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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
UGO TOGNAZZI

2/8/2020 - 11:58


Mi fermai a dormire a Cremona in un albergo signorile nel centro della città.

Entrando notai un sorridente Lello Bersani che concedeva una intervista ad una troupe televisiva.

Subito mi ricordai che quella sera al Teatro Ponchielli, nella sua città, Ugo Tognazzi avrebbe portato in scena L’Avaro di Molière.
Avevo seguito le vicissitudini dell’allestimento della commedia culminate nell’abbandono del regista Mario Missiroli ad appena sei gironi dal debutto sostituito nella Direzione Artistica dal produttore Lucio Ardenzi.
Rimasi a curiosare nella hall e chiesi al portiere notizie di Tognazzi e se potevo prenotare una poltrona a Teatro.

Ugo era in camera arrabbiatissimo per un calo improvviso di voce tanto che la Signora della reception faceva la spola con la stanza portando piccole tinozze con acqua calda per le inalazioni.

Inoltre il teatro era al completo per tutte le repliche previste.
Tognazzi nella sua Cremona era davvero un evento unico che l’attore sentiva in modo particolare ed i suoi concittadini attendevano con trepidazione.
Cremona la città delle  4 T : Torrazzo, Torrone, Tette e Tognazzi !

Quante volte abbiamo sentito ripetere queste parole per definire la città famosa soprattutto per i Maestri liutai e per l’artigianato tradizionale del violino.
Finalmente lo vidi entrare nella hall incappucciato e con lo sguardo fisso in avanti; non ebbi la forza neppure di accennare un saluto.

Uscì a passo svelto attorniato dai suoi aiutanti.
Mi presentai al Teatro, ma la lista di attesa per eventuali posti liberi era già molto lunga e seppur dispiaciuto non mi fu possibile assistere alla rappresentazione.
In albergo non aspettai il rientro dell’Attore.

Il giorno dopo dalle pagine dei giornali capii che lo spettacolo aveva avuto anche dei detrattori.

Un giornale scrisse  “Che tragedia questo Molière”.

Altri apprezzarono la rivisitazione sottolineando che “Tognazzi ha trasformato l’Avaro in un piccolo borghese”.
Tognazzi aveva reso simpatico l’Avaro togliendo al personaggio il suo carattere scontroso e ripugnante.

Avevo notato anche la presenza nel cast di due attori provenienti dal mondo della rivista: Fioretta Mari ed Elio Crovetto.

Con quest’ultimo mi incontravo spesso a Milano : ottimo attore poliedrico di rivista, operetta con Massimini, e tanto teatro classico.
Mi riferirono anche della scena clou dello spettacolo quando Tognazzi scende in platea e familiarizza con il suo pubblico.

Così il giornalista Franco Quadri descrisse la scena: “… una discesa in platea dell’Avaro dopo il furto della sua adorata cassetta e lo schizzar di monete dalla medesima appena ritrovata, mentre dal soffitto piovono biglietti di banca.

Per fortuna al pubblico è sufficiente la sua presenza; alla prima nella sua città bastava che l’attore si scontrasse con un suo collega per far scoppiare gli applausi”

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