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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

#NotizieDalComune #VecchianoLavoriPubblici #VecchianoSport
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Pisa, 17 marzo
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Comune di Vecchiano
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Vallo a far capire al cavolo riscaldato e garzone ritornato .....
. . . lo diceva anche il grande Totò che è la somma .....
. . . . e Calenda Carlo ha rimasto solo. . .
. . .....
. . . in tv c'era uno che diceva che tanti elettori .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
Monza-Cagliari e Gigi Riva

9/4/2021 - 17:57

 L' Hotel Augustus di Via Napo Torriani a Milano il sabato sera diveniva il ritrovo della maggior parte degli arbitri di calcio che avrebbero diretto i numerosi incontri di tutte le categorie della zona milanese.

La domenica mattina era una passerella continua che iniziava con i più giovani che scendevano presto nella hall; alcuni emozionati perché erano alle prime esperienze, poi man mano i grandi che sarebbero andati ad arbitrare a San Siro o a dirigere altri importanti incontri.

I Lattanzi, Menicucci, Bergamo e gli altri big scendevano all'ultimo e di corsa partivano in taxi dopo una breve sosta al bar per un caffé ed un rapido incoraggiamento ai giovani arbitri che attendevano in ansia questo  momento. 

Giancarlo Redini quella domenica era stato designato per Monza-Cagliari, importante gara di serie B in programma nel vecchio e piccolo stadio Sada.

Il mercoledì aveva ricevuto la cartolina e dal colore della stessa capiva al volo se era una gara di A oppure di B in quanto il colore delle missive era diverso.

Il giovedì i giornali pubblicavano l'elenco delle partite ed i relativi arbitri. Non c'era ancora il Quarto uomo. 


Io posso dire di essere stato il primo "quarto uomo" della storia del calcio italiano e vi spiego come accadde.
Aspettai Giancarlo in albergo ed insieme ai suoi due assistenti di linea di Arezzo ci recammo in taxi a Monza.

Con Redini eravamo stati colleghi in Piaggio ed io avevo avuto occasione di vederlo arbitrare anche in altri stadi italiani.

Aveva debuttato in serie A, alla Scala del Calcio ovvero a San Siro, dirigendo Inter-Perugia ultima partita del campionato del 1978  che segnò l'addio al calcio  del grande Sandro Mazzola. 


Arrivati allo stadio mi fece entrare con lui nello spogliatoio dal quale uscii subito per rimanere sempre nel retro della tribuna coperta.

Durante l'incontro mi posizionai sulla panca lato sinistro della porta destra proprio di fronte allo sbocco del sottopasso.

All'epoca non c'erano problemi particolari di accompagnamento e credo che la mia presenza sia stata segnalata anche all' ispettore federale presente ad ogni incontro che relazionerà sulla prestazione della terna arbitrale.

Dal movimento dentro lo spogliatoio mi resi conto che era in corso la chiama che l'arbitro effettuava negli stanzoni delle due squadre.

Gigi Riva era l'accompagnatore del Cagliari ma aveva una squalifica in corso e doveva nascondersi dalla vista del direttore di gara, perché un'eventuale segnalazione di presenza allo stadio avrebbe provocato una ulteriore prolungamento della squalifica.

Entrate le squadre in campo Riva si avvicinò alla porta del sottopasso rimanendo sempre nascosto dietro lo stipite della stessa..

La partita terminò 0-0 e il secondo tempo fu trasmesso dalla rete 2 della RAI come di norma all'epoca.


Passai molto tempo a guardare il mitico Gigi che seguiva con attenzione ed ansia l'incontro; man non lo avvicinai.

Avrei voluto ricordargli che Sandokan Silvestri che lo aveva scoperto e portato a Cagliari era un mio conoscente in quanto ero stato a scuola con un suo figlio.

E vedendolo ripercorrevo con la memoria le immense emozioni che ci aveva fatto vivere indossando la maglia della nazionale con i suoi numerosi e decisivi gol.

E quello scudetto vinto con il Cagliari; impresa storica che forse senza i gravi infortuni subiti poteva anche ripetere.


L'uscita dallo stadio al termine della partita fu tranquilla come del resto lo svolgersi della partita.
A ricordo della memorabile giornata ricevetti in dono i gagliardetti che si erano scambiati prima dell'incontro i capitani delle due squadre
Ripartimmo da Monza in auto con sosta ad un ristorante dopo Bologna sulla A1 in direzione Firenze.

Era il luogo dove si incrociavano di solito gli arbitri nel ritorno alle loro sedi, così la domenica terminò parlando ancora di pallone e curiosità varie nonché qualche immancabile e piccolo pettegolezzo sulle conduzioni dei colleghi e sui commenti già ascoltati sulle reti televisive.


A Cagliari durante i miei giri di lavoro, il mio collega Alberto, mi indicò nella parte alta della città una palazzina dicendomi  "Qui abita il nostro Eroe" . Si, "GIGIRIVA". che era rimasto per sempre da innamorato nella sua Sardegna.


Mi piace terminare riportando due brevi pensieri rilasciati da Riva durante una intervista alla Gazzetta dello Sport: 
 "La Sardegna mi ha subito conquistato.

Quando vedevo la gente che partiva alle 8 da Sassari e alle 11 lo stadio era già pieno, capivo che per i sardi il calcio era tutto.

Ci chiamavano pecorai e banditi in tutta Italia ed io mi arrabbiavo.

I banditi facevano i banditi per fame, perché allora c'era tanta fame, come oggi purtroppo.

Il Cagliari era tutto per tutti e io capii che non potevo togliere le uniche gioie ai pastori.

Sarebbe stata una vigliaccata andare via, malgrado tutti i soldi della Juve.

Dopo ogni partita spuntava Allodi che  mi diceva "Dai, telefoniamo a Boniperti": Ma io non ho mai avuto il miimo dubbio e non mi sono mai pentito. 
 Una volta mi portarono in un paesino, a Seui, in provincia di Nuoro in una casa di pastori.

Sulla credenza della anziana padrona vidi anche una mia foto tra i santini dei suoi genitori. L'amico che mi accompagnava chiese perché c'era quella foto e la donna, senza riconoscermi, rispose. "Quello è buono".


Infine l'ultima curiosità: "Rombo di tuono" ,come lo definì Gianni Brera, era famoso per il piede sinistro.

Dalla foto si evince come anche la natura avesse provveduto a facilitargli questo appellativo fornendolo di un arto notevolmente più grande e potente.


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