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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Invito alla lettura di una testimonianza bella e sofferta del nostro concittadino Calcesano, Fabio Casella
Nota di ringraziamento

14/3/2021 - 18:11

Nota di ringraziamento

Premessa:
Buongiorno, sono Fabio Casella, ex responsabile tecnico di protezione civile del Comune di Calci, recentemente pensionato. 
Scrivo questa mail affinché, se possibile, sia divulgato il mio ringraziamento al personale sanitario e per far conoscere, attraverso i vostri quotidiani e canali di comunicazione, la mia esperienza col Covid-19 che ha purtroppo colpito -in varie e diverse forme - tutta la mia famiglia.
" Durante la prima ondata pandemica sono morti il fratello di mia suocera e sua moglie.

La seconda ondata ha colpito interamente la nostra famiglia e ha provocato la morte di mia suocera e recentemente anche di mia madre che dalla malattia, nonostante si fosse negativizzata, non si era più ripresa.
Ad esser contemporaneamente contagiati anche io, mia moglie Daniela e nostra nuora di 30 anni. Io, nello specifico, sono stato ricoverato dal 9 novembre 2020 al 15 dicembre2021. Un mese e mezzo in ospedale di cui 13 giorni nel reparto di Terapia Intensiva del Covid Hospital di Santa Chiara. Una volta dimesso ho passato, in quanto positivo a bassa carica, altri 15 giorni inisolamento domiciliare. 
Ci tengo a dire e a far passare il messaggio, specie ai più giovani, che questo virus colpisce diversamente e provoca reazioni diverse in ognuno di noi. Nei giorni di terapia intensiva ho visto di fronte ai miei occhi pazienti intubati, medici correre e compagni di stanza morire.
Quella che non è mai mancata è la sfera umana ed emotiva che si è venuta acreare in quei giorni.

Il reparto di terapia intensiva del Covid Hospital di Santa Chiara è diventato una famiglia. Ho ricevuto continuamente assistenza e, fatta eccezione per i momenti in cui noi pazienti avevamo il casco o eravamo in posizione prona per dilatare i polmoni, si è creata, incentivata in primis da medicie infermieri, una catena di solidarietà umana che si è rivelata un ottimo alleato per combattere la malattia senza lasciar spazio alla disperazione.
Ogni giorno ho ricevuto la vicinanza e il sostegno dei miei familiari, dei compagni di classe delle scuole superiori che, nonostante siano passati ben 48 anni, mi sono stati vicini come fosse passato solo un giorno dal nostro comune percorso scolastico, e degli ex colleghi di lavoro.
Oltre alla malattia e alla lotta per combatterla c'era il pensiero di sapere mia moglie sola a casa, positiva al Covid-19, che nello stesso giorno ha ricevuto la comunicazione telefonica del mio trasferimento in terapia intensiva e della mortedi sua madre, senza poter partecipare neanche al funerale.
Sono stati giorni difficili e se sono riuscito ad affrontarli con fiducia è stato grazie ad una sanità pisana eccellente che, oltre a dedicarmi le cure opportune, non ha mai fatto mancare a nessun paziente la più stretta vicinanza empatica e morale.
Tra i momenti più drammatici e difficili ricordo con dolore e senso di impotenza la recente morte del mio compagno di stanza, del reparto di malattie infettive, nel quale ero stato trasferito dopo la terapia intensiva.

Medico ospedaliero e più giovane di me di quasi 10 anni , la morte lo ha raggiunto dopo quasi due mesi da quando ci siamo salutati, mentre lui veniva trasferito in terapia intensiva ed io ormai in procinto di dimissione.
È una guerra che colpisce tutti, ho visto la sofferenza anche in persone totalmente in salute e voglio sensibilizzare, per quanto mi è possibile, le persone, affinché non siano sottovalutate le conseguenze di un virus che muta e che può colpire in diversificate forme e diverse fasce d'età.
Desidero soprattutto ringraziare per la prontezza, la professionalità e la sollecitudine il mio medico di famiglia, la dott.ssa Elda Neri, che ha compreso immediatamente i sintomi attivando l' Usca e mettendo in moto un monitoraggio quotidiano con saturimetro e macchina della pressione a domicilio. Ogni giorno inviavo i dati alla centrale e quando la dottoressa si è resa conto che l'ossigeno nel sangue si era notevolmente abbassato mi ha immediatamente fatto ricoverare.

Un'efficienza e prontezza della sanità tutta - dalla territoriale alla ospedaliera - mi hanno salvato la vita.


Con la speranza che la mia testimonianza serva a far riflettere e da monito per coloro che sottovalutano le conseguenze di un terribile virus, vi saluto cordialmente e ringrazio. "
Fabio Casella,









Fonte: Fabio Casella
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