Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Il melograno, per via dei suoi frutti – dai chicchi rossi color del sangue che dal molteplice si associano a comporre un’unità – simboleggia fertilità, vitalità e abbondanza, ma anche e soprattutto morte e rinascita.
Io lo considero l’albero della vita, quello che ha fatto sì che nascessero le stagioni, quindi la natura. Mi sono sempre dilettato di mitologia greca e qui ho trovato la conferma del mio pensiero.
Ogni popolo, moderno o antico che sia, ha legato a questa pianta una sua simbologia e intrecciato con lei storie e racconti che si perdono fra il mito e la realtà. Una delle storie più interessanti e forse conosciute riguardanti quest’albero dai caratteristici frutti a forma di pomo, ricchi al loro interno di semi rosso rubino, affonda le proprie radici nella mitologia greca e riguarda la storia della dea Persefone. Il mito racconta che Ade, re degli Inferi, non riuscendo a trovare nessuna dea disposta a sposarlo, nonostante disponesse di infinite ricchezze, decise di rapire la bella Persefone, figlia della sorella Demetra. Quest’ultima, colta dalla disperazione per il rapimento della figlia, chiese aiuto a Zeus. Il re degli dei però non riuscì a portar via Persefone dal regno degli Inferi perché la bella dea aveva mangiato dei chicchi di un frutto di melograno offertole da Ade, ignorando il fatto che chi mangia dei frutti nel regno dei morti è vincolato a permanervi per sempre. Zeus però riuscì a far trovare un accordo tra Ade e Demetra. Poiché Persefone aveva mangiato soltanto sei chicchi di melograno sarebbe rimasta negli Inferi solo per sei mesi all’anno, durante l’autunno e l’inverno, per trascorrere il resto sulla terra, insieme alla madre, cioè la primavera e l’estate.
Così la canta Garcia Lorca:
È la melagrana profumata
un cielo cristallizzato.
Ogni grana è una stella
Ogni velo è un tramonto…….
Io nel giardino ho un minigrano!
Non mangio i suoi frutti e a casa ho sempre primavera!