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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
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Al cuore
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di Umberto Mosso
DUE VISIONI DIVERSE E UNA SCELTA DA FARE OGGI

4/1/2021 - 10:20


DUE VISIONI DIVERSE E UNA SCELTA DA FARE OGGI.

 

Gli effetti politici della pandemia hanno reso evidente che oggi, escludendo per un momento quella della destra, fuori oltre che dalla storia anche dalla contemporaneità, si fronteggiano due visioni diverse del nostro futuro.Una continuista, sia in termini economici e sociali, sia politici, erede di successive mutazioni culturali avvenute nel campo democratico, che ci hanno portato al meticciato di potere che governa la società bloccata e asfittica nella quale siamo gradualmente scivolati da diversi decenni.

L’altra riformista, che propone di uscire da questa stagnazione cambiando radicalmente gli indirizzi economici e sociali, innovando le istituzioni che li dovrebbero decidere ed attuare, per riposizionare l’Italia in un contesto più vicino agli standard socioeconomici e culturali europei.Da qui origina il conflitto sul Piano di attuazione del Next Generation EU. Non dalle bassezze che il mainstream continuista vuole far credere agli italiani, sfruttandone la paura, come ha fatto la destra su altri argomenti, per impedire ogni cambiamento.

Cosa c’è di meglio che additare, al popolo che vuole tornare alla normalità, come un salto nel buio il cambiamento indispensabile che si vuole evitare?Quella tra Conte e Renzi non è, dunque, una lite da rotocalco, ma un conflitto vero tra due visioni diverse sul destino dell’Italia.E chi dice che non sia questo il momento di un confronto risolutivo non ha capito che è ora che siamo difronte al bivio e dobbiamo decidere quale delle due strade prendere.

Oppure ha già deciso la via continuista, ma non ha l’onestà, quella vera, di comunicare agli italiani i rischi di questa sua scelta solitaria e insiste con le intemerate antirenziane.In cosa si distinguono le due differenti visioni? Cosa le rende determinanti per la sorte di ognuno di noi?Leggendo la bozza di Conte non si sono solo scoperte le note incongruità, come i soli 9 miliardi alla sanità o i poveri 3,5 miliardi tra turismo e cultura.

Le bizzarrie apparenti sono il risultato di una scelta strategica, non discussa in maggioranza, di utilizzare la gran parte dei 127 miliardi in prestito, sui 209 totali, non per investire in progetti innovativi, come deciso in Europa, ma per rifinanziare con risorse europee, a interessi più bassi, progetti già in corso e attualmente finanziati con titoli di stato già emessi ad interessi più alti. Si tratta di 82 miliardi di vecchi progetti, lasciando gli altri 45 per la solita minutaglia.

Si tratta di un’operazione, che qualche scriteriato troverà a prima vista intelligente, di contrazione minima del debito pregresso, ma che ci farebbe fare anche minimi passi avanti nella crescita, producendo solo il 2,6% in più del Pil a fronte di una perdita del 10% dovuta al Covid. Si deciderebbe così, programmaticamente, di restare a – 7,3% sprecando il forte volano per la crescita auspicato dall’Europa e che ci serve.

Sarebbe perdere una opportunità irripetibile, lasciando tutto immutato e spostando solo in avanti di pochi mesi l’esplodere di una crisi disastrosa.

In più confermandoci come inaffidabili agli occhi dei partner europei coi quali abbiamo convenuto che non avremmo usato le risorse per abbattere il debito pregresso o disperdendole in mille rivoli assistenziali.Una idea depressiva solo a pensarla, dalla quale traspaiono una assenza di visione del nostro futuro, sfiducia nelle capacità di ripresa degli italiani, una mentalità ragionieristica meschina e conservatrice.La visione di Renzi è opposta e semplice da capire.

Si tratta di spendere al meglio tutte le risorse a disposizione, comprese quelle del MES e degli altri programmi europei, scommettendo su veri progetti innovativi, che il mondo scientifico, professionale, culturale e imprenditoriale ha presentato da tempo, selezionati in base agli obbiettivi di crescita documentati ex ante. Progetti nuovi, per i quali non avevamo risorse, che ci facciano raggiungere risultati in grado di produrre sviluppo, occupazione, salute per i cittadini e redditi moltiplicati per ripagare il debito. L’Italia ha il capitale umano e idee progettuali per farcela.

Quella di Renzi è la strategia che qualunque imprenditore serio o buon padre di famiglia attuerebbe, utilizzando al meglio quello che Draghi ha chiamato “debito buono”.

La partita è questa, non c’è altro.

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