È possibile dipingere il silenzio?Questa è la domanda che si poneva la nuova mostra di Gavia al Real Collegio di Lucca, cercando una risposta nelle immagini dipinte.
E la mostra ha rappresentato quello che l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche in particolare il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni che attingano dentro ogni nostra sensibilità intima e “silenziosa”.
Vecchie foto ti rimandano indietro nel tempo. Forse sarà questo momento particolare di attesa o anche questo futuro diventato improvvisamente incerto. Allora vai indietro nel tempo e ripensi agli amici scomparsi. Goffredo Canarini rappresentava per noi ragazzi di Migliarino la speranza di un migliarinese lanciato nel grande mondo della musica. Le sue canzoni parlavano di storie di paese, piccole storie di un mondo allora ancora piccolo come quello delle campagne: la ragazzina che viene su bene, la maestra cattiva, gli amori e i piccoli avvenimenti di una minuscola comunità di provincia.
Dopo i primi successi si trasferì a Milano, sede più adatta per il suo tipo di lavoro, ma ogni anno tornava e ritrovava i vecchi amici, passava le sere al Circolo dove raccontava la grande città, il difficile lavoro, l'ascolto dei primi brani d'oltreoceano per cercare spunti di accordi, la nostalgia del passato e della vita semplice di paese.
Con le sue canzoni fu ad un passo da un vero successo, da una vera notorietà nazionale. Scrisse una canzone per Celentano, partecipò ad un Festival di Sanremo dove la sua canzone fu notata e lodata, collaborò a molte canzoni dei Giganti e incise alcuni dischi che ebbero un discreto successo.
Lo ricordo con affetto, per questo gli dedico questo spazio col rimpianto di averlo perso troppo presto con un video per risentire la sua voce e apprezzare la sua bravura di cantautore.
Goffredo Canarini (Migliarino Pisano, 8 ottobre 1939 – Vecchiano, 19 settembre 2002) è stato un cantautore, compositore e paroliere italiano.
Biografia
Appassionato di musica, conosce un cantante della sua regione, Aldo Caponi, in seguito famoso come Don Backy, di cui diventa chitarrista in uno dei complessi che lo accompagna nel primo periodo, gli Apache.
Entra poi nel 1963 nel gruppo di Iva Zanicchi; con l'avvento del beat incide il suo primo 45 giri, con due canzoni di protesta, che passa inosservato; i due brani comunque, Il figlio della lira e Datemi un sonnifero, si rifanno al rhythm & blues per quel che riguarda la musica, mentre i test evidenziano già alcune caratteristiche, come l'ironia e il sarcasmo, che si ritroveranno anche nella sua produzione successiva.
Si trasferisce a Milano e si dedica quindi per un po' di tempo alla composizione, scrivendo alcune canzoni per I Giganti, tra cui molte contenute nell'album Mille idee dei Giganti, e per altri artisti come Dori Ghezzi.
Ottiene poi un buon successo con Una storia come questa (il cui testo è scritto da Miki Del Prete), canzone che viene incisa da Adriano Celentano ed inserita nell'album Er più - Storia d'amore e di coltello, pubblicato nel 1971.
Riprende quindi l'attività di cantautore, incidendo altri brani per la Joker, tra cui ...e mi piaceva, con cui partecipa a Un disco per l'estate 1972, e pubblicando il primo album.
Partecipa poi al Festival di Sanremo 1975 con la canzone Scarafaggi, un brano con un testo metaforico che non viene capito e che quindi non accede alla finale, e pubblica il suo secondo album, dopodiché continua la carriera in tono minore.
Nel 2003 le canzoni del suo primo 45 giri vengono ripubblicate in cd in una compilation dedicata al beat pubblicata dalla Giallo Records, un anno circa dopo la scomparsa di Canarini.
GOFFREDO CANARINI - Chitarrista e autore per il Clan di Celentano, porta a Sanremo un brano coraggioso, sui generis, ambientata in un carcere, parla del delitto d’onore, ma, complice anche l’assenza delle telecamere, non accede alla finale con SCARAFAGGI.
Fu il primo Festival trasmesso completamente a colori per tutte le televisioni del circuito Eurovisione anche se la Rai, produttrice televisiva dell'evento, lo trasmise ancora in bianco e nero in Italia; a lungo si ritenne che fosse la prima mai prodotta a colori fin quando si scoprì una copia d'archivio registrata con telecamere a colori ma mai distribuita se non alla televisione di Stato cecoslovacca, che quasi 44 anni dopo ne restituì una copia alla Rai.
Anche la censura fu quasi ridicola. Viene cambiata nella canzone di Laura, il verso “toccare i nostri corpi”, facendolo diventare “toccare i nostri volti” e anche una frase intera della canzone Scarafaggi, cantata da Goffredo Canarini, tra l’altro chitarrista che segue Iva Zanicchi da oltre 10 anni, trasformando “mi hanno preso a pugni, mi hanno fatto confessare” in “mi hanno preso al laccio, mi hanno fatto confessare”.
Un ricordo di Goffredo anche in questa pagina del libro “Le parole di ieri”
TRONCOLO
Il Troncolo è la zona del paese, circa alla metà del viale dei Pini, in cui si trovava il campo di calcio del Migliarino. Era il campo di calcio ufficiale, dove la squadra del Migliarino, fino agli anni 60, ha giocato le regolari partite di campionato.
Erano gli anni in cui il Migliarino era arrivato a disputare campionati con squadre importanti, con realtà geografiche ben maggiori come il Viareggio, la Massese, il Pietrasanta e il S.Maria a Monte che vedeva fra le sue fila addirittura il futuro nazionale Fogli.
Negli anni dal 1953 al 1956 il Migliarino ha militato decorosamente in Prima Divisione.
Erano gli anni in cui per ogni partita la squadra di casa doveva pagare 20.000 lire alla squadra ospite come rimborso delle spese sostenute per la trasferta. Diventava quindi di primaria importanza l’incasso della partita, specie in una piccola realtà come il nostro paese.
Per questo i dirigenti del Migliarino avevano chiesto di essere inseriti nel girone pisano, dove si pensava gli incassi potessero essere maggiori. L’inserimento invece nel girone versiliese comportò seri problemi finanziari alla società e contribuì, in una qual misura, al suo progressivo declassamento.
L’Antichi Ernesto ricorda una partita in casa col Monsummano in cui l’incasso fu tanto modesto che la società non riuscì a raccogliere le ventimila lire per la squadra ospite. Insieme allo Spadini andarono a riferire la cosa l’arbitro che fu costretto a dare loro partita persa. I giocatori fecero alcuni tiri sul campo, una specie di piccolo spettacolo per i pochi spettatori presenti e se ne andarono con i due punti della vittoria in trasferta.
Oggi i campi di calcio possiamo definirli dei campi chiusi. Sono di proprietà comunale ma le società di calcio ne curano direttamente la manutenzione. Per questo motivo ne hanno l’esclusiva e i campi sono recintati ed hanno tutto: gli spogliatoi, le docce, le reti, la segnaletica, ma sono chiusi al pubblico. Se ciò sia un bene od un male non è questo il luogo per discuterne.
Un tempo il Troncolo, come tutti gli altri campi di calcio, era invece aperto ed i ragazzi tutti i giorni lo utilizzavano per giocare al pallone. Tornavano da scuola, pranzavano in fretta e poi con biciclette, Lambrette, Vespe, motorini, Iso (l’aveva il Profeti) facevano a gara a chi arrivava per primo al campo per fare le squadre e giocare, talvolta fino a sera.
Il campo di calcio era in una posizione veramente incantevole!
Il Troncolo era un rettangolo erboso circondato su tre lati da una corona di pini centenari, immerso completamente nel verde della Pineta di cui assorbiva i silenzi, i colori e gli odori.
Il terreno era sabbioso ed anche se, specie al centro, rendeva un po’ più lenta la corsa, in compenso l’acqua piovana era assorbita con estrema facilità ed anche in caso di pioggia intensa il campo rimaneva sempre praticabile. Anche il Pisa Sporting Club, non ricordo in quale categoria militasse, saltuariamente veniva a fare allenamenti al Troncolo in periodi di piogge frequenti, sapendo di trovare sempre un terreno ancora adatto agli allenamenti.
Da Pisa giungevano saltuariamente al campo anche scopritori di talenti, quelli che girano tuttora per le periferie a scovare i giocatori giovani più promettenti e non ancora tesserati. Uno di questi, un
certo Nicolini, selezionò un giorno tre giovani elementi: Nardi Fabio (detto Vaschino), Paolini Umberto (detto Cadonet) e il sottoscritto, come portiere, che furono convocati all’Arena Garibaldi per un provino. Non ricordo chi sia stato il selezionatore che ci mise alla prova ma Vaschino era molto bravo e fu subito preso, il Paolini dovette fare più di una corsa lungo la fascia sinistra con crosse al centro, ma anche lui alla fine fu selezionato. Io ero il più grande in età (17 anni!) e fui provato solo perché avevo il ruolo di portiere che ha, come sappiamo, una carriera sportiva più lunga. Ero molto giovane e molto agile, non ebbi difficoltà a passare la selezione. Vaschino iniziò una brillante carriera nella Primavera ed era destinato ad un futuro di calciatore di buon livello. Poco tempo dopo quando era già molto quotato, accettò dopo molte insistenze di partecipare ad un torneo a Metato con la divisa di una squadra di Migliarino. Purtroppo durante una partita fu colpito malamente ad un ginocchio riportandone un grave danno che pregiudicò fortemente la sua carriera di calciatore. Il Paolini si comportò dignitosamente, senza però ottenere dei grandi risultati. Nel mio caso preferii la scuola, facevo quell’anno la terza classe del liceo scientifico, e sebbene non mi sia pentito di quella scelta devo dire che mi rimane un certo rimpianto per non aver comunque provato.
Anche se il futuro, quindi, ci ha riservato strade diverse, rimane il ricordo piacevole di un periodo felice della vita di tutti noi ragazzi, quando il mondo era più semplice, le prospettive del futuro meno nebulose e il paese, inteso come comunità, ancora una grande mamma che ci proteggeva e coccolava.
Purtroppo la favorevole caratteristica del fondo sabbioso del Troncolo fu anche quella che ne determinò la scomparsa, nel momento che la proprietà decise di farne un luogo di prelievo di sabbia. La decisione non fu certo saggia perché privò la comunità di un bene che tutti amavano e che rappresentava un punto notevole di socializzazione, non possiamo tuttavia sapere i motivi reali che furono alla base di tale decisione. Non credo non esistesse altro luogo ai margini della Pineta con quelle particolari caratteristiche ma, ripeto, non possiamo saperlo.
Il paese si ribellò violentemente alla notizia della imminente distruzione del campo sportivo. Si cancellava, in questo modo, anche la tradizione della squadra del Migliarino che aveva sempre giocato in quel luogo. Ho il ricordo di affollate ed animate riunioni al Teatro del Popolo, della creazione di una Società Sportiva che doveva contrastare, a termini di legge, la distruzione del campo, dei propositi di clamorose azioni di protesta. Fu però tutto inutile, come sempre succede in questi casi, e con grandissimo dispiacere di tutti i migliarinesi il campo venne inesorabilmente distrutto.
Per testimoniare dell’affetto che legava i migliarinesi al Troncolo, e a quel particolare periodo della vita di noi ragazzi, è significativo questo episodio che riguarda Goffredo del Canarini.
Di Goffredo quello che colpiva, prima di tutto, era il suo sorriso: aperto, radioso.
Lo invitai alla cena dei Migliarinesi all’Estero nel 2000, parlandogli anche dell’opportunità di organizzare un piccolo spettacolo, ad uso di noi vecchi compaesani. Rifiutò gentilmente, riferendo
un impegno inderogabile di lavoro che aveva proprio quel giorno a Milano, e con mio grande dispiacere mancò alla festa. Ho avuto modo di rivederlo qualche anno dopo, quando il male oramai lo aveva colpito, per una sua piccola necessità. E’ venuto a trovarmi, zoppicando, e mi ha fatto vedere la sua documentazione medica, dove spiccava una diagnosi di quelle che tolgono anche la speranza.
Lui però lottava, era in cura da uno specialista, e diceva che sarebbe sicuramente guarito, avrebbe vinto la battaglia e la prossima volta avrebbe fatto uno spettacolo meraviglioso! Mi chiese con insistenza la data della prossima Festa e mi invitò con entusiasmo ad organizzare tutto per il suo spettacolo.
Il male lo aveva avvicinato al paese, agli amici di un tempo, ai luoghi di un tempo.
Una delle sue ultime visite, lo so con sicurezza, è stata al Troncolo, dove si è fermato, ha domandato, probabilmente ha rivissuto gli anni andati, quel ginocchio che lo faceva soffrire, quelle partite alla morte sulla sabbia. Avrà rivisto la Pompa, Pierino del Bertelli, che tirava sempre col giro e che poi faceva la passerella sulla linea, il Gentilini coi palloni scagliati sui pini, Purtroppo, unico giocatore nella val di Serchio capace di sbagliare un gol a un metro dalla porta, Baffo, Canapino, Paolo della Ustica, il Pallettone, Manetta e tanti altri che sul quel campo hanno passato forse gli anni più belli della loro gioventù.
25 aprile 2012
Supersonic Fans Club
Apriamo la VETRINA DI UN DISCO PER L'ESTATE con questo valido cantautore toscano purtroppo scomparso: GOFFREDO CANARINI con E MI PIACEVA