Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi. Il ricercare informazioni e documenti ha richiesto un grandissimo impegno per Franco, ricompensato dall'interesse dimostrato dai lettori, decisamente significativo.
Sei mesi di governo Draghi, promossi e bocciati
Quali sono i ministri che tutti apprezzano e quali quelli di cui si farebbe volentieri a meno
Sei mesi di governo Draghi, promossi e bocciatiA sei mesi dall’insediamento del suo governo, Mario Draghi riceve pagelle con voti altissimi dall’Europa, dalle istituzioni internazionali, dai mercati. E dal gradimento degli italiani che lo mettono in prima posizione davanti ai leader politici onnipresenti nei talk show televisivi.
“In Italia Draghi non si discute, si ama; un po’ come la squadra del cuore. Ma lo stesso non si può dire di tutta la sua variopinta compagine di Palazzo Chigi”, scrive Alessandro Giuli su Libero.
Ha ragione. La cronaca delle ultime settimane ha messo in luce nel Consiglio dei ministri personalità in forte crescita e d’indiscutibile caratura come Vittorio Colao (Innovazione tecnologica e transizione digitale), l’ottimo ministro dell’economia Daniele Franco, il campione di autorevolezza Roberto Cingolani, alla transizione ecologica.
E la bravissima ministra della famiglia Elena Bonetti, cui si deve il nuovo assegno universale per i figli, snobbata dalla grande stampa nonostante il carico di lavoro sulle spalle. Viene apprezzato da tutti i sondaggi anche il ministro Renato Brunetta, artefice di una coraggiosa riforma del reclutamento pubblico, mentre la riforma Marta Cartabia spazza via l’indecenza del “fine processo mai” riscuotendo il plauso unanime di tutta la comunità giuridica. C’è però un corpaccione di ministri che risultano al di sotto del loro potenziale, e forse delle aspettative del momento.
E ci sono tre figure su cui oggettivamente pesa un giudizio negativo. Lo si desume dai social network come dai grandi editoriali, e lo si riscontra nero su bianco sui sondaggi e gli indici di gradimento.
Li citiamo in volata, riportando ancora il giudizio di Alessandro Giuli: meriterebbero “la medaglia di piombo” Luigi Di Maio, il grande assente anche nella crisi afgana, ritratto in spiaggia a ridere e scherzare durante le ore drammatiche della cacciata dell’ambasciatore italiano da Kabul.
Ma anche Patrizio Bianchi (Istruzione); Andrea Orlando del Pd (Lavoro) e Stefano Patuanelli del Movimento Cinque stelle (Politiche agricole, alimentari e forestali). Abbiamo un governo invidiabile con almeno quattro ministri di cui si potrebbe fare a meno.