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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
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San Giuliano Terme, 18 maggio
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IL DL "SEMPLIFICAZIONI". TESTO COMPLETO
[Il caso] Ecco le prime 50 grandi opere che il premier in bilico porta a casa. Ma con la formula “salvo intese”

7/7/2020 - 13:09

[Il caso] Ecco le prime 50 grandi opere che il premier in bilico porta a casa. Ma con la formula “salvo intese”


Il Cdm termina alle 4 e 30. Approvato il decreto Semplificazioni ma dovrà essere ancora limato e corretto prima di andare in Gazzetta. Approvato anche il Piano nazionale delle riforme. Insieme con l’annunciata riforma fiscale, ecco la “cassetta degli attrezzi” che Conte porta con sè in Europa per Mes e Recovery fund. Il premier sempre al centro di malumori e manovre. In maggioranza e nell’opposizione

IL DL "SEMPLIFICAZIONI". TESTO COMPLETO

La “madre di tutte le riforme” esce da palazzo Chigi “salvo intese”, col favore delle tenebre - quasi dell’alba - e in zona cesarini. Dovrà essere ancora a lungo lavorata e serviranno ancora tante riunioni prima che il decreto Semplificazioni diventi un decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale e quindi operativo. Ma in tempo utile per il tour europeo che il premier inizia oggi in Spagna e Portogallo (per condividere con quei paesi la richiesta di accesso al Mes) e la prossima settimana lo porterà a Berlino da Angela Merkel.


Rispetto ad una vera Semplificazione, da anni auspicata e indicata da tanti esperti, il premier avrebbe ottenuto il minimo sindacale per poter usare questo nome: sbloccare le grandi opere pubbliche e semplificare la pubblica amministrazione. Mancano, secondo gli esperti della materia, cose semplici e a costo zero come la riduzione dei centri di spesa da 32 mila ad un centinaio. E il taglio netto di codici e leggi, in Italia ne abbiano circa 200 mila contro i 4-7 mila di Francia, Gran Bretagna e Germania.

La cassetta degli attrezzi di Conte
Il decreto approvato all’alba, già o meno potente, resta però lo scalpo simbolo della “sua” vittoria, un pezzo importante nella cassetta degli attrezzi che Conte porta con sè in Europa per far vedere che l’Italia fa sul serio. In quella cassetta ci sono il Decreto Semplificazioni che promette di sbloccare gli investimenti pubblici e rendere efficiente la pubblica amministrazione, di riformare l’abuso di ufficio e il danno erariale che bloccano le firme degli amministratori terrorizzati di finire sotto processo; e poi il Piano nazionale delle riforme (approvato stanotte) e la riforma fiscale. Le prime due sono state discusse e approvate stanotte. La terza è solo annunciata. Per dare l’idea del clima in maggioranza, ecco cosa sibilava ieri un parlamentare Pd. “Ha sempre questo vizio di annunciare altro, ma perchè non chiude prima uno dei tanti dossier che ha aperti sul tavolo?”. La riforma fiscale, secondo l’annuncio di Conte, dovrà diventare realtà in autunno.
In tempo per il tour europeo
Il premier inizia quindi oggi il suo tour europeo prima del Consiglio europeo del 17-18 luglio decisivo su tempi e modi dei 170 miliardi (circa) del Recovery fund. E se l’approvazione “salvo intese” del decreto Semplificazioni è pur sempre un “fatto” positivo, il contesto politico intorno al premier racconta anche ieri di difficoltà, diffidenze, voci di rimpasto nella squadra di governo ma anche al vertice. Ieri il decreto Rilancio, oltre duecento articoli, praticamente riscritto alla Camera, è dovuto tornare in Commissione Bilancio perchè la Ragioneria dello Stato ha trovato spese non coperte. Sarà approvato domani, con la fiducia, oltre una settimana in ritardo. Oggi la maggioranza rischia al Senato (Commissioni Esteri e Difesa) nell’approvazione del decreto missioni all’estero, Libia compresa. Il Pd è spaccato, in aula potrebbero mancare i voti di tre senatori che accusano la segreteria di non aver rispettato la promessa del segretario: mai più appoggio logistico alla guarda costiera libica. In aula il provvedimento passerà quasi certamente con il voto delle opposizioni. Domani sapremo anche il giudizio della Corre Costituzionale sul ricorso di Aspi su due i motivi: contro l’esclusione della società dal pool che ha ricostruito il ponte; contro lo sconto -da 20 a 7 miliardi - deciso dal governo unilateralmente in caso di revoca della concessione). Una sentenza che potrebbe mettere in difficoltà il governo.
Va così tutto il mese di luglio, un paio di appuntamenti a rischio ogni settimana fino alla pausa estiva. “I risultati delle regionali il 20 settembre, se dovesse verificarsi quel 4 a 2 di cui molti parlano, potrebbero essere decisivi per il governo Conte e per il segretario Zingaretti” commentavano ieri due parlamentari Pd. “Del resto -sottolineava un terzo - siamo quasi a metà luglio, Zingaretti ha scritto delle cose, ha chiesto il cambio di passo. Peccato però che non si sia ancora visto”. Bonaccini e Zaia, i due governatori uno Pd e l’altro Lega che i sondaggi danno in testa al gradimento degli italiani, potrebbero essere nel breve periodo le due nuove leadership politiche dei due principali partiti italiani.
Conte bolla tutto questo come “i soliti chiacchiericci” dei “soliti retroscena giornalistici” che lo raccontano “in pericolo”. Stamani ha promesso che farà una conferenza stampa per illustrare “i risultati raggiunti dal governo come da promesse”. La riunione è andata avanti fino alle 4 e mezzo del mattino.
Il Cdm lungo sei ore
Con circa 90 minuti di ritardo, alle 23 invece che alle 21 e 30. Giustificato visto che una delegazione della maggioranza (Braga, Pd, Cancelleri, m5s, De Petris Leu e Raffaella Paita per IV) è rimasta fino alle 22 e 20 al Ministero delle Infrastrutture per correggere, limare e, soprattuto, fare la lista delle prime grandi opere da sbloccare. Il testo finale arriva a palazzo Chigi alle 23. è lungo 96 pagine e conta 48 articoli. Nonostante ritardi, vertici e riunioni, le 96 pagine e i 48 articoli sono ancora oggi oggetto di trattative niente affatto risolte. Con schieramenti inediti all’interno della maggioranza: i 5 Stelle sono schierati con Italia Viva con una inedita attitudine al fare e a dire Sì; Pd e Leu invece sono contrari a quello che è il biglietto da visita del provvedimento: la sospensione del codice degli appalti. “O si fa come dico io oppure non porto un provvedimento svuotato e inutile in Consiglio dei ministri” aveva detto Conte giovedì.
Deroghe e commissari
Il Pd - capofila Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera, che ha guidato le Infrastrutture per tre anni, ha tenuto a battesimo il codice degli appalti e anche fatto partire decine e decine di cantieri (segno che si possono fare le tre cose insieme) - guida il partito di chi dice No alla sospensione del codice degli appalti. “Non è lì il problema” assicura citando la relazione di Merloni, presidente di Anac, che ha spiegato come nel 2019 il numeri degli appalti sia anzi aumentato del 40 per cento. Segno che il problema non è nelle regole ma negli uffici che dovrebbero applicarle.
Dall’altra parte ci sono Italia Viva e 5 Stelle (silenti e obbedienti) che invece chiedono di sbloccare subito 150 miliardi di euro che già sono disponibili nelle casse dello stato e far partire cantieri e opere pubbliche che hanno soprattutto il pregio di far ripartire la domanda interna. Fino a 5 milioni di euro le gare saranno ingaggiate a chiamata. Dai 5 milioni in su si procede con le regole europee. Le grandi opere saranno affidate a commissari che avranno pieni poteri e potranno, nel caso, saltare anche la conferenza dei servizi dove in genere si crea l’ingorgo che fa perdere anni. Così come il ricorso al Tar della ditta esclusa dalla gara non potrà più bloccare i cantieri. La scommessa di Conte è andare in deroga ma aumentare i controlli antimafia.
La lista
Il Pd non voleva che fosse allegata al decreto la lista delle opere che devono ripartire o essere cantierate subito con criteri di emergenza. Essendo contrario alle deroghe, è stato fino in fondo contrario a tutti i primi dieci articoli del decreto. Se fosse una semplificazione del genere tra chi ha vinto e chi ha perso, il Nazareno avrebbe “perso”. Fin dalle prime riunioni di maggioranza ci sono stati due questioni che più di altre facevano la differenza tra una norma sblocca cantieri vera e una di facciata: i commissari e i loro poteri; la lista delle opere da fare subito. “E bravi, cosi vi volete fare campagna elettorale” fu l’obiezione di Andrea Orlando. Alla fine ci sono entrambi: i commissari con i poteri previsti dall’articolo 9; e anche la lista delle opere. Come chiedeva Italia viva fin dal piano Shock. La lista non è allegata al decreto Semplificazione bensì al Progetto nazionale delle riforme nella parte del ministro De Micheli anche questo approvato ieri sera. Il necessario compromesso rispetto ai due fronti. E’ chiaro che aver deciso l’elenco delle priorità rende subito operativo e applicabile il decreto. Oltre al Commissario anche la stazione appaltante (articolo 2 del decreto) potrà seguire procedure semplificate con opere superiori ad importi pari a 20 milioni (altrimenti la semplificazione si applica alle opere entro i 5 milioni). “Questo è stato il pallino di Conte” racconta uno dei presenti alle lunga notte di palazzo Chigi. Così come uno degli obiettivi di Italia viva, oltre la lista delle opere, è stata la necessità di ridurre i livelli di progettazione tramite l’appalto integrato.
Dalla Roma-Pescara alla diga nel porto di Genova
Nell’elenco della 50 opera, alcune indiscrezioni di cono che ci siano (tra le opere viarie) la Tirrenica, la Pontremolese, la Mantova-Cremona-Codogno, la statale Ionica 106, l’eterna inconclusa, la Fano-Grosseto. Tra gli interventi nei porti ci sarebbe la diga Foranea a Genova e la Darsena Europa a Livorno, interventi strategici e attesi da anni. Tra i cantieri ferroviari si notano la Palermo-Catania-Messina, un altro assurdo incomprensibile, e la Roma-Pescara. “Le prime 50 opere infrastrutturali commissariate arriveranno al consiglio dei ministri già questa sera. Grazie alla perseveranza di Italia Viva siamo arrivati a questo primo importante risultato” aveva dichiarato prima del Consiglio dei ministri Raffaella Paita che per Italia viva ha scritto il Piano Shock in larga parte assorbito nel decreto Semplificazione. “Quello di oggi è un primo grande passo, compiuto di concerto con la ministra De Micheli. L'auspicio è di avere a breve molte più opere delle 50 varate”.
Le altre novità
Il decreto, licenziato “salvointese”, oltre alle deroghe per le assegnazioni degli appalti, rivede i reati di responsabilità erariale e abuso d'ufficio e spinge sulla digitalizzazione della P.a, con le autocertificazioni che si potranno fare via app, banche dati che si dovranno parlare e pubblico che richiederà una sola volta i dati in suo possesso. Si velocizzano anche le valutazioni di impatto ambientale (Via) e la banda ultralarga. Per incentivare la trasformazione 'green' si introducono una serie di norme per l'installazione delle colonnine di ricarica delle auto elettriche, a partire dalle aree di servizio in autostrada. Molto discussa la modifica dell'abuso d'ufficio e del danno erariale, ritenute da Conte essenziali per superare il “blocco della firma”, la cautela con cui molti funzionari pubblici tendono a non firmare gli atti per timore di inchieste penali, che rallenta molte procedure pubbliche. D’ora in poi sarà più svantaggioso non firmare che firmare. Per danni causati “da omissione o inerzia” i funzionari saranno infatti perseguibili per colpa grave, mentre per danni legati a loro azioni dovrà essere provato il dolo. Le maglie dell'abuso d'ufficio diventano meno stringenti, ma con riferimenti puntuali a specifiche disposizioni di legge, per superare i dubbi di chi non voleva cambiare la norma (Iv ne aveva chiesto lo stralcio) ma Conte ha resistito. Così come su commissari, deroghe e lista delle opere.

Fonte: di Claudia Fusani
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