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. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
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La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
di Claudia Fusani (grazie a Stefano Ceccanti per la segnalazione)
La lezione di Draghi, duro con l’Europa e fiero del “coraggio” del suo governo. Ma sul futuro è una Sfinge

17/12/2021 - 8:52

La lezione di Draghi, duro con l’Europa e fiero del “coraggio” del suo governo. Ma sul futuro è una Sfinge


Nella lunga giornata dedicata alle Comunicazioni prima del Consiglio Ue, il premier ha stupito per la durezza rispetto alle mancate decisioni di Bruxelles. “Basta unanimità” nelle decisioni. Sul virus e i nuovi controlli alle frontiere: “La nostra normalità ci è costata 134 mila morti e ora la proteggiamo con le unghie e con i denti”

Chi andava cercando indizi qurinalizi, è rimasto deluso. In quasi dodici ore di comunicazioni, discussione e repliche  tra Camera e Senato secondo la tradizionale liturgia della vigilia del Consiglio Europeo, Mario Draghi non ha fatto trapelare neppure l’ombra di quelle che sono le sue intenzioni prossime venture, di come intenda portare la mission che dieci mesi fa il Presidente Sergio Mattarella ha inteso affidargli. O se magari intenda quella mission a suo modo conclusa.

Pur sapendo bene che il Paese ne deve affrontare subito un’altra. Deputati, senatori, giornalisti, osservatori e analisti si sono cimentati nel valutare chi un certo “distacco” (un pezzo di Pd), chi “maggior cautela” (Forza Italia), la “centralità e il controllo di sempre” (Lega e sempre Forza Italia).

I 5 Stelle arrivano a parlare della sua “unicità” perchè “anche oggi conferma di essere l’unico che possa gestire questa maggioranza e quindi il paese”. Peccato che poi ognuno di questi giochi un giorno sì e l’altro pure a complicare la vita e la strada del governo per questioni di consenso e di posizionamento politico. La verità è che Mario Draghi si muove come se il presente fosse già domani e il domani un eterno presente. Lucido, qui e adesso, concentrato. Non a caso lo chiamano “La Sfinge”. Che è per lo più affettuoso.
“Nuovi controlli alle frontiere? C’è poco da riflettere…”

Quello che inizia oggi sarà un Consiglio non decisivo ma sarà il primo del nuovo cancelliere Scholz e avrà un ricco ordine del giorno: la lotta alla pandemia; il costo dell’energia e l’inflazione; il piano di difesa comune (“Bussola strategica”), le migrazioni, i rapporti con Bielorussia e Ucraina.  Quello che viene fuori è un Draghi assai severo con Bruxelles. E se soprattutto alla Camera è sembrato elencare con un certo distacco, forse stanchezza, i numeri della pandemia, il confronto rispetto ad un anno fa, il successo dei vaccini (“i no vax rischiano di morire undici volte di più”), i motivi per cui l’Italia sta molto meglio del resto d’Europa tanto che “noi cresciamo del 6,2% e la media Ue è del 5%”, al Senato ha mostrato il cuore, la fatica e i meriti di questi dieci mesi di governo.  Un primo acuto, contro l’Europa, lo fa già in mattinata alla Camera.

Nella discussione un deputato gli chiede cosa rispondiamo a Bruxelles che si è risentita per non aver avvisato almeno 48 ore prima di una sostanziale ripristino dei controlli alle frontiere con obbligo di tamponi, green pass e quarantene per chi non è vaccinato.

“Guardi, la situazione è la seguente:  Omicron ha una capacità di contagio nettamente superiore alle altre varianti, da noi sono al momento meno dello 0,2%, in altri Paesi la variante è invece molto diffusa, ad esempio in Danimarca e Regno Unito. Così si è pensato di attuare anche per gli altri Paesi europei la stessa pratica che si usa oggi per i visitatori in arrivo dal Regno Unito. Non credo francamente ci sia molto da riflettere su questo”. Della serie che non è che io, Italia, mi sono fatto un mazzo così a convincere i miei concittadini a vaccinarsi (“siamo all’85%”) e ora mi faccio infettare da un po’ di turisti spericolati. Ben vengano i turisti ma alle nostre regole.

Visto che, tra l’altro, Washington si è permessa di indicare l’Italia tra i paesi a rischio. Il premier non avrebbe più voluto parlare di queste misure, ma le curve risalgono e lo stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 marzo. Posizione ribadita e anzi rafforzata durante l'intervento in Senato. “Invito i cittadini alla massima cautela - ha detto il premier - dobbiamo mantenere bassa l’incidenza del virus, sono ancora necessarie regole stringenti e le vaccinazioni”. Tutto questo per “riprendere una nuova normalità post pandemica, una normalità che ci è costata 134 mila morti e che dobbiamo difendere con le unghie e con i denti”.
Europa “disumana” sui migranti
Quello delle migrazioni sarà uno dei temi più caldi e difficili del summit. Non solo il fatto che con la “scusa” della pandemia, i paesi non accettano più le redistribuzioni. Ma i “muri” a est, dall’Ungheria alla Polonia sono “disumani” e “insopportabili”. Guai poi usare i migranti come “strumenti di pressione politica” che invece esattamente quello che sta facendo la Bielorussia nei confronti della Polonia e dell’Europa.  Il tema è stato affrontato in modo diffuso dal premier.

Restano almeno un paio di passaggi assolutamente inediti.  E’ necessario “deideologizzare la questione migrazione: certi numeri non sono sostenibili, certi altri si” . La Polonia ha mandato l’esercito contro 3-4 mila persone quando in Italia quest’anno sono sbarcate 63 mila persone. “Abbiamo moltissimo da fare per costruire un sistema di accoglienza, per fare in modo che queste persone diventino amici degli italiani e non dei nemici risorse sul mercato del lavoro. Con questo sistema di accoglienza le capacità di assorbire legalmente le persone sono poche”. A Fratelli d’Italia che dava, al solito, la proprietà alle radici e all’identità, Draghi ha tappato si può dire la bocca con una risposta pntualissima:   “Quanto alla difesa delle radici  e dell’identità che sento invocare cosi spesso, credo che un modo di difenderle sia quello di affermare e di vivere i valori delle nostre radici e della nostra identitità: uno è la solidarietà, un altro la responsabilità”. Oggi a Bruxelles Draghi porterà lo schema di sempre: condivisione, solidarietà, umanità, sicurezza.
“L’attenzione ai più deboli è il cambiamento”
Il premier è stato stuzzicato da Sinistra Italia, Leu ma anche Fratelli d’Italia, opposizioni e maggioranza, sul tema delle disuguaglianze, dei più deboli perchè più poveri. Fasce di popolazione in aumento dopo la pandemia. Oltre ad elencare le cose fatte, che non basteranno ma non sono poche,  il premier ha voluto accendere la luce su un aspetto nuovo. “Questo governo - ha detto - affronta il cambiamento non con spirito difensivo, ma con coraggio e determinazione. E di questo credo tutti voi abbiate dato atto. Ma è anche un cambiamento molto difficile. Nell'arco di due anni e mezzo, tre anni è cambiata la nostra prospettiva in maniera radicale: il Covid, la transizione ecologica, la transizione digitale, le nuove sfide geopolitiche. Un periodo di grandissimo cambiamento. E questo suggerisce l'altra linea dominante dell'azione di governo: il cambiamento va si affrontato con coraggio, se volete con lungimiranza e intelligenza, e costante in questo deve essere lo sguardo ai più deboli. Altrimenti il cambiamento non avviene”.
8 miliardi in sei mesi contro il caro bollette
Sono una misura per le famiglie più  povere e le imprese  gli 8 miliardi che da luglio a oggi il governo ha messo per calmierare l’aumento del costo dell’energia. Quello delle fonti di energia è però soprattuto un tema che va affrontato “in modo strutturale”. Da qui il taglio dei costi fissi in bolletta e la riduzione dell’Iva. 

Oggi gli aumenti (anche del 50%) sono figli della ripresa, della strozzatura degli approvvigionamenti (perchè chi produce gas, ad esempio la Russia, sta facendo grandi speculazioni)  e della transizione energetica che porta con sè, appunto, problemi strutturali a cui non siamo pronti. Una piccola lezione di geo-economia per tutti quelli che alzano il dito “contro il governo che non fa nulla”. Occorre fare qualcosa subito perchè una cosa è certa: senza fonti di energia non si può stare.. E siccome il carbone è out, il nucleare pulito (a cui guardano Francia e Germania) non è stato nominato, l’idrogeno siamo al carissimo amico e di aprire pozzi nell’Adriatico non se ne parla, Draghi sta pensando di creare depositi di gas dove conservare la materia prima in momenti in cui c’è speculazione sui prezzi.


Le regole di bilancio servono ma non potranno più essere quelle vecchie
E’ stato Matteo Renzi (che Draghi ha citato ben quattro volte nella replica al Senato) a porre in maniera chiara, senza ideologie, il tema del Patto di stabilità e delle regole nella gestione dei bilanci nazionali.

 

Che succede nel 2022? Si ritorna al passato? Indiscrezioni, che probabilmente Renzi ha intercettato, dicono che il nuovo cancelliere Scholz avrebbe già fatto presente a Draghi la necessità di ripristinare le regole di bilancio, a partire dal modello vecchio seppure un po’ rivisto. Scholz sarà in visita ufficiale lunedì a Roma. Draghi è stato chiaro: “Non è realistico pensare di tornare al passato.  Le regole del patto di stabilità si sono dimostrate inefficaci e pro-cicliche, cioè dannose. Avrebbero dovute essere cambiate in ogni caso. Dopo le spese per la pandemia, dovremo affrontare quelle per le transizioni a cui ci chiama l’Europa:  ecologica e  digitale che non possono essere fatte senza un ruolo attivo dello Stato nel processo di creazione di queste nuove imprese”. Draghi è convinto che “lo sforzo di riflessione a cui si appresta tutta l'Unione europea sarà profondo e complesso” e approderà a “soluzioni condivisi”. Vedremo cosa dirà lunedì Scholtz. E i paesi frugali in questo Consiglio. Non c’è dubbio però che “le regole servono e quindi occorrerà arrivare a un nuovo sistema di regole” che dovrebbe partire dalla creazione di un Bilancio comune. Anche per questo l’Italia deve fare presto e bene le riforme che si è impegnata a fare. E realizzare i progetti finanziati con gli oltre 200 miliardi del Next generation Eu.
“Basta unanimità”
Un altro affondo all’Europa è arrivato ieri sera nella lunga replica al Senato. Più tonica e determinata di quella del mattino alla Camera. Nel mirino c’è il vincolo dell’unanimità senza la quale nulla può essere deciso in Europa. Bene, ha detto il premier: l’Unione europea deve superare il principio dell’unanimità perché “oggi significa inazione, non azione. Con l'unanimità noi non reagiamo”. E nei nuovi assetti geopolitici con l’aggressività di Russia e Cina, l’Europa rischia di perdere treni, occasioni, soprattutto posizioni. E per fare questo “dobbiamo avviarci a passi svelti verso un'Unione politica, un’ Unione in cui tutti ci sentiamo membri dello stesso Stato”. Non è ancora dato sapere se questo sarà l’ultimo discorso alle Camera di Mario Draghi. Si deve notare comunque che, nel caso, finisce esattamente dove aveva iniziato il 14 febbraio: “Gli Stati Uniti d’Europa”.
Romanzo Quirinale
In una giornata così intensa di temi e approfondimenti, spunti e analisi - come dovrebbero essere tutte le giornate in Parlamento -  leader politici, ministri, big e peones di partito della maggioranza e dell’opposizione hanno invece passato il tempo per lo più ad interrogarsi sulle future mosse del premier. “Il dossier entrerà nel vivo solo dopo la manovra ma i contatti sono continui” spiega un esponente di primo piano della maggioranza. Si è mosso Salvini, si sta muovendo Conte (ma non avrebbe sentito Renzi), sotto traccia si muove Berlusconi.

Se l’identikit di Meloni per il Colle è “un patriota”, Enrico Letta sbarra la strada a Berlusconi: “Su dodici presidenti neppure uno è stato leader di una parte politica”. Anche tra i dem il “king maker collettivo”, cioè Draghi, continua ad essere la prima opzione per il Colle. Ma ieri in modo molto trasversale si riparlava anche del mantenimento dello status quo, cioè Draghi a Chigi e Mattarella al Colle. Ieri è stata l’agenzia di rating Fitch a parlare: se Draghi “fosse eletto, dovrebbe dimettersi da primo ministro e questo potrebbe portare a elezioni anticipate e a un nuovo governo guidato da un altro premier”. Sapendo che “le elezioni anticipate creerebbero instabilità nel breve termine” e che “la campagna elettorale e la formazione” del nuovo governo aumenterebbero i rischi per l'Italia di mancare i traguardi di Next Generation Eu con ritardi nel ricevere i finanziamenti”. Un elenco perfetto per scatenare la speculazione sull’Italia. Così ieri anche Salvini diceva che “sarebbe bene che Draghi rimanesse dov’è il più a lungo possibile”. Tre giorni fa era stato il Financial Times a parlare di “rischio instabilità”.

E anche questi non sono mai buoni segnali.







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