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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia 

Comune di Vecchiano
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Massimiliano Angori sindaco
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La ricerca è attiva in tutta Italia
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Migliarino Nodica Pisa e Vecchiano.
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. . . dalla parte della Palestina ? Perché il governo .....
Com’è noto il generoso 110% e i suoi fratelli, .....
Bravo Bruno da o di ovunque tu sia, sono con te. .....
. . . prima che siano passati almeno 30/ 40 anni chiederà .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Vivrò con la faccia che tu amavi
Coi miei giochi sempre nuovi
Col difetto di sognare
Lo so che ho imparato a dirti amore
Quando ormai ci era di andare
Dove .....
Se i limiti di velocità servono a tutelare la sicurezza, non capisco perchè le auto della Polizia Municipale si debbano nascondere per poi rilevare .....
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La morte nel lago
di Trilussa

9/8/2020 - 17:45


Mi è capitato di leggere su FB un post di Massimo Cerri sulla situazione del lago di Massaciuccoli. Una specie di lettera del lago stesso che rievoca i bei tempi passati quando questo posto era zona di caccia, di pesca e di svago per tutti i vecchianesi. Altri post a commento confermano questa visione dell’abbandono di questo luogo ricordando, con una vena nostalgica, gli anni in cui non vi era nessun tipo di vincolo.


Capisco il loro rammarico perché anche io ho vissuto, anche se solo in parte, quel tempo meraviglioso in cui si poteva andare senza limiti e senza vincoli. Credo però che questa specie di nostalgia del passato non si riferisca propriamente al lago ma soprattutto ad una stagione in cui tutti noi, più giovani, anche questo conta, facevamo a pieno titolo parte della natura, in una maniera che possiamo definire paritaria. Il lago al tempo era fonte non solo di svago ma anche di reddito, di sostentamento dei cittadini, di molte famiglie quando la vita era più povera di cose ma più ricca di valori come l’amicizia e la solidarietà. I mezzi tecnici che avevamo a disposizione erano minori e i danni che facevamo all’ambiente con le nostre intrusioni erano anch’essi marginali, limitati, insignificanti per la sua conservazione e il suo naturale recupero. Eravamo, ripeto, noi stessi solo una piccola parte della natura.


Perché, come disse qualcuno più saggio anni fa, la natura non ha bisogno dell’uomo per sopravvivere e prosperare, la Natura sa fare bene da sé la sua parte. Non ha bisogno dell’uomo per andare avanti e sopravvivere, sempre più spesso è vero il contrario. L’uomo pensa sempre di regolamentarla per la sua tutela, ma quello che tutela è sempre il proprio interesse in nome di uno sviluppo che sembra non poter fare a meno della riduzione delle aree protette. Le uniche che garantiscono un uso non privatistico della natura.   Vedi l’idea delle strade bianche nel bosco per Marina di Pisa, la ferrovia per Camp Derby, il tentativo dello sviluppo urbanistico di Viareggio sul viale dei Tigli.


Lo stesso vale per il Serchio, per tutti i fiumi, per i mari. Quando si pescava con la canna o con un retoncino, quando in Serchio si andava col barchetto non c’era bisogno di regole e divieti per lasciare libera la pesca e la caccia. Ma da quando ci siamo dotati di mezzi così evoluti il nostro impatto sull’ambiente è diventato talmente distruttivo che è stato necessario regolamentare, stringere, limitare, vietare. Forse per alcuni di noi è una perdita e qualcuno addirittura si incaponisce spendendo tempo e denaro per risvegliare, a suon di avvocati e tribunali, antichi privilegi non riuscendo a capire che in tal modo impedisce altri progetti più moderni, come, ad esempio, una pista ciclabile. Una perdita di futuro, una visione miope che spero presto divenga chiara anche ai cittadini meno attenti del contro Comune.


Oggi, con i mezzi moderni, con le tecnologie che abbiamo a disposizione, il nostro impatto sulla natura non sarebbe stato insignificante, come quell’elemento paritario che era fino a qualche decennio fa. Sul lago avrebbero sfrecciato motoscafi, le casette di legno rappezzato sarebbero state sostituite da piccole villette con bagno accluso, televisore satellitare, il fornelletto smaltato a gas sarebbe diventato un moderno barbecue di acciaio inox, le proprietà aperte recintate con tanto di impianto d’allarme.


Non siamo immuni da colpe, nessuno accetterebbe oggi di percorrere una passerella traballante fino ad un gabbiotto instabile puzzolente di pesce, salire su un barchetto instabile per percorrere i calatini fino al lago. Anche noi siamo cambiati, le possibilità economiche di oggi sono mutate ed è normale la ricerca di quel minimo di comodità che non era necessaria, a quel tempo, per trascorrere una lieta serata fra amici ed ammirare un cielo di stelle.


E’ stato un tempo meraviglioso per la vista, l’udito, e per l’amicizia sincera con quel poco che avevamo. Oggi abbiamo troppo ed è giusto che il lago rimanga tutelato così com’è in modo che non cambi troppo. La Natura se ne sta piano piano riappropriando e quando vogliamo apprezzarlo nella sua bellezza originaria ci sono le visite guidate che partono dall’Oasi Lipu, con il barchetto e il motore elettrico. Così lo possiamo vedere com’era un tempo. In altro modo avrebbe corso il rischio di essere diviso a preselle private, goduto solo da pochi privilegiati, gli altri esclusi.


Ben venga il Parco dunque, è la mia opinione, anche se ammetto di rimpiangere quei tempi di libertà quando eravamo più giovani, più poveri ma più capaci di apprezzare la bellezza della natura in tutte le sue sfumature come il canto degli uccelli sulla sera e le stelle che piano piano si accendevano nel cielo. Quel senso di libertà e di pace che solo il silenzio del lago di notte riusciva a dare.
 
Se un appunto di può e si deve fare comunque è soprattutto per il contrasto al suo inquinamento, un argomento che negli anni è stato più volte riproposto ma che ancora non ha trovato una adeguata soluzione. Il ripascimento delle acque per mezzo del collegamento col Serchio non sembra una soluzione risolutiva mentre il controllo delle acque reflue dagli inquinanti agricoli sembra ancora lontana dalla sua conclusione.
 
Ecco quel “nel” inserito volutamente nel titolo, non era messo a caso.

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12/8/2020 - 17:59

AUTORE:
Nicche

Il lago l'hanno ammazzato quelli che non ci si sono mai nemmeno affacciati per vederlo, con gli scarichi inquinanti dei paesi ed i concimi dell'agricoltura. I Padulai (frequentatori del padule) sono stati sterminati dai regolamenti della politica benpensante... L'ecosistema è distrutto irrimediabilmente, rimane solo un bozzo senz'anima...

12/8/2020 - 11:43

AUTORE:
Cittadini dP

L'attacco alle aree protette non è mai cessato e questo articolo ne è la prova. Peccato, lo dico da cittadino di sinistra, che anche il PD non tenga fede ai suoi principi: assoluti e incrollabili in teoria, molto meno in pratica.

https://www.facebook.com/groups/64978263635/?post_id=10160809800733636

11/8/2020 - 19:47

AUTORE:
mister no

mah ... sarà che abbia ragione ma a me 'un mi pare ....ma mia per andarci a caccia con il motoscafo , così ,giusto per vederlo anche dalla sponda quando a uno gli viene la voglia...