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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

Cooperativa Teatro del Popolo- Miglarino
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Massimiliano Angori, Presidente
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Doppio evento a Vecchiano per l'80esimo anniversario della Liberazione d'Italia.
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•Governo Renzi
Presidente Mattarella
•Governo .....
Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Magnifico salvifico silenzio
È il primo maggio, uno splendore
Grazie all'esodo di tutte le persone
che lontane da casa
vivon la percezione
di fruire .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
"Dante, una terzina per volta"
di Stefano Benedetti
GRAZIE, GIOVANNI BOCCACCIO!

21/4/2021 - 12:24



ma qui tacer nol posso; e per le note 
di questa comedìa, lettor, ti giuro, 
s'elle non sien di lunga grazia vòte

(Inf. XVI, 127-129)

Alla fine del Canto XVI dell'Inferno Dante battezza, scolpisce il nome, intesta la sua Opera; la chiama Comedìa (come in greco, con una “m” sola) con l’accento sulla “i”, Comedìa, appunto.

E mentre la nomina, si rivolge in maniera diretta al suo lettore, quasi calorosamente guardandolo negli occhi e lo farà spesso, anche in altri episodi. 


Ma chi è il vero "lettore" di Dante a cui lui si rivolge?
Dante con la Comedìa si sposiziona dal suo precedente lettore tipo che è intellettuale, colto e aristocratico andando verso un pubblico che oggi a pieno titolo potremmo definire borghese, in quanto non sa affatto leggere il latino ma il volgare e basta e fa una professione diversa dall’intellettuale puro, magari fa il politico o il cavaliere o il mercante, un pubblico popolare, diciamo.

Ma la Divina è anche molto di più e specialmente l’Inferno è una storia da raccontare al popolo, a quel popolo che non sa leggere e né scrivere (e non lo saprà fare ancora per secoli) e che quindi sarà fuori da quella che può essere la fruizione e la comprensione di un opera d'arte.

Ma la Nostra è adatta anche per essere raccontata a voce, per essere imparata a memoria o magari cantata (non a caso i tre libri si chiamano Cantiche e i capitoli, Canti) come facevano i cantastorie di una volta e uno di questi fu appunto il Boccaccio che iniziò a leggerne un Canto al giorno a Firenze ma che pare però si fermasse al Canto XVI (proprio quello riportato qui all'inizio) per addotti motivi di salute anche se forse la verità fu che gli fu rinfacciato (dagli intellettuali come lui) di sprecare fiato per un popolo troppo ignorante e grezzo che non si meritava niente.

 

Boccaccio fu uno dei primi grandi estimatori e commentatori della Commedia e tra gli altri ha anche il merito proprio lui stesso di aver coniato l’aggettivo "Divina", aggettivo che a Dante non passò minimamente per la testa e che dalla metà del ‘500 diventerà parte integrante del titolo dell’Opera.

Ma Boccaccio, che vive la generazione successiva a quella di Dante (aveva 8 anni quando il Sommo morì), ha avuto anche altri meriti nei confronti di Dante, tra cui quello di collocare fisicamente vissuta in carne ed ossa la nostra Beatrice inventandone a posteriori generalità e vita reale allo scopo di togliere definitivamente dubbi (e gli occhi della chiesa inquisitrice) da una donna mai esistita che rappresentava qualcos’altro per Dante, per togliere anche ogni sguardo cupo dalla non ortodossia dell'Opera sempre in odore perenne di scomunica. 


Potremmo concludere dicendo che l’opera di Dante è talmente enorme e immensa che nasce e muore col suo Autore.

Con Boccaccio, qualche anno dopo, inizia la sua seconda esistenza, quella che viviamo noi, quella tutt’ora in corso.
Grazie Boccaccio!

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