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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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In Basilicata se il centro sinistra avesse optato per .....
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I democristiani veri e finti che si vorrebbero definire .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Incontro con Molina mon amour
di Ovidio Della Croce

27/9/2020 - 10:07

FINALMENTE DOMENICA!

 

Il giorno in cui Gabriele Santoni segnò il gol più bello fu quando diventò Sindaco di San Giuliano. Mi venne in mente di dirgli che il suo fu un tiro a effetto, un calcio dato in modo che ti aspetteresti che la traiettoria del pallone prenda una direzione e invece rotea nell’aria ed entra leggero nell’altro lato della porta. Così pareva a me Gabriele, amico caro, a 36 anni, dopo essere stato assessore alla cultura. E così pare ancora a me Gabriele, amico carissimo, a 62 anni. Perché i suoi primi passi li ha mossi nell’Arciragazzi e, dopo la lunga partita amministrativa e politica, è stato responsabile provinciale del coordinamento antimafia e assessore provinciale ai lavori pubblici, è tornato nel mondo dell’associazionismo con Molina mon amour di cui è Presidente. Gabriele mi spiazza, mi aspetto che vada in una direzione e invece lo ritrovo in un’altra.
 
Cosa è successo Gabriele, qualcuno in tribuna ha gridato Levela! come si usa dire in Valdiserchio per incitarti a buttare la palla politica in tribuna e tornare alle origini del tuo impegno, all’associazionismo? Oppure l’arte e la cultura sono la Politica con la P maiuscola, nel senso che hanno sempre un’importanza per la polis, per la comunità?
 
“Per me le cose nascono sempre per il caso, ma non a caso, e non è una contraddizione. Credo molto alle coincidenze e ai crocevia della vita che ti aspettano. Ho ancora in mente quella riunione in quella sala affollata di San Giuliano dopo che tante associazioni insieme ai partiti di sinistra di allora mi scelsero per candidami a Sindaco. Ne fui orgoglioso, ma mi impaurii. In un attimo sentii tutta la responsabilità cadermi addosso. Mi aiutò mio padre, che disse: Se l’hanno chiesto a te vuol dire che ci hanno pensato bene e lo meriti, non li deludere. Ricordo bene il tuo intervento di allora e la metafora del tiro a effetto. Che bello quando certi momenti non si cancellano mai dalla mente. Ma erano altri tempi, credimi.
Dopo 24 anni di amministrazione, e due mandati di Sindaco pesanti decisi di smettere. Le vicende politiche mi avevano spinto ai margini e fu meglio così. L’annunciai con una intervista al Tirreno l’anno prima. Conservo ancora la pagina da qualche parte. Nessuno ci credeva. Per me mollare tutto fu un “ritorno al futuro”. Affiorarono immediatamente voglie di fare cose nuove, ma anche momenti di smarrimento. Lasciare la politica attiva di colpo non fu facile. Mi salvò Molina di Quosa, il paese dove sono nato. L’unico posto dove mi sento bene davvero insieme. L’anno prima avevo scritto un libretto di storie che avevo imparato nelle botteghe del paese. Non ti dimenticare che io sono figlio di Romeo, il barbiere del paese, e ho avuto un’educazione sentimentale precoce. Quello scrittarello che doveva essere un gioco ha innescato in me una grande passione. La politica ormai la guardo da lontano anche se sono di parte. Ma seguendo un filo solo mio, che non mi vincola e mi sento meglio. Non ero abituato. E comunque la politica è un ramo specialistico delle professioni intellettuali, prendendo a prestito una definizione a me cara”.
 
Lavorare alla circolazione della cultura, per te vuol dire costruire una comunità democratica che le nostre terre stanno perdendo?
 
“Ti dicevo del primo libro. Quell’avvenimento ha innescato un percorso virtuoso. La ricostruzione della Comunità che include non significa solo tenere la testa all’indietro, come qualcuno mi ha detto quasi 'accusandomi' e che a me piace comunque tanto, ma io penso che, in una fase in cui solo gli alfabeti di solitudine la fanno da padrone, costruire luoghi che tolgono la gente di casa facendola ragionare e mescolarsi è una forma di nuova politica che va praticata.
In questi giorni ho riletto l’intervista di Furio Colombo a Pasolini poche ore prima che venisse ammazzato. Era il 1975. Il titolo è Siamo tutti in pericolo. A un certo punto dell’intervista Pasolini dice che lui è consapevole che a volte scende all’inferno e che questo è un percorso pericoloso che gli fa conoscere un mondo che i politici non conoscono, ma aggiunge di fare attenzione perché l’inferno sta salendo. Lo diceva 45 anni fa. Capisci cosa intendo per Comunità includente o se ti piace di più e anche a me piace casamatta. Ecco, è la costruzione di questo baluardo che contribuisce a provare a uscire dalla solitudine che poi si fa orrore collettivo ed esclusione. Guerra dei penultimi contro gli ultimi. L’inferno che sale di Pasolini, appunto. Anche le Amministrazioni Comunali di sinistra dovrebbero studiare di più. Stendere l’asfalto e basta, che va fatto per carità, magari porta i voti nell’immediato, ma non costruisce niente”.
 
Prima però hai costruito un blog su cui pubblichi dei racconti, delle storie molinesi che hanno visto la pubblicazione in pagine che sono state lette in pubblico e hanno costituito il canovaccio per alcuni spettacoli, che rapporto c’è tra la scrittura e la memoria delle tue radici?
 
“Sì, è vero avevo un blog che peraltro leggevano in pochi, ma quello mi ha aiutato a riordinare le idee e cominciare a riscoprire rapporti con chi non parlavo da anni. Per cui radici e fuga dalle radici. In quel periodo giravo spesso l’Italia, specialmente al sud per le questioni dell’antimafia. Ho conosciuto decine di piccole comunità di persone che resistono col sorriso sulla bocca, scriverne e fissare quei momenti nel blog è stato bellissimo e questo ha rafforzato la voglia di parlare e fare il paio con la mia Comunità. Per me scrivere è una passione, ma anche una terapia oltre che una fatica. Non sono uno scrittore. Come sai dico sempre che scrivo come si gioca a calcetto, per passione e divertimento, anche se ultimamente mi hanno pubblicato un paio di racconti in un’antologia, e ne ho un altro in un concorso. È vero però che scrivere dei miei ricordi sul filo della memoria è stato ed è una passione unica”.
 
I tuoi libri, Molina mon amour. Storie di un paese del Lungomonte pisano, Repubblica popolare molinese. Storia di mezza estate, Molina di Quosa. Una guida romantica libri che rimandano alla memoria, ma hai anche avuto la possibilità di accedere agli archivi di don Ilio Parenti, il vecchio parroco di Molina, che conservava tutti gli articoli di giornale e le foto che riguardavano i paesani.
 
“La scoperta degli archivi di don Ilio Parenti è stata una sorpresa. Il Prof. Luigi Corti, il mio caro amico Gigetto, mi ha aperto le porte della parrocchia per consultarli e sono rimasto sbalordito. Quel prete annotava, ritagliava articoli di giornali e li conservava con una maniacalità eccezionale. Oggi abbiamo la storia di quello che è accaduto a Molina dal dopoguerra fino a che don Ilio non ci ha lasciato. Ne faremo una mostra e il prof. Corti sarà il curatore”.
 
Molina mon amour, come dal libro si è arrivati all’associazione? Oltre le varie iniziative, la stagione teatrale, la biblioteca, la mostra fotografica, lo stare a tavola, il gusto di mangiare e brindare insieme (ora sospeso, purtroppo), riscoprire un bel luogo come la pieve di Pugnano, qual è il suo punto di forza, dov’è il suo baricentro?
 
“L’associazione nasce strada facendo. In realtà la prima cosa che è nata è la voglia di scrivere di Molina. Come, ci avremmo pensato per strada. E così è stato. Nel giugno del 2017, per la festa del paese, io e Valter Cecchetti, che è l’autore della copertina della Guida, ci facemmo ospitare nel giardino del prete, sulla piazza del paese e con alle spalle un manifesto dal titolo Verso una guida romantica di Molina di Quosa, annunciammo una meta senza conoscere la strada. Vennero tante persone, inaspettate. Non ci siamo più fermati. Il punto di forza è la Comunità. Tante persone che decidono di stare insieme, mettendo a frutto le loro capacità. La valorizzazione dei luoghi del paese è il nostro punto di forza. I giardini pubblici de Le Covinelle restituiti al paese sono un luogo bellissimo, ma anche il Magazzino di Antonio, che diventa teatro, e l’asilo delle suore, che accoglie trecento persone a tavola, sono uno spettacolo. E poi la biblioteca. Il nostro gioiello, nei locali della Società Operaia. Purtroppo, come per tutti, il Covid ci ha rallentato, ma non fermati. Questa estate il teatro alla giusta distanza ha avuto più di cinquecento spettatori rispettando rigorosamente le norme e il ricavato andrà tutto in beneficenza.
L’Associazione si è consolidata intorno ad una cena nata per stare insieme. La cucina è uno dei nostri punti di forza. Alessandro Della Croce, il Topino, è stato l’anima di questa spinta. Venuto a mancare, abbiamo sentito il dovere di ricordarlo tutti i giorni. Quelli che con lui hanno collaborato dalla prima cena, oggi sono i veri artefici della cucina garbata di Molina mon amour.
Questa è un’associazione con uno statuto brevissimo che si regge su pochi articoli tecnici e uno fondamentale che richiama nelle sue attività i valori della Costitizione.
 
Nella tua infanzia e nella tua adolescenza devi aver trovato delle persone che volevano bene a te e al paese, la cosa bella è che ora, attraverso l’associazione, si è creata la possibilità per cui persone diverse, con esperienze e visioni politiche differenti, si sono messe insieme e si impegnano per la comunità molinese e per un’idea della cultura da condividere.
 
“Io sono molinese nell’anima e politicamente schierato a sinistra, questo non l’ho mai nascosto. Quando pubblicai il primo libretto che aveva per titolo Molina mon amour, nell’incipit misi: Nostra patria è il mondo intero o Molina di Quosa. Un manifesto. Sono figlio di un barbiere e di una casalinga. I primi libri in casa li ho portati io, ma dentro quelle mura non mi hanno mai fatto mancare affetto e sostegno. In bottega da mio padre ho sentito raccontare storie delle meraviglie. Gli anni Sessanta sono stati un periodo potente e ho provato a raccontarli nei libretti pubblicati. Oggi quei tempi non esistono più, ma ci sono persone che, se stimolate, possono dare il meglio di sé. Se per visioni politiche differenti significa che votiamo diversamente alle elezioni ti rispondo che è normale. Ti assicuro però che, se parliamo di antirazzismo e accoglienza, siamo tutti d’accordo. E lo siamo anche nell’aver individuato nel tema delle nuove povertà il terreno su cui lavorare nel futuro. Su tutto questo poi ci sta il piacere di stare insieme e, come mi ha insegnato il mio amico don Armando Zappolini, bisogna essere sognatori coi piedi nel fango. Ecco l’immagine è che siamo un’associazione garbata ed elegante anche con gli stivali o il grembiule”. 
 
Questa estate mi ha colpito molto la notizia che Banksy, con un vero colpo da artista, ha scritto: “Ho fatto opere sui migranti, e ovviamente non posso tenere quei soldi. Quindi li devo investire per i migranti”. Anche voi, nel vostro piccolo, sia durante l’esperienza del lockdown sia a conclusione della stagione estiva, avete deciso di devolvere in beneficenza alla Caritas i proventi derivanti dalle offerte ricevute durante gli spettacoli e avete organizzato un approfondimento pubblico coordinato da Francesco Bondielli, con il filosofo Maurizio Iacono, il Direttore della Caritas di San Miniato don Armando Zappolini, il Direttore della Caritas di Pisa don Emanuele Morelli e l’assessore del Comune di San Giuliano Francesco Corucci, sulla povertà che al mondo d’oggi è considerata quasi come una colpa. Donare qualcosa in beneficenza è sempre un bene, ma è sufficiente per affrontare i problemi di riconoscimento dei diritti e di riduzione delle ineguaglianze?
 
“L’iniziativa che facciamo il 29 sulla povertà vuole dare scientificità all’azione. Noi non vogliamo fare la carità. Ci si cementa se si condividono gli obiettivi, se ne studiamo le cause e si rendono partecipi di questi percorsi coloro che usufruiscono dei soldi raccolti. Una goccia nel mare, certo. Ma la Comunità includente si costruisce mattone su mattone, fermandoci a spiegare se serve, senza pensare di perdere tempo. Sono stufo degli incontri fra '
saputi' che parlano di tutto senza mai fare niente. Ci sono chiacchieroni che vogliono insegnarti il Che fare? e che non hanno fatto un’ora di volontariato nella loro vita. Il nostro agire è comunque un atto di resistenza verso una modernizzazione che non porta a niente e lascia indietro i più deboli. Fare il teatro a Molina o la Biblioteca è una rivoluzione. Ci vorrà tempo. Non abbiamo fretta. È il dannarsi per un evento e poi sparire che affanna e non produce nulla se non una fiammata colorata”. 
 
Ora facciamo un omaggio a Rossana Rossanda scomparsa da poco a 96 anni, un’artista della politica che ha provato a disegnare una società più bella per tutti noi. Sia pur bloccata in carrozzella, dopo un ictus, delusa della volgarità della politica attuale, ha conservato fino all’ultimo l’anticorpo più forte: la bellezza. Diciamolo con parole sue: “Quello che mi ha salvato è stata la grande curiosità per il mondo e per la cultura. Mi dispiacerebbe morire per i libri che non ho letto e i luoghi che non avrò visitato, ma confesso che non ho più nessun attaccamento alla vita”. Cosa ne pensi?
 
“Un’intellettuale di quel calibro che, a soli 27 anni, ebbe l’incarico da Togliatti di dirigere la Casa della Cultura di Milano. Qui siamo fra fuoriclasse. Capì prima di tutti cosa non andava in quella comunità e lo disse, insieme ad altri senza tentennamenti. Pagò. Mi colpì una frase in un’intervista dove rispondendo alla domanda se si sentisse eretica rispose senza batter ciglio: Io sono rimasta sempre ferma a Marx, semmai sono comunista ortodossa.  Che a 96 anni fosse stanca e delusa posso capirlo. Penso però che sapesse di essere punto di riferimento e questo l’ha fatta forte fino alla fine. Devo dirti che di lei mi turbò molto e mi commosse la storia che era stata l’accompagnatrice di Lucio Magri, quando aveva scelto di andare in Svizzera 'a morire'. Quel viaggio a due l’ho trovato poetico. Lì c’è davvero la forza della condivisione dell’ideale di una vita e l’amicizia vera. La sinistra di bellezza”.
 
Gabri, come concludiamo?
 
“Ti rendo il tiro a effetto di 25 anni fa con questa piccola storia. Quando annunciai che smettevo con la politica attiva era l’inizio del 2014. Come ho già detto, mi intervistarono in pompa magna, con tanto di foto, addirittura nel giardino di casa. Fra i tanti salamelecchi, mi chiesero quale era la cosa che non avrei mai dimenticato del mio essere stato amministratore per 24 anni di fila. Avrei potuto rispondere il percorso per far rivivere il teatro Rossini, o il rilancio dell’Agrifiera che avevo trovato chiusa o delle Terme. Ma anche l’appalto per la sistemazione della Superstrada quando ero assessore, che non mi fece chiudere occhio. O il progetto Memoria, l’incontro con Tiziano Terzani, Teresa Strada di Emergency, Luigi Ciotti, la ludoteca nel Parco della pace a Pontasserchio ora intitolato a Terzani o l’intestazione della biblioteca a Uliano Martini o la via panoramica di Molina a Sandro Pertini. Ma anche la presa di posizione contro tutto l’establishment a proposito del bombardamento di Sarajevo e il gesto di andare ad Assisi alla marcia della Pace, che fu un fatto importante. Niente di tutto questo però. In quel momento mi venne in mente la cosa che ancora mi porto nel cuore. Un concerto indimenticabile di Massimo Urbani, grande sassofonista jazz, morto prematuramente, che organizzai nel Settembre Sangiulianese. Non si arrivava a venti persone, lui era sul palco, le sue dita volavano a mille sul sax alto, le sue note ricadevano su di noi piene di energia. Fui criticato per l’insuccesso di pubblico, ma le critiche non mi rubarono il sonno, c’era la luna crescente quella sera. Quello fu uno dei primissimi eventi culturali con un artista geniale. Ero un giovane assessore alla cultura scapigliato che sognava, come ancora mi accade, da animatore dell’Arciragazzi, l’associazione in cui mi sono formato. La più bella scuola di amore e di amicizia della mia vita. La sinistra di bellezza, appunto”.

Fonte: Foto: Andrea Favaro
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30/9/2020 - 16:01

AUTORE:
Mario

Bella iniziativa e anche molto partecipata (nel rispetto delle distanze) quella del 29 sulla povertà. È superfluo ripeterlo dopo aver ascoltato gli interventi, ma è doveroso: la catastrofe della pandemia ha creato nuovi poveri, i dati su Pisa e San Giuliano ci dicono di un aumento smisurato di richieste di aiuto in provincia di Pisa e a San Giuliano, difficoltà che riguardano i lavoratori in nero e i lavoratori a partite Iva.

29/9/2020 - 23:37

AUTORE:
Cittadino come pochi

Come giudica la fondazione di GeSTe , società che ha avuto un forte impatto negativo sulle finanze del comune?
Pensa che la suddetta GeSTe abbia compensato la poca redditività con una funzione di generatore di voti per la continuazione di un certo modus operandi?
Grazie

29/9/2020 - 19:20

AUTORE:
Raffaele

Bellissima itervista,
grazie Ovidio leggerti è sempre un' emozione.
Grazie Gabriele per il tuo impegno e per gli anni di buona amministrazione a San Giuliano.
P.S non era Amanda Lear che cantava mon amour o qualcosa del genere...

29/9/2020 - 15:27

AUTORE:
Giulia

... soprattutto nel passaggio quando si afferma, per esempio, di essere stufo di incontrare dei "saputi che parlano di tutto senza mai fare niente".

28/9/2020 - 21:31

AUTORE:
Marco

no , io non sono originario di molina di Quosa , sono arrivato 10 anni fa e abito in zona ex impianti sportivi ( zona sempre più degradata ) dico solo che chiamare un associazione molina non Amour , nelle condizioni in cui è molina ora ,( dalla viabilità, alle fogne , al cimitero Ecc ) mi fa pensare che lei abita molto lontano . Ma non voglio fare polemica ,mi sembrava. Non attinente il titolo della sua associazione . Buona serata

28/9/2020 - 8:58

AUTORE:
gabriele santoni

chiedilo a mia madre, che abita nella nostra casa di famiglia da più di cinquant'anni, sulla piazza del paese,se sono di Molina di Quosa. Lei è una garanzia. Se poi conta la residenza, Briatore allora è di Montecarlo. Tu di dove sei?

28/9/2020 - 7:56

AUTORE:
Marco

fatta da una persona che non è di Molina di Quosa ad una altra persona che ormai non più di Molina di Quosa !

27/9/2020 - 18:18

AUTORE:
Antonietta Timpano

E'talmente compiuta l'intervista e carica di passione, sia da parte dell'intervistatore che dell'intervistato che non mi viene da aggiungere niente. Mi sono beata nel leggervi entrambi Amici cari, Ovidio e Gabriele.
Grazie per questa rigenerante lettura, che di autunnale ha solo la data.