In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario.
Chiara Ferragni agli Uffizi a Firenze è, secondo molti commentatori, esperti d’arte e persone di cultura, un affronto inaccettabile.
Io penso, invece, sia un fatto positivo: se un’icona presa a riferimento da milioni di persone in Italia e nel mondo (piaccia o meno, questa è la realtà) promuove le bellezze planetarie del nostro Paese, non capisco come non si possa che esserne lieti.
Se lo facessero tutti gli influencer forse avremmo meno ignoranti e qualche persona più consapevole della grandezza del nostro passato e di quanto potenziale possiamo avere in futuro investendo su studio, conoscenza, competenza, sapere. O forse vogliamo che i nostri musei e le nostre bellezze siano fruibili unicamente dai grandi appassionati, dalle nicchie più qualificate, da persone considerate (non si sa chi sia, poi, a poter dare questi giudizi) degne di approvazione?
Uno dei nemici più difficili da sconfiggere per la diffusione della cultura è lo snobbismo, l’elitarismo e il conservatorismo di una certa parte della classe dirigente del nostro Paese; di quella parte teoricamente più “colta”, ma in alcuni casi tristemente chiusa e ripiegata sul passato che spesso finisce con l’allontanare tutti gli altri.