Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Arriviamo al terzo appuntamento con le "nostre storie" e, come preannunciato, si entra nel vivo con la figura predominante nel territorio e nella famiglia Salviati, Scipione Borghese, Duca Salviati.
In questo articolo Franco Gabbani prende in esame l'intero arco di vita (dalla nascita nel 1823 alla morte nel 1892) di colui che ha rappresentato per quarant'anni la figura del "Padrone" nel Comune di Vecchiano.
Una descrizione attenta e circostanziata delle vicende del territorio e quelle famigliari, ma anche con precisi riferimenti alla storia italiana ed europea dell'800.
La foto è di Villa Salviati ed appartiene alla collezione privata di Umberto Micheletti. La struttura esterna fu completata nel 1866 da Joseph Antoine Froelicher.
Sandro Petri
IL “PADRONE” E IL SUO SECOLO:
DON SCIPIONE BORGHESE DUCA SALVIATI
di Franco Gabbani
Don Scipione Borghese Duca Salviati muore a Roma il 15 Giugno 1892. Con lui scompare colui che per quarant’anni, nel territorio del comune di Vecchiano, aveva rappresentato la figura del “Padrone”.
Cercherò di dare una parziale immagine di quella che fu, a mio avviso, una delle figure più rilevanti di Casa Salviati, rilevante, intendo, non solo in riferimento alle vicende interne di questa famiglia ma per la storia del nostro territorio e quindi delle sue comunità.
Nell’articolo precedente ho parlato di come Francesco Borghese, padre di Scipione, avesse creato una primogenitura per questo suo terzo figlio maschio, stabilendo i beni che ne avrebbero dovuto far parte e ottenendo da Leopoldo II, Granduca di Toscana, il privilegio per Scipione di assumere il titolo di Duca e il cognome della nonna paterna: da Scipione discende così l’attuale famiglia Salviati.
Scipione Salviati, nato a Parigi nel 1823, sposa nel 1847 Arabella FitzJames dalla quale avrà quattro figli: Isabella, Francesca, Antonino e Maria Enrichetta. Nel 1850, con atto notarile, Marcantonio Principe Borghese e Camillo Borghese Principe Aldobrandini, assegnarono e trasferirono al fratello, Scipione Borghese Duca Salviati, le tenute di Migliarino e di Vecchiano.
Scipione è un uomo molto colto, di grandi risorse finanziarie, interessato ai progressi tecnologici sia nel campo agronomico sia in quello idraulico. Dedicherà molte attenzioni alle proprietà di Migliarino e di Vecchiano, dove, quando è in Italia, passa molto del suo tempo per controllare l’andamento delle varie attività.
Si rende così conto di abusi immensi, uno sciupio enorme, tanto che scrive: “l’Agente responsabile lascia rubare perché non vede o perché non vuol vedere”.
E’ deciso a fare pulizia, a porre rimedio ad una tale situazione e, a questo scopo, assume nel 1850, come primo fattore, Niccola Marcangeli, del quale scriverà “il suo modo riservato e franco mi piace e spero che con lui potremo andare d’accordo” (resterà nella tenuta fino ai primi anni del ‘900). Cambia anche una buona parte degli impiegati affinché il fattore abbia piena fiducia nei suoi sottoposti.
Introduce un regolamento per ogni momento delle diverse attività svolte all’interno delle tenute: ogni dipendente deve agire esclusivamente nell’ambito delle proprie attribuzioni sotto la immediata dipendenza di un Ministro o di un Fattore, nel quale è pur necessario che faccia centro ogni faccenda o interesse dell’azienda, e che tutti scrupolosamente vi dipendano, onde nei provvedimenti e disposizioni che le circostanze consigliassero di adottare non abbiano a mancare quei risultati che dalle medesime si attendono a vantaggio dell’Amministrazione.1
Interviene, poi, sull’Amministrazione della macchia fissando i compiti dell’Agente Forestale, delle guardie e di tutti i lavoranti (scuotitori, raccattini, spinatori, ruscolatori, barrocciai che portavano le pine alla mandria). Quanto alla macchia va sottolineato che Scipione mostra ancora una volta il suo grande interesse per Migliarino.
Decide, infatti, in vista di un profitto futuro, di rinunciare ai guadagni derivanti dall’allevamento del bestiame, affrontando le incognite di un bosco tutto da creare. Fa arrivare dall’Alsazia un giovane forestale che si è formato in una delle più importanti scuole selvicolturali d’Europa: Giorgio Keller che inizierà il suo rapporto con la Casa Salviati nel 1851.
Keller porterà a termine un’impresa straordinaria facendo nascere, su terreni paludosi e bonificati, una delle più belle pinete create dall’uomo modificando l’ambiente.
Su Keller e sulla trasformazione della macchia da lui realizzata vale la pena di riportare un passo della lettera scritta da Niccola Marcangeli, nel Luglio 1889, al Duca Scipione Salviati, riguardo alla visita del Re, Umberto I, a Migliarino:
(….) Nella escursione fatta dal Giardino per il Chiusetto di Pollini e del Cateratte fino ai Montioni il Re ha rivolte al capo guardia una serie di domande ed osservazioni desiderando spiegazioni ed informazioni su tutto. L’impressione che ne ha ricevuto l’ha confermata nella sua favorevole opinione che la macchia di Migliarino può servire di modello a quello delle sue tenute.2
Scipione Salviati introduce anche tutta una serie di Documenti e Registri dove ogni dipendente, a seconda dei compiti che gli erano stati affidati, annoterà quanto fatto e quanto visto durante il giorno. Dei registri il più importante per noi risulterà il “Giornale del Fattore” perché grazie ad esso è stato possibile ricostruire quello che giornalmente accadeva nei poderi e nella Casa dell’Amministrazione. Era attraverso il giornale, dove erano annotate tutte le operazioni, che si arrivava ai “saldi”, alla chiusura dei conti annuali fatta in presenza dell’Amministratore Centrale.
I saldi si chiudevano con il calcolo del credito o del debito per ogni famiglia colonica.
Il saldo del conto colonico in particolare avrà grande importanza, sarà infatti uno degli elementi in base al quale il padrone autorizzerà o negherà il consenso alla celebrazione del matrimonio di uno dei componente la famiglia del colono. (Le norme che regolavano il matrimonio nelle Tenute Salviati saranno ampiamente trattate in un prossimo articolo).
Scipione Salviati ha rappresentato, in sostanza, l’uomo nuovo, l’uomo moderno, la nuova figura di proprietario terriero che assunse caratteri imprenditoriali, introducendo mutamenti significativi nell’economia agricola del territorio.
Seppe, a mio avviso, recepire e mettere in atto le innovazioni che l’Accademia dei Georgofili e il “Meleto”, l’azienda agraria di Cosimo Ridolfi, proponevano in materia di agronomia, selvicoltura ed economia agraria.
Puntò sul Fattore per migliorare al tempo stesso proprietario e contadini. Il Fattore infatti si poneva come ponte che prendeva ordini dal primo e che sapeva però anche ascoltare le voci di consiglio e di protesta dai secondi.
Fu consapevole, perciò, della necessità di circondarsi di un Fattore e di un agronomo veramente competenti in agricoltura e nella selvicoltura, e ebbe la fortuna di trovarli in Niccola Marcangeli e in Giorgio Keller.
Vale la pena di aggiungere che il fine che intendeva perseguire era, senza alcun dubbio, quello di una maggiore redditività delle sue fattorie, ma con un occhio sempre attento a tutti gli aspetti della vita dei suoi coloni, consapevole che migliori condizioni di vita erano la premessa indispensabile per un loro maggiore impegno nella conduzione dei poderi.
Attraverso l’Archivio Salviati, come vedremo sempre meglio, possiamo ricostruire anche l’impatto sui nostri territori degli avvenimenti storici che hanno interessato l’Italia dell’Ottocento.
Il 1848 è un anno denso di avvenimenti: Leopoldo II di Toscana concede la Costituzione, Carlo Alberto concede lo Statuto Albertino nel regno di Sardegna, Pio IX concede lo Statuto, Milano insorge contro l’Austria dando avvio alle “cinque giornate” che causano un vero e proprio sconvolgimento politico nella penisola italiana. A Roma nel 1849, nasce la Seconda Repubblica3 che ha vita breve, dal 9 febbraio al 4 luglio, a causa dell’intervento dei Francesi che ristabilisce l’ordinamento pontificio. In quegli anni Scipione Salviati è un giovane appartenente alla nobiltà romana, minacciata nei suoi privilegi. Il Duca, che sarà sempre fedele al papato segue il Papa nella sua fuga a Gaeta, ripara poi in Francia e rientrerà a Roma solamente con la restaurazione del potere temporale.
Dopo la conquista di Roma (20 settembre 1870) da parte dell’esercito italiano, sarà fondatore e promotore della Società primaria romana per gli interessi cattolici, svolgerà, inoltre, un ruolo di primo piano nel Comitè de défense catholique di Ginevra, l’organizzazione segreta internazionale dei cattolici europei che operava per la restaurazione del potere temporale e l’instaurazione del Regno sociale di Gesù Cristo.
Don Scipione Salviati, tuttavia, merita di essere ricordato anche e soprattutto per le sue iniziative filantropiche: prima, per importanza, la nascita dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma.
Insieme alla moglie, Arabella FitzJames, colpiti dal fatto che i bambini venivano ricoverati nelle stesse corsie degli anziani, promuovono la nascita di un ospedale pediatrico sul modello dell’Hopital des Enfants Malades di Parigi. L’ospedale viene fondato nel 1869 in via delle Zoccolette nel rione Regola, in una casa di proprietà Salviati: sono pochi letti affidati alla cura delle Figlie della Carità San Vincenzo de’ Paoli.
Ben presto ai due fondatori si affiancano amici e benefattori che contribuiscono al sostegno dell’ospedale e alla sua crescita. E’ su proposta del Duca Scipione Salviati che nascono anche “I dormitori economici”.
All’interno della tenuta, sempre con il duplice fine di avere famiglie di contadini soddisfatte del loro stato e di assicurare il buon andamento della sua amministrazione, crea tutta una serie di strutture vantaggiose e per il tempo di lavoro e per il tempo libero. Nel 1858 chiama a Migliarino le Suore della Carità San Vincenzo, che Adele de la Rochefouchauld, madre del duca, aveva visto operare a Parigi, e alle quali viene affidata l’assistenza di tutti gli abitanti del paese.
Le suore visitano i poveri, assistono gli ammalati, accolgono bambini, aprono un asilo per l’infanzia che permetterà alle madri di apportare il loro aiuto nel lavoro del podere, libere dalle incombenze per i figli.
Dopo l’asilo viene aperta la Scuola Elementare ed una scuola di cucito (questa iniziativa riveste grande importanza se si considera che, a metà ‘800, nel comune di Vecchiano non c’erano scuole pubbliche ).
Alle suore è affidata anche la gestione della farmacia e di un piccolo ospedale.
Scipione Salviati sarà sempre attento a tutti gli aspetti e a tutti gli avvenimenti che interessano la vita delle persone che vivono all’interno delle sue tenute.
Questo avviene anche in occasione del diffondersi del morbo asiatico, nel 1855. Preoccupato, riteniamo, non solo di mantenere la buona salute dei suoi sottoposti, ma anche per le negative conseguenze che potevano derivarne all’economia delle sue amministrazioni, invita a Migliarino il Prof. Vincenzo Centofanti un medico illustre, al quale, tra l’altro, scrive:
(…) c’è bisogno di un medico, vi è anche forse più bisogno di una persona che verifichi in tutte le famiglie della Tenuta quelle misure igieniche che valgono forse più a prevenire la malattia. Conoscendo e la sua affezione per Migliarino e la fiducia che molti di quei contadini hanno in Lei vengo a domandarle se Ella potrebbe assistere queste famiglie. La casa mia a Migliarino è a sua disposizione ed Ella vi si potrebbe stabilire finché insiste la presente influenza, provvedendo anticipatamente alla farmacia di Pisa tutti quei medicamenti che possono occorrere. Quando Ella Preg.mo Professore starà a Migliarino la pregherò di fare subito una visita scrupolosa. Se vi sono casi che abbiano bisogno di essere disinfettati, l’agente farà eseguire i suoi ordini. Se troverà famiglie miserabili può comprarsi quei cibi sani occorrenti. L’agente farà sul suo ordine buoni di carne o di riso o di tutt’altro in quella quantità che Ella crederà (…)4
A Scipione Salviati si deve, anche, la realizzazione della villa padronale per la quale, considerando i suoi legami familiari, scelse un progetto francese. A questo proposito riporto quanto si legge in un volume degli anni ’20 del ‘900 dedicato al Comune di Vecchiano:
nei pressi della via Emilia, sorge la sontuosa Villa Ducale, una delle più belle ville italiche, in mezzo ad un magnifico parco naturale, sul limitare della splendida pineta che, oltre il Serchio, si congiunge a quella Reale di S. Rossore ed a nord raggiunge Torre del Lago. In vicinanza della Villa sorgono il Palazzo dove ha sede l’Amministrazione e le altre dipendenze: le Cantine, il Molino, la Scuola e la Chiesa onde pare che il Migliarino di Vecchiano, se si vuole distinguere da altre località omonime, si dovrebbe nominare propriamente Migliarino Salviati.5
Qui mi fermo, ma la figura di Scipione Salviati presenta molti altri aspetti interessanti che saranno trattati in seguito.
1 Scuola Normale Superiore – Archivio Salviati: Pacco N. 1 Documento N. 18
2 S. N. S. – A. S. Pacco N. 4 Documento N. 100.
3 La I Repubblica Romana (1798 – 1799) fu proclamata dopo l’occupazione di Roma e dei territori dello Stato Pontificio da parte dell’esercito francese.
4 S. N. S. – A. S., Filza A, Documento B.
5 A. Bechini, Vecchiano e il suo Comune, Tipografia Ferdinando Simoncini, Pisa 1929.