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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di Riccardo Maini
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Di Umberto Mosso
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San Giuliano Terme, 18 maggio
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di GIOVANNI SANTANIELLO - Intervista a Stefano Ceccanti (La Sapienza)
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Filettole- 21 Maggio ore 17,30
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Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
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Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
di Vincenzo Pino
Bersani ha abolito l’articolo 18

9/6/2021 - 12:32


Avete triturato i cabasisi, Bersani ha abolito l’articolo 18

Gli scienziati che apprendono dagli slogan di piazza o dalle fake dei social sono tutti convinti che l’articolo 18 sia stato soppresso con il jobs act voluto da Renzi.
Se invece avessero consultato la legislazione saprebbero che l’articolo 18 è stato soppresso con legge 92/2012 (articolo uno comma 39 e seguenti).
Capoverso intitolato significativamente , modifiche all’articolo 18 legge 300/1970.
In quel periodo, purtroppo per loro, Renzi era sindaco di Firenze e Bersani era segretario del Pd ma la canea dei falsificatori storici e dei loro ululanti seguaci non perde tempo a studiare ad approfondire ed eventualmente verificare.
Infatti se avessero approfondito ulteriormente il dibattito a sinistra in quegli anni avrebbero letto che l’abolizione dell’articolo 18, era propugnata da Massimo D’Alema che ci fece un saggio su Italiani Europa.
Ed anche Bersani insisteva sul tema richiamando e stigmatizzando la miopia dei sindacati che non capivano, secondo lui, che era solo una parte minoritaria dei lavoratori ad essere tutelata, in particolare quella più anziana.
I grandi riformatori del mercato del lavoro di allora, poi pentiti, si ispiravano al modello della flex security adottato in Danimarca e Vannino Chiti presentò alla bisogna un ddl.
Cesare Damiano ne era entusiasta.
Era il modello propugnato in Italia da Pietro Ichino parlamentare allora Pd.
Un modello che prevedeva per i lavoratori in ingresso un sistema universale di tutele crescenti abolendo il doppio regime tra lavoratori della grande impresa e quelli sotto i quindici.
E prevedeva anche lo sfoltimento e l’abolizione di quelle varietà di rapporti precari che esistevano nel mondo del lavoro.
Tra co.co.co, co.co. pro, lavoratori a partita Iva ed un sistema di tutele omogeneo e di accompagnamento al reimpiego sia per le grandi che per le piccole e piccolissime imprese.
Insomma quello che Renzi realizzò col jobs act , nel Dicembre del 2014, che estese il sistema e la copertura dei diritti.
Tant’è che nel periodo 2015, 2017, furono circa 600mila i lavoratori che passarono da una condizione precaria ad una regolare assunzione contrattuale secondo il sistema appunto delle tutele crescenti. Su circa un milione di nuovi assunti.
E non a caso quando si è intervenuto a stroncare situazioni di precarietà si è utilizzata la legge 183/2014 in particolare l’articolo 2. Il jobs act appunto.
Com’è avvenuto per i riders con sentenze che richiamano l’aggancio con l’articolo richiamato e mettono in mora i contratti di settore stipulati per quelle categorie di lavoratori.
Prima nella aule di giustizia a Torino, poi a Palermo ed infine a Milano.
Ma andate a spiegare tutto questo a chi slogheggiando continua a professare che Renzi avrebbe abolito l’articolo 18 per il lavoratori in servizio..
Falsità delle più ignobili, visto che le norme del jobs act valevano per i nuovo lavoratori assunti dopo il Marzo 2015.
Ovvero che il jobs act abbia esteso il precariato, mentre risulta la norma più utilizzata per abbatterlo.
Con buona pace di quelli che volevano abbattere il jobs act, affidandosi al decreto dignità di Di Maio.
Quello il cui primo impegno era la stabilizzazione dei riders ma che non ha fatto nulla a proposito.

Fonte: Vincenzo Pino
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27/7/2022 - 19:03

AUTORE:
Massimo

...il Jobs act era talmente buono che la Corte costituzionale lo ha letteralmente cancellato. E pure la Corte Europea.

27/7/2022 - 14:18

AUTORE:
Marcello

Sig. Masssimo dovrebbe leggere meglio la legge in quanto esiste il comma 39 all'articolo 1 della legge 92/2012 che linko di seguito:

https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2012/07/03/012G0115/sg

E che incollo qui sotto precisando che l'articolo spiega anche di leggere quelli seguenti. Ci sono anche tabelle esplicative in giro per internet che mostrano le differenze tra l'art.18 originale, quello modificato dalla Fornero nel 2012 e quello migliorato da Renzi basta cercare. Di seguito il comma 39:

39. Il termine di cui all'articolo 6, secondo comma, primo periodo,
della legge 15 luglio 1966, n. 604, come modificato dal comma 38 del
presente articolo, si applica in relazione ai licenziamenti intimati
dopo la data di entrata in vigore della presente legge.

Buona lettura.

10/6/2021 - 23:51

AUTORE:
Massimo

Ho letto e riletto la legge 92 del 2012, governo Monti, ma il comma 39 all' art 1 non esiste.
Esiste questo però :

"42.All'articolo 18 della legge 20 maggio 1970, n. 300, sono apportate le seguenti modificazioni:a)la rubrica è sostituita dalla seguente: «Tutela del lavoratore in caso di licenziamento illegittimo»; b)i commi dal primo al sesto sono sostituiti dai seguenti:«Il giudice, con la sentenza con la quale dichiara la nullità del licenziamento perché discriminatorio ai sensi dell'articolo 3 della legge 11 maggio 1990, n. 108, ovvero intimato in concomitanza col matrimonio ai sensi dell'articolo 35 del codice delle pari opportunità tra uomo e donna, di cui al decreto legislativo
11 aprile 2006, n. 198, o in violazione dei divieti di licenziamento di cui all'articolo 54, commi 1, 6, 7 e 9, deltesto unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modificazioni, ovvero perché riconducibile ad altri casi di nullità previsti dalla legge o determinato da un motivo illecito determinante ai sensi dell'articolo 1345 del codice civile, ordina al datore di lavoro, imprenditore o non imprenditore, la reintegrazione del lavoratore nel posto di lavoro, indipendentemente dal motivo formalmente addotto e quale che sia il numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro. La presente disposizione si applica anche ai dirigenti. A seguito dell'ordine di reintegrazione, il rapporto di lavoro si intende risolto quando il lavoratore non abbia ripreso servizio entro trenta giorni dall'invito del datore di lavoro, salvo il caso in cui abbia richiesto l'indennità di cui al terzo comma del presente articolo. Il regime di cui al presente articolo si applica anche al licenziamento dichiarato inefficace perché intimato in forma orale.Il giudice, con la sentenza di cui al primo comma, condanna altresì il datore di lavoro al risarcimento del danno subito dal lavoratore per il licenziamento di cui sia stata accertata la nullità, stabilendo a tal fine un'indennità commisurata all'ultima retribuzione globale di fatto maturata dal giorno del licenziamento sino a quello dell'effettiva reintegrazione, dedotto quanto percepito, nel periodo di estromissione, per lo svolgimento di altre attività lavorative. In ogni caso la misura del risarcimento non potrà essere inferiore a cinque mensilità della retribuzione globale di fatto. Il datore di lavoro è condannato inoltre, per il medesimo periodo, al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali.Fermo restando il diritto al risarcimento del danno come previsto al secondo comma, al lavoratore è data la facoltà di chiedere al datore di lavoro, in sostituzione della reintegrazione nel posto di lavoro, un'indennità pari a quindici mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto, la cui richiesta determina la risoluzione del rapporto di lavoro, e che non è assoggettata a contribuzione previdenziale. La richiesta dell'indennità deve essere effettuata entro trenta giorni dalla comunicazione del deposito della sentenza, o dall'invito del datore di lavoro a riprendere servizio, se anteriore alla predetta comunicazione.

E continua ancora...
Quanto a D'alema diceva questo :
"”Io sono convinto che l’ art. 18 vada difeso. Ma non c’e’ come tema del congresso una divisione su questo punto. Anche perche’ – sostiene D’ Alema – questa polemica finisce per oscurare il vero problema. Quell’ art. 18 protegge una minoranza dei lavoratori italiani. La totalita’ dei giovani ne e’ esclusa, cosi’ come i parasubordinati, i dipendenti delle aziende sotto quindici dipendenti”. Quindi ”noi dobbiamo scrivere la Carta dei Diritti del nuovo lavoro, per tutelare quelle masse di lavoratori che sono fuori dallo Statuto”. E ancora: ”E’ un errore farsi chiudere sulla difensiva dai falsi modernizzatori”

Bersani diceva questo :

" (ASCA) - Roma, 2 apr - Il testo Fornero sull'art. 18 puo' essere cambiato ''tutti insieme'', con l'approvazione dell'intera riforma del lavoro entro il 6 maggio, prima delle elezioni amministrative. Lo chiede il segretario del Pd Pier Luigi Bersani in un colloquio con Repubblica, lanciando di fatto un appello al presidente del Consiglio Mario Monti.

Bersani e' ottimista: ''Io vedo - dice - la possibilita' di un punto di caduta condiviso in Parlamento e lo scenario di un incaponimento del governo non lo prendo nemmeno in considerazione''.

Il segretario del Pd e' sicuro che ''un'intesa sia vicina'' e che per trovarla basti un ''po' di senso di equilibrio''. Insomma, quella messa a punto dal governo sul lavoro e' ''una buona riforma se si corregge qualche aspetto''. Bersani si dice e' pronto a mettere sul tavolo della trattativa alcune delle richieste del Pdl sulla ''flessibilita' in entrata, soprattutto se si tratta di alleggerire un certo carico burocratico''.

Per il segretario del Pd questa la mediazione possibile: ''Almeno in un ramo del Parlamento vorrei chiudere la sostanza del problema anche prima del 6 maggio, prima delle amministrative; non si puo' lasciare per aria questo tema per troppo tempo, nessuno ci guadagna a perdere giorni''.

Comunque tranquillo Pino ( o Vincenzo ), per la Leopolda 2021 posto assicurato...