none_o


Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
Da due anni a questa parte si legge che Putin, ovvio, .....
È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
none_a
Incontrati per caso
di Valdo Mori
none_a
APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
none_a
Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
none_o
"Lo zoo a rimpiattarello" - Una storia vera.

27/12/2020 - 10:02


 
Una storia vera


Secènto, saran pöi?, Mill’anni fa
a ‘n òmo ni morì ‘r su’ dórce amore
e ‘r su’ Ddio, pé rifalla suscità’,
disse: “un goccio dalle der tu’ umore!”

 
Doppo lei, però, si miss’a ssputtanà’
e, ‘vand’er becco ni chiesse dell’onore,
ni ributtò la su’ goccia a ppareggià’,
ma lla mutò d’aspetto ‘r su’ Signore.


‘Vesta storia vera è nnata pé spiegà’
perch’è llei sola che tti da ‘r bruciore,
e non dar mastio ti devi riguardà’!


Dalla voglia di ritornà’ ‘n vigore,
lei è spinta all’òmo pé ll’eternità
speci’a lletto, di notte, cor buiore!
 
La leggenda della zanzara


Tanti tanti anni fa, sulle sponde di un lago, in una capanna di paglia, vivevano due innamorati. Il loro amore era tale che anche il Dio dello stagno ne era colpito e colmava i due amanti di ogni cosa che le acque potessero offrire.
Un brutto giorno, però, la donna fu colpita da una strana e forte malattia che la portò presto alla morte nonostante le amorose cure del suo sposo. Questi non riusciva a darsi pace per la perdita dell’amata e vegliò il corpo piangendo giorni e notti intere finché il Dio delle acque, mosso a compassione, non rivelò il segreto per far risuscitare (suscità’) la donna:
versare sopra il cadavere una goccia del proprio sangue (der tu’ umore).
Detto fatto la sposa ritornò in vita e i due ripresero ad amarsi.
Dopo alcuni anni la donna cominciò a tradire il marito (sputtanà’) e, alle rimostranze di questo (er becco) e al sentirsi rinfacciare la storia della goccia, decise di restituire quello che credeva fosse l’ultimo legame d’amore, facendosi sgorgare una stilla di sangue da un dito per poi gettarla con sprezzo sull’uomo (a pareggià’).
Non l’avesse mai fatto!
Il Dio dello stagno si infuriò, sentendosi anche lui tradito, e tramutò la fedifraga in una zanzara. La donna-insetto cercò di riappropriarsi dell’elisir (la goccia di sangue) e, da quel giorno, tentò di ritrovare il modo di ritornare in vita cercando di pinzare ogni uomo che incontrava (bruciore), sotto la potente maledizione, costretta a cercar
sangue per l’eternità.
Il marito tradito, ma sempre innamorato, chiese al suo Signore di seguire fino alla fine la sua amata e fu accontentato: fu tramutato anch’esso in una zanzara, ma fu risparmiato dal punchecchiare gli umani perché questi non lo odiassero quanto avrebbero invece maledetto la fastidiosa femmina.

 

Fra curiosità e natura


La puntura della zanzara è prerogativa della sola femmina, pratica fastidiosissima per chi la riceve, ma necessaria per la deposizione delle uova. Una specie di zanzara, l’anofele, con la puntura trasmette all’uomo il parassita della malaria, una terribile malattia ora debellata nel nostro paese, ma che mieteva migliaia di vittime fino a pochi decenni orsono.
Le zone più colpite vicino a noi erano quelle abitate intorno al lago di Massaciuccoli e la Maremma, dove si recavano a lavorare molti nostri agricoltori stagionali. Nel passato si credeva che le morti di coloro che vivevano in luoghi paludosi fossero causate dal rimescolamento delle acque dolci con le salate e, quindi, la colpa era dell’aria cattiva provocata dai miasmi di padule (la mala aria) e che solo questa andava combattuta. Nacque così il nome e nacquero altresì le bonifiche del nostro paese e gli impedimenti all’acqua di mare di entrare nel lago di Massaciuccoli con le opere idrauliche ancora oggi funzionanti.
All’inizio si pensò di tagliare tutti gli alberi presenti sulla costa affinché il vento di mare portasse lontana la mala aria, ma la popolazione di Lucca insorse per la paura che tale morbo arrivasse in città.
Numerosi canali furono aperti da ingegneri di tutta Europa, chiamati dalla Repubblica di Lucca e dal Granducato di Toscana. I loro lavori avevano un successo effimero come quello dell’olandese Van Der Stratten che pensò bene di usare i natii mulini a vento per prosciugare la terra pisana che corrisponde oggi alla bonifica di Vecchiano. L’olandese non volle compensi in denaro dal Granduca, ma i proventi della vendita di quello che avrebbe fatto crescere sui terreni asciutti.
E l’unica cosa asciutta furono le sue tasche e i suoi averi!
Non erano stati fatti i conti con i venti incostanti che soffiano dalle nostre parti, molto diversi dalla solita costante brezza marina dei Paesi bassi e così i mulini scomparvero. Non scomparve invece il nome “Van der Stratten” che, come ogni nome straniero, venne distorto dal parlar volgare in qualcosa che dovesse trasparire da una particolarità del luogo:
la bonifica (questa volta terminata nel ventennio fascista) era una bassata? e allora cosa di meglio che chiamarla VALDISTRASSE?
Riconoscimento postumo e immeritato.
Per i più curiosi anche un nome, caro ai migliarinesi, ricorda tale antico funesto periodo: MALAVENTRE.
Non vi erano malati di stomaco sulla strada che va a Nodica, ma solamente un malo vento, un’aria cattiva cioè.




+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

1/1/2021 - 15:41

AUTORE:
Migliarinese

L'unico riferimento rimasto dell'idea dei mulini a vento dell'olandese Van der Stratten è quella colonna in mattoni che si vede all'incrocio fra via Traversagna e via Cittadella.
Nel cortile della casa colonica a destra andando verso monte lungo la Traversagna.