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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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San Giuliano Terme, 18 maggio
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di GIOVANNI SANTANIELLO - Intervista a Stefano Ceccanti (La Sapienza)
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
COORDINAMENTO PROVINCIALE
FORZA ITALIA PISA
CAMERE DI COMMERCIO

7/7/2020 - 20:31

CAMERE DI COMMERCIO


Oggi ho incontrato, ancora una volta, il Presidente della Camera di Commercio di Pisa che mi ha rappresentato le forti preoccupazioni sue e di altri colleghi sul punto della riforma delle Camere di Commercio.
Il sistema delle funzioni e dell'organizzazione e delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura – come disciplinato dalla legge 29 dicembre 1993, n. 580 e già modificato dal D. Lgs. 15 febbraio 2010, n. 23 – è stato recentemente oggetto di riforma ad opera del D. Lgs. 25 novembre 2016, n 219, di attuazione della delega di cui all'art. 10 della legge delega di riforma delle pubbliche amministrazioni (legge 7 agosto 2015, n. 124, c.d. "Legge Madia") .
Sulla base dell'art. 3 del decreto legislativo, la cui rubrica reca Riduzione del numero delle camere di commercio mediante accorpamento, razionalizzazioni delle sedi e del personale, l'Unioncamere ha trasmesso al MiSE una proposta di rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, al fine di ricondurre il numero complessivo delle camere di commercio entro il limite di 60, nel rispetto di due vincoli (almeno una Camera di commercio per Regione; accorpamento delle Camere di commercio con meno di 75.000 imprese iscritte).
Il medesimo articolo 3 ha poi rinviato a un successivo decreto del MiSE, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, per la rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, l’istituzione delle nuove Camere di Commercio, la soppressione delle Camere interessate dal processo di accorpamento e razionalizzazione.
Sui territori si nutrono forti perplessità per le eventuali forzature che potrebbero nascere a seguito delle fusioni.
La riforma va corretta consentendo agli enti camerali sani, con bilanci in regola, di mantenere una dimensione di autonomia provinciale, necessaria per garantire maggiori garanzie ai territori, ai cittadini ed alle imprese.
I vari territori già collaborano dal punto di vista economico e continuerebbero a farlo, valorizzando i fortissimi punti di contatto che li legano, lavorando proficuamente in molti ambiti, per la promozione degli interessi generali delle imprese e delle economie locali.
Ma fondere le Camere di commercio non porterebbe alcun vantaggio e, anzi, potrebbe mettere a rischio gli equilibri che un sistema consolidato ha creato nel tempo, mettendo in crisi territori ed imprese.
Una riforma che non fa risparmiare nulla (nessuna indennità è prevista per i Presidenti), ma che farebbe perdere ai territori, mettendo assieme realtà produttive che non hanno nulla a che fare tra loro, con distanze chilometriche l'una dall'altra.
Questa sarebbe una riforma calata dall’alto, basata solo su un fattore numerico (le 75mila imprese per Camera, senza tenere conto dell'aspetto centrale per una Camera, e cioè l'equilibrio economico-finanziario).
Da Nord a Sud i motivi del "no" alla riforma non cambiano, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale* abbia ritenuto non sussistere il problema di legittimità costituzionale, sollevato dal TAR Lazio investito della questione, non ritenendola fondata nonostante sul punto la mancanza di Intesa tra Stato e Regioni determinasse l’illegittimità della Legge Madia, sul punto della nuova organizzazione territoriale delle Camere di Commercio.
Ad esempio, la Camera di commercio di Massa-Carrara (27mila imprese)  si dovrebbe accorpare con quelle di Lucca e di Pisa (58mila imprese), con il rischio di  avere scarsa rappresentanza per i territori più piccoli negli organismi futuri.
Ma anche in altre aree geografiche (Ferrara/Ravenna; Vibo Valentia /Crotone) il problema resta e la giusta resistenza degli enti dovrebbe essere supportata dall’intervento politico.
A seguito dell’emergenza sanitaria sicuramente abbiamo imparato che il sistema Paese ha bisogno di ritornare ad orientarsi alle esigenze delle comunità locali, ha bisogno di snellire la propria burocrazia, a favore della crescita delle PMI locali, che sono la vera fonte di prosperità dell’Italia.
Durante il lockdown, le Camere di commercio sono state un riferimento prezioso per molte aziende, la collaborazione con la Prefettura la Guardia di Finanza ha consentito di poter continuare la produzione.
Potrebbe essere l’occasione  di riformare una Legge ingiusta che non solo allontana sempre di più la gente dei territori dalla politica e dalle istituzioni ma, di fatto, riduce o impedisce che le Camere di commercio supportino le imprese in un momento drammatico come il presente e quello futuro che ci attende.
                                                           Raffaella Bonsangue
                                                         Coordinatore provinciale Forza Italia Pisa
 
*La Corte costituzionale, riunita in camera di consiglio, ha ritenuto non fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata dal TAR Lazio, che lamentava, la violazione del principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni.
La legge di delega prevedeva, infatti, il parere anziché l'intesa sul Dlgs di attuazione.
Non credo che la sentenza sia stata depositata, ma sembra che abbia ritenuto assorbito, dalle interlocuzioni intercorse tra Stato e Regioni, il presupposto di legittimità  (intesa)

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