quotidianamente il museo, presentano in un mini-tour virtuale di circa tre minuti i loro spazi e le loro opere preferite nelle Gallerie. È anche un modo per presentarci al pubblico come le persone cui è affidata la cura del nostro patrimonio, e il pubblico deve sapere che può stare tranquillo perché svolgiamo con passione la nostra missione. L’iniziativa ha suscitato un grande entusiasmo: in poche settimane abbiamo raggiunto oltre 52mila followers e alcuni dei video sono stati visti da centinaia di migliaia di persone. Ma le visite virtuali non sostituiranno mai quelle fatte in prima persona dentro ai musei: e infatti moltissimi commentano i nostri post esprimendo il desiderio di venire a trovarci dopo la riapertura. Chi ama le nostre collezioni online, le vorrebbe vedere anche on-site.
 
- Quali saranno le strategie da mettere in campo al momento della riapertura? Si è parlato ad esempio di slow museum: cosa comporta questa nuova modalità di fruizione dell’opera d’arte? 
 
Questa è l’occasione giusta per ripensare il turismo in tutte le sue forme. Le città d'arte non riescono a sostenere il fenomeno di massa che abbiamo visto negli ultimi anni, occorre riconvertire tutto il sistema e, come ho già avuto occasione di dire, selezionare l’offerta, evitando di colpevolizzare il povero turista. Che non va punito con soluzioni come il ticket e il numero chiuso, né va visto come una preda, ma come un ospite che vogliamo trattenere in città. Per i musei, il modello ideale dovrebbe essere quello della biblioteca, dove si torna più e più volte per leggere e studiare i libri: lo stesso dovrebbe accadere anche per dipinti, le sculture e in generale l’arte. Le opere vanno viste e riviste, in modo approfondito, più rilassato e tranquillo. È ovvio che il turista  che vede un giorno Venezia, poi passa rapidamente per Firenze per arrivare a Roma il giorno dopo (e qui dovrebbero essere  i tour operator a regolare l’offerta), rimane agli Uffizi solo per il cosiddetto "selfie e fuggi" prima di andare a mangiare…
 
Da parte nostra, intendo delle Gallerie degli Uffizi, le strategie future saranno le stesse che adottiamo già da due anni. La modalità slow museum punta già su un sistema di bigliettazione con tariffe ridotte e abbonamenti annuali a prezzi molto convenienti, per favorire la visita multipla, scandita, approfondita, da parte dei cittadini e di chi si appassiona all’arte. E i biglietti cumulativi hanno distribuito il pubblico verso Palazzo Pitti (che ha visto un aumento del 25% dei visitatori prima del lockdown) e i Giardini di Boboli, “alleggerendo” la zona sovraffollata del quadrilatero romano.
 
In una plausibile fase intermedia di riapertura graduale dei musei, l'algoritmo salta-coda che abbiamo sviluppato con l'Università dell'Aquila e che impieghiamo con successo per eliminare le code agli Uffizi, potrebbe essere usato anche per ridurre le compresenze dei visitatori in Galleria e curare al meglio e con estrema fluidità il distanziamento sociale necessario: in museo entrerebbero meno persone e potremmo gestirne correttamente e coerentemente i flussi, riducendoli secondo le necessità.
 
- La grande mostra di Raffaello alle Scuderie del Quirinale, per la quale gli Uffizi hanno contribuito con il prestito di 50 opere: potrebbe essere anche questa uno dei simboli della rinascita delle attività culturali in Italia? 
 
La mostra di Raffaello alla Scuderie del Quirinale non solo è un evento di importanza fondamentale per promuovere la conoscenza e la cultura di Raffaello, ma ha anche un grande significato per l'Italia tutta: possiamo dire infatti che la portata universale del grande Urbinate è stata una specie di pacifica rivoluzione culturale, che ha unificato il linguaggio figurativo dell’intera penisola e che si è estesa all’Europa. Con l’emergenza sanitaria la mostra è stata sospesa subito dopo l’inaugurazione, e nell’attesa le Scuderie del Quirinale ci hanno consolato aprendo le proprie porte per una “video passeggiata” in streaming. In questo modo è possibile ammirare, anche a distanza, le bellissime opere dell’Urbinate nel grandioso progetto espositivo del Cinquecentenario.

 Un progetto globale, perché per l’occasione a Roma sono arrivate opere dai musei e dalle collezioni private di tutto il mondo, in un concerto di intenzioni che è simbolico non solo dell’ampiezza della portata artistica di Raffaello, ma anche dell’importanza della cooperazione culturale tra i paesi e le istituzioni. Tuttavia, come ho detto a proposito dell’offerta degli Uffizi sui social, niente sostituisce la visita dal vivo, l’emozione e gli stimoli dell’incontro diretto con le opere. E proprio per l’importanza che questa mostra riveste, è necessario consentire a quante più persone possibili di visitarla dal vivo. Le Gallerie degli Uffizi, partner dell’iniziativa cui contribuiscono con una cinquantina di opere, si sono rese disponibili a prolungare i prestiti anche molto più a lungo del previsto, e personalmente mi impegnerò per motivare gli altri prestatori a fare altrettanto.

Del resto, il Cinquecentenario di Raffaello dura fino al 31 dicembre. Abbiamo tutto il tempo per farcela.


Fonte: Giulia Baglini per PISTOIA SETTE
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