Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Leopolda 11 ha chiuso i suoi lavori. Per tre giorni, in presenza o da casa, chi ha seguito i suoi lavori ha potuto apprezzare l’avanzamento di un processo di costruzione di un pezzo notevole di classe dirigente del futuro.
È un gruppo dirigente che dalla nascita reca il segno della rottura con il consociativismo, la conservazione, il populismo di ogni segno.
Non è stata una passeggiata. Gli anni trascorsi dalla prima Leopolda ci parlano di una storia di giovani che si sono formati lottando contro un potere opaco che non risparmia colpi e non arretra di fronte a nulla.
Per fermarli sono stati usati i metodi antichi degli anatemi delle sagrestie religiose di tutte le chiese e quelli moderni del falso e della diffamazione fatta circolare in modo virale. I nipotini di Stalin e Goebbels, Bannon e Viganò, Davigo e Nello Rossi, Casalino e Morici, Travaglio e Belpietro…
Si è distinta in questo la sinistra massimalista perché l’eresia rivoluzionaria riformista è nata tra le sue file e ha osato mettere in discussione un potere oligarchico che ha disastrato il paese, sfibrandolo. Nel farlo – nel momento che il riformismo liberaldemocratico e socialista non aveva mai raggiunto nel consenso popolare – non si sono minimamente preoccupati di animare l’altro insopportabile polo della reazione e della nostalgia nazifascista. Per la natura stessa del combattimento, il gruppo dirigente, che è cresciuto attorno a Matteo Renzi, ha affinato e consolidato virtù liberaldemocratiche, garantiste, cosmopolite, di fiducia nella scienza e nel coraggio di agire.
Un patrimonio che come abbiamo già sperimentato è al servizio dell’interesse nazionale.
La Direzione Strategica del giustizialismo vuole tentare di cancellarlo. Che esista, questa bestia immonda da trent’anni, ed è qualcosa di pericolosamente e brutalmente incombente sopra la testa di ogni cittadino, lo abbiamo ascoltato dalla voce autorevole di Sabino Cassese, Carlo Nordio, Gian Domenico Caiazza, Alessandro Barbano nella giornata della denuncia più drammatica dell’assemblea della Leopolda.
Non credo, dopo ciò che abbiamo ascoltato, che il nostro impegno civile e politico possa accontentarsi di essere lo stesso: siamo alle prese di qualcosa di mostruoso dal punto di vista dello stato di diritto – come ben sanno quelli che come me hanno vissuto la nascita nel 1992 di uno dei patti più scellerati della Prima Repubblica – che richiede una mobilitazione permanente, astraordinaria, che risponda colpo su colpo , cogliendo l’occasione che ci è data dal terremoto Draghi.
Con grande consapevolezza dei rischi ma anche con l’ottimismo che ci viene appunto dalla constatazione che un’altra Italia, con un’altra classe dirigente c’è ed è possibile farla vincere, anche all'elezione anticipata se negli altri prevalesse la improvvida idea di anadre a votare anticipatamente