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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
. . . il plenipotenziario di Fi, Tajani, ha presentato .....
Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Quattro divise per una causa persa.

30/6/2021 - 22:11


Ho trovato questo libricino in un mercatino molto tempo fa, edito nel 2000 da Tecnostampa srl- Sutri (VT).
È la rocambolesca storia di un soldato che cambia per quattro volte la divisa, dal settembre 1942 all’aprile 1945.

Chi è quel soldato? Un vecchianese: Luigi Carelli detto Eolo.
All’inizio dice di avere vent’anni, quindi doveva essere del ’22 e averlo scritto a ottant’anni circa, abbastanza lucido per essere veritiero.
La sua avventurosa vita militare comincia con un approccio duro con la diversa visione della realtà:

 

“Sono chiamato alle armi, destinazione S. Maria Capua Vetere, arruolato nella compagnia Genio Radio Telegrafisti. Cinque mesi di scuola teoria e pratica con radiotrasmittenti e riceventi da campo, sono promosso a pieni voti, anche perché avevo già fatto scuola R.T. nel pre-militare.
La svolta del mio destino di militare, si è verificata nel giorno della parata militare; era arrivato il Generale di Corpo di Armata quel giorno. Quel giorno naturalmente tutti in divisa perfetta ed io avevo le scarpe malandate, ed al tenente di servizio gli dico che ho le scarpe rotte, e se mi manda in magazzino per un paio di scarpe nuove. Allora mi dette le scarpe e mi disse che quando era finita la parata le dovevo riportare indietro.
Rimasi sorpreso da quelle parole, e mi venne subito in mente, quello che veniva detto in giro, cioè che Mussolini quando andava in visita nei porti e negli aeroporti, si riempivano di nuovi aerei provenienti da altre parti, e così si usava l'inganno per far vedere che eravamo forti e che i soldati erano ben vestiti e ben nutriti. Così anche il maresciallo ordiva un inganno verso il generale pensai questo è tradimento vero e proprio un imbroglio e, ribellandomi dissi al maresciallo: "se le può tenere, io alla parata vado con le scarpe rotte!".
Ciò non avvenne perché il mio tenente mi disse di stare in caserma consegnato. Venne l'ora del rancio anch'io mi recai a prenderlo, c'era il generale che ispezionava il rancio, e quando fui davanti al cuciniere che mi dava il rancio, il generale mi chiese se avevo obbiezioni da fare sul rancio, così io dissi semplicemente: "Generale oggi è un rancio speciale, perché c'è stata la parata non è così gli altri giorni, anche perché vede io non sono potuto venire alla parata perché avevo le scarpe rotte, mi avrebbero dato sì le scarpe nuove, ma dovevo portarle indietro finita la parata."
QUESTA VERITA' CHE IO DISSI MI COSTÒ DOPO POCHI GIORNI IL TRASFERIMENT0 PER BARI, DESTINAZIONE MONTENEGRO DIVISIONE PERUGIA.”[…]
 
Da Bari  trasferimento nel Montenegro con notizie di camion ronde e una bel quadretto con sorpresa:


[…] Arrivammo finalmente a Cettigne e anche se mi era passata la paura, tirai un sospiro di sollievo. Cettigne, una città non molto grande, situata in una zona impervia e montagnosa mi dava l'impressione di essere una borgata di montagna più che in una città. Mi ricordava il luogo dove era nata la nostra Regina Elena, e a proposito colsi l'occasione alla mia prima libera uscita per andare a visitare la reggia, rimasi deluso era un palazzotto che a prima vista mi ricordava quei rustici delle fattorie toscane. Un giorno ebbi una sorpresa molto piacevole, arrivò alla nostra caserma una Campagnola FIAT con sopra quattro carabinieri, ed alla guida c’era mio zio (fratello di mia madre) che aveva saputo tramite i miei familiari che ero a Cattigna e così mi venne a cercare. Certo corse un bel rischio! Lui era dislocato a Podgarisca a 50 km da Cattigna ed aveva dovuto attraversare molte zone pericolose. Passai tutta la giornata con lui che mi aveva portato anche delle sigarette ed ero felicissimo perché dopo tanto tempo avevo visto uno della mia famiglia. Dico uno della mia famiglia perché lui era di Genova una volta sfollato sfollato venne con la sua famiglia in Toscana ad abitare nella nostra casa.
Questa fu una bellissima giornata per me, diversa dalle lunghe e noiose passate fino a quel momento. […]

 

Poi Eolo continua con il suo continuo spostamento in Albania con il problema dei partigiani, sia italiani che iugoslavi che facevano innumerevoli vittime di soldati italiani ancora sotto la divisa del fascismo e nello stesso tempo di reparti tedeschi che rastrellavano le milizie italiane ormai nemiche. Ed ecco che salta fuori l’innato spirito popolare toscano:
[…] Verso sera arrivammo a destinazione la località era Ragusa, centinaia di militari italiani. Non essendo più disponibili le baracche noi fummo alloggiati (essendo in riva al mare) nelle cabine dei bagni. Io personalmente gradii questa sistemazione perché essendo nel mare faceva molto caldo e avevo la possibilità di fare qualche bagno in mare. Fummo divisi in squadre, dovemmo consegnare ognuno i nominativi della propria squadra; io al mio amico di cabina dissi: "facciamo anche noi la nostra squadra!" facendo inconsciamente una rischiosa beffa ai tedeschi. infatti autonominandomi sergente feci una lista di 10 uomini, con nomi fasulli pensando che tanto in quella baraonda non avrebbero mai verificato. Così potei avere viveri in natura che erano poi dei nostri magazzini militari che giornalmente ritiravo per 10 persone (ed eravamo solo in due). Cucinavamo fuori sulla spiaggia, mi ricordo che ogni tanto qualche pentola saltava in aria perché con il fuoco la sabbia si surriscaldava e i proiettili sotto la sabbia esplodevano e così qualcuno saltava anche il pasto. Dato che il cibo era in abbondanza, davo sempre ai miei commilitoni da mangiare che stupiti mi chiedevano: "Come fai ad avere tanto mangiare?" ed io rispondevo "prendetelo e state zitti se ne volete ancora!".
Gli avvisi che i tedeschi avevano dato, io sapevo quando la mia squadra doveva intervenire cosicché presi una decisione: di prima mattina andai dal Lager Fhurer, denunciando la fuga della mia squadra e che ora eravamo solo in due. Il Lager Fhurer si mise a sbraitare in tedesco ed io non capii niente ma intuivo ciò che diceva (mi ero messo in un bel pasticcio). Fece subito sguinzagliare un reparto alla ricerca dei fuggiaschi setacciando tutta la città per tutto il giorno senza ovviamente trovare nessuno.
 A dire la verità credevo che il Fuhrer (tanto era incazzato con me) mi avrebbe fatto qualcosa di brutto, mentre invece la passai liscia e fra me pensavo: "Ho avuto una bella soddisfazione per aver beffato cosi i tedeschi, proprio loro che si sentivano superiori, specie nel campo dell'organizzazione!". Dopo pochi giorni fummo radunati e divisi in grossi scaglioni, così capimmo che la partenza per un 'altra destinazione era vicina. […]

 
Rientrato a Trieste il nostro viene sballottato dal Genio alla Marina, dai radiotelegrafisti a marinai della X MAS, finché ad Arona incontra LEI, Maria Antonietta:
 
[…] Maria Antonietta era una bella e brava ragazza aveva una cascata di capelli  ricci castani che sembravano finti tanto che un giorno le domandai se si era fatta la permanente, lei mi rispose un po’ risentita: "No! Sono naturale!" ed io "Scusa", mi avvicinai a lei e abbracciandola la baciai. Lei rimase sorpresa ma in quel momento tenendoci abbracciati convenimmo che eravamo innamorati reciprocamente. Certo che quello che avevo pensato appena arrivato ad Arona si era avverato e ne ero orgoglioso, per essermi innamorato di una bella e brava ragazza di Arona. […]
 
 
L’unione durò poco perché “l’Italia chiamava” ed Eolo dovette ripartire per la Jugoslavia, poi Trieste, Venezia, Bologna, con incontri non sempre piacevoli finché:  
 
[…] Partimmo da Bologna per Firenze e da qui per Pisa. Da Pisa a Vecchiano a piedi, naturalmente, che era distante 8/9 km, ma impegnammo poco tempo per arrivare perché l'ansia ed il desiderio di rivedere i miei era incalcolabile, dopo tutte le tragiche avventure che avevo vissuto. I primi a vedere furono il mio cugino Giuliano ed il suo babbo Menotti e la mamma Edola a cui gli presentai il mio amico Tollari e gli chiesi se potevano ospitarlo per qualche giorno. Accettarono e di corsa andai a casa mia per riabbracciare finalmente i miei familiari. Prima di tutti salutai la nonna poi mio padre mia sorella Maria Grazia, Luciano, Romano, mancava Sergio che era prigioniero in Austria. Gli presentai poi il mio amico Tollari.
Passammo diversi giorni a Vecchiano riposandoci un po’. Ma nel paese c'era già un movimento di partiti che cercavano di accaparrarsi proscritti man mano che arrivavano i dispersi e partigiani di guerra e deportati. Che dominavano la scena era il partito repubblicano d'Italia, a cui io mi iscrissi e così anche il mio amico che poteva ora avere un documento di riconoscimento abbastanza valido. Io ed il mio amico Tollari avevamo il desiderio di tornare a Milano per trovare la sua fidanzata ed io ad Arona per trovare la mia. […]
 
[…] Andai a casa dalla mia Fidanzata, suonai il campanello e proprio lei venne ad aprire la porta, appena mi vide per poco non svenne, vedermi conciato in quel modo dopo quel disastroso viaggio, ma poi mi abbracciò ed anch'io contemporaneamente l'abbracciai; ci tenemmo stretti a lungo e “ADESSO" le dissi: "NON CI LASCIEREMO MAI PIÙ".
 Così dopo tante disavventure di una guerra non avesse mai fine, finalmente il destino ha voluto che arrivasse un lieto fine.
 
Che fine ha fatto Maria Antonietta?

E Luigi? È rimasto ad Arona o è ritornato a Vecchiano?


(Eolo è quello in mezzo con il cappello)
 
 
 
 
 
 


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10/7/2021 - 16:25

AUTORE:
Tonio

Se Eolo era di Vecchiano, con tutti i parenti che si ritrovava non ci sarà più nessuno della sua famiglia che conosce questa storia e sa fornire qualche risposta...sì perché ora sono curioso come una scimmia!