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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
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Ma non ti potei solcare
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Al cuore
Per amarti .....
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di Giuseppe "Peppe" Papa
Renzi si ‘riprende’ il Pd e avvisa Conte: pronti alla crisi di governo

10/12/2020 - 13:38

Renzi si ‘riprende’ il Pd e avvisa Conte: pronti alla crisi di governo



Renzi si ‘riprende’ il Pd e va al muro contro muro con il premier Conte, approfittando dell’immobilismo dei Dem e delle lacerazioni interne dei Cinquestelle. Sulla gestione dei fondi del Next generation Eu nessuna “task force”, ma responsabilità ai Ministri e voce al parlamento

Renzi si ‘riprende’ il Pd e va al muro contro muro con il premier Conte, che sta provando a giocare la sua partita per una leadership duratura nel tempo ben oltre l’orizzonte di questa legislatura, approfittando dell’immobilismo dei Dem inchiodati sul governismo dell’apparato dirigente terrorizzato dalla possibilità di una crisi “senza prospettive” e i Cinquestelle lacerati dalle loro contraddizioni interne, preoccupati di mantenere ben salde le comode poltrone conquistate.
Il capo di Italia Viva non vuol sentire parlare di “cabina di regia” per la gestione dei 209 miliardi di euro del Next generation Eu che sostituisca il governo con il presidente del Consiglio a fare da burattinaio solitario.
E sono in tanti dal Nazareno a dargli ragione, inviandogli in privato messaggi di condivisione, certificando il disagio nei confronti della linea della “responsabilità, perché c’è la pandemia, non ci sono alternative a questo governo anche se fa cose discutibili”, che frena l’iniziativa politica del partito.
Si fosse trattato della destra al potere si sarebbe gridato al golpe, alla democrazia messa sotto i piedi e la mobilitazione scattata immediata, invece Zingaretti cincischia, chiudendosi in un silenzio ostinato in attesa degli eventi.
Eppure i segnali che provengono da esponenti del partito, da lui tra i più ascoltati, dovrebbero indurlo a riprendere l’iniziativa.
Goffredo Bettini è da tempo che invita a prendere sul serio l’attivismo di Renzi tanto da suggerire di intavolare con lui una discussione approfondita sull’assetto di governo, mentre lo stesso capodelegazione, Dario Franceschini in contatto da giorni con il leader di Iv, l’ancia l’allarme: “Guardate che stavolta Matteo fa sul serio, sul Recovery andrà fino in fondo”.
Significative, tanto per dire il clima che si respira in casa Dem, le parole del capogruppo alla Camera, Graziano Delrio nel corso della dichiarazione di voto dopo le comunicazioni di Conte sulla riforma del Mes rivolte al premier: “Sulla governance del Recovery plan cercate di trovare una sintesi. Noi non siamo partigiani, le chiediamo che ci sia pieno coinvolgimento del Paese sui progetti, vogliamo che il Paese discuta in maniera fondamentale, profonda”.
Così come, ad avanzare contrarietà alla struttura piramidale che commissaria di fatto i ministri consegnando poteri in deroga a pochi manager di diretta emanazione di Palazzo Chigi, sono arrivati i giudizi poco gentili dei tecnici dei dicasteri guidati dal Pd e anche da LeU.
Infine, l’aperto apprezzamento dagli scranni dei Democratici all’avviso lanciato all’avvocato del popolo dal loro ex compagno di partito, nel corso del suo intervento al Senato, quando ha chiaramente annunciato il voto contrario del gruppo di Iv se in manovra sarà inserito l’emendamento sulla governance da lui immaginata.

“Se i suoi collaboratori telefonano ai giornali per dire che vogliamo una poltrona in più – ha rimarcato con forza – sappia che se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono tre, due da ministro e una da sottosegretario, nostre a sua disposizione. Se invece vuole ragionare sul serio spieghi che questo non è un talk show, non è il Grande Fratello ma la politica”.    

Renzi sembra avere colto nel segno, dimostrando non solo il fiuto che lo ha reso protagonista della scena politica nazionale e internazionale, ma anche la capacità di approfittare del vuoto di leadership nella sinistra italiana che, dopo averlo costretto ai margini, è costretta a corrergli dietro.
Massimo D’Alema d’altronde, che mai lo ha amato, ma anzi ne è stato il più acerrimo nemico, ha colto il punto e lo ha invitato con tutti gli ‘onori’ a partecipare agli altri big della gauche al seminario sul “Tornare a pensare a sinistra” organizzato dalla fondazione Italiani europei di cui è presidente. Un riconoscimento inatteso, ma è il segno dei tempi. Un suo ritorno a casa, insomma, non è più solo una suggestione.



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