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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
. . . il plenipotenziario di Fi, Tajani, ha presentato .....
Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
(Gioni David Parra, 2020)
GIONI DAVID PARRA: SACRO E CONTEMPORANEO

5/1/2021 - 13:01

GIONI DAVID PARRA: SACRO E CONTEMPORANEO 

“Abitò con se stesso”

Nel silente operoso abitato
alla fine tutta la vita
è un ossessivo interrogarsi
mentre solchiamo tracce
e smuoviamo parole o pietre
intenti alla nuova Fondazione

(Gioni David Parra, 2020)

L’arte nasce sacra. All’inizio dei tempi, prima del mito e della matematica, mette in contatto con l’al di là, con una dimensione ultraterrena che l’animale-uomo percepisce, unico tra gli altri, guardando scientemente il cielo.

Si può dire non esista arte oggettiva non collegata al sacro, concetto che va ben al di là della religione- sua banalizzazione a uso di molti.

L’arte oggettiva nasce per creare un impatto psicologico nel vedente che lo immetta in una dimensione superiore, che lo posizioni nel trascendente attraverso misura, proporzione, simbolo; che gli dia quello stato di coscienza, di appartenenza universale.

L’arte non esiste se non è guardata, vive del soggetto senziente. E’ dialogo vitale. Nutre. Il sacro è il non luogo dove l’artista che vuole creare un ponte, un sinolo, tra materia e dimensioni superiori, immateriali, deve necessariamente attingere. Dunque, quale luogo migliore di Montecassino per un maestro come Gioni David Parra, che del recupero di questi gesti primigeni ne ha fatto una cifra essenziale del suo linguaggio simultaneamente arcaico e contemporaneo?

L’abbazia, faro spirituale del nuovo monachesimo di San Benedetto, di quell’ora et labora che è diventato fondamento della civiltà occidentale, il luogo dove è stato inventato lo scandire del tempo, la divisione tra la preghiera notturna e il lavoro diurno, l’arca del pensiero protetto dalle barbarie in migliaia di incunaboli dipinti, si apre, forse non a caso, in un momento altrettanto buio della nostra storia, e verso i suoi 1500 anni dalla fondazione, ad accogliere una mostra che emoziona: “Abitò con se stesso”.

Quattro gli artisti invitati dal curatore Roberto Capitanio: Riccardo Guarneri, Elio Marchegiani, Gioni David Parra e Carlo Rea, chiamati a lasciare anche parole che scolpiscano quei silenzi, oltre ad opere che inducano a questo agognato ritorno al sacro dopo tanto, troppo materialismo d’oltreoceano. Così nel museo dove sono conservati i reperti originali della distruzione dell’abbazia avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale, si inserisce Parra, a suo agio, senza sforzo, parte di un dialogo ininterrotto, con un Stone Textures in damascato rosa, foglia oro e onice rosa, sotto ad un fregio ad rotellas su marmo che mantiene gli stessi colorismi e luci; in un'altra stanza, un bianco statuario e foglia d’oro, dialoga con le statue dorate dei santi, o un granito nero assoluto e foglia oro, che riprende una scrittura non scrittura, pare il libro aperto del monaco benedicente poco sopra. “Una nuova Fondazione”, scrive Parra- in parole profonde che tracciano una parabola tra la vita della ricerca inesausta dell’artista e quella del monaco. E direi profetiche, visto che, dopo il successo della mostra, il padre Abate ha deciso di allestire una nuova ala del Museo di Montecassino a fulcro e fondazione all’arte contemporanea proprio con le opere di questi primi maestri. E sempre museale è Parra a Genova, selezionato per il progetto di Artejeans.

L’idea di creare un museo del jeans, che preveda un grande nucleo di opere d’arte di maestri contemporanei chiamati ad elaborare una tela jeans Candiani 1.80X2.00 m da un comitato critico (Ilaria Bignotti, Luciano Caprile, Laura Garbarino) selezionato da Ursula Casamonti, si inserisce nel grande progetto di Genovajeans 2021 di Manuela Arata volto a riconoscere il jeans come telo di Genova, già presente nella città dal medioevo, non solo nel vestiario ma anche nelle straordinarie tele della passione esposte al museo Diocesano.

L’opera donata da Parra ai Musei Civici genovesi per questo ambizioso progetto, è ora esposta nella mostra a Villa Croce, dedicata da Anna Orlando e Francesca Serrati, al Blu- il colore più spirituale del mondo, e anche più contemporaneo perché cronologicamente arrivato nella storia dopo il bianco, il nero, il rosso, il giallo, il verde… interessante, infatti, notare che nei testi del mondo antico non è citato o è percepito come nero. Per questa importantissima esposizione che ha visto la partecipazione e il dono generoso di 26 artisti, nella stanza centrale, accanto a Isgrò e Pinelli, la grande opera del Parra, Bladelight Descent/Ascent ha emozionato i genovesi che ci hanno letto un commosso pensiero al crollo del ponte Morandi.

Naturalmente le linee discendenti che recuperano movimento nell’usuale ciclicità dell’ascensione, sono elementi centripeti rispetto al punto di rottura e la riflessione dell’artista sul vuoto che si crea nel centro dell’opera, dove l’elemento marmoreo si spezza per rivelare la foglia d’oro.

Queste nuove serie di opere su tessuto, che recuperano il cromatismo dell’autore come elemento non secondario, improntate su questa ossimorica ciclicità lineare del marmo, che viene derubricato a luce leggera, sono da annoverare tra le opere più alte della produzione dell’artista.

Least but not last, la selezione per il museo di Villa Croce di un’opera del Parra 20x20, intitolata “Caterina’s Horizon” (2020)- dedicata alla Signora dell’arte contemporanea genovese, Caterina Gualco e promotrice dell’iniziativa di donazione di un altro cospicuo lotto di opere, dove è di nuovo il blue ad attrarre nelle sue venature di marmo. Un simbolico cielo-mare tra i tetti di Genova, orizzonte d’oro, visione della collezionista, che dalla sua casa ha guardato sempre oltre i tetti d’ardesia, oltre la contingenza, al di là, “quella scheggia di mare” quello spirituale “gorgo d’azzurro che s’infolta”.

Francesca Boschieri

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