none_o


L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Ecco la lista di Vicopisano in Cammino.
none_a
di Umberto Mosso
none_a
di MARIAROSARIA MARCHESANO (Il Foglio)
none_a
di Vittorio Ferla
none_a
Di Alexia Baglivo
none_a
Di Gavia
none_a
di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
none_a
di Mollica's
none_a
Di Siciliainprogress
none_a
Se oltre a combattere
quotidianamente
Con mille problematiche
legate alla salute
al reddito
al lavoro
alla burocrazia
al ladrocinio
alla frode
alla .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
Di Umberto Mosso
Dal Patto del Nazareno al Telegatto?

13/1/2022 - 11:02


DAL PATTO DEL NAZARENO AL TELEGATTO?

Oggi, a differenza di sette anni fa, mentre la politica alta non ha più una regia, il mondo dei Licio Gelli, Vittorio Mangano, Cesare Previti, Renato Squillante, Giampiero Tarantini, Walter Lavitola, Totò Cuffaro, Franco Fiorito, per non dire dei Lele Mora, Emilio Fede e Ruby Rubacuori, sembra voler bussare alle porte del Quirinale. Ma la Presidenza della Repubblica non è un Telegatto alla carriera.

Questo è il momento giusto per ricordare la vicenda del “Patto del Nazareno”, che fu l’origine della rottura della solidarietà politica nel PD e l’inizio della crescente opposizione interna a Matteo Renzi che si concluderà con le procurate sconfitte al referendum costituzionale del 2016 e alle elezioni politiche del 2018.

Quando Matteo Renzi diventa PdC, col consenso praticamente unanime del suo partito, compresi i leader della sinistra interna, riceve esplicitamente il mandato, dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di riformare la Costituzione e la legge elettorale.

Due riforme attese da quaranta anni, che erano state indicate dallo stesso PdR nel discorso al Parlamento in occasione dell’inaugurazione del suo secondo mandato, che si ricorda come una forte reprimenda alle forze politiche che applaudirono calorosamente quanto ipocritamente.

Un principio generale della democrazia prescrive che quel genere di riforme, istituzionali, vadano fatte col massimo consenso delle forze politiche, senza distinzione tra maggioranza e minoranza, trattandosi di innovare le regole del gioco nelle quali tutti si devono riconoscere per essere rispettate. 

Quindi Renzi, come segretario nazionale del PD, invita tutte le forze parlamentari a unirsi per lavorare insieme. Tutte, ma l’unica forza politica che accetta l’invito è Forza Italia, che con Silvio Berlusconi lo incontra al Nazareno dichiarando la sua disponibilità ad aprire il dialogo sulle riforme istituzionali. Questo è ciò che i media chiameranno “Patto del Nazareno”.

L’opposizione interna a Renzi, il cui governo aveva iniziato la sua politica di riforme economiche e sociali smontando i vecchi assetti di potere che tenevano bloccato il Paese, vedendo minacciate anche le sue posizioni di potere, inizia ad insinuare che il Patto del Nazareno nasconda accordi politici segreti tra Renzi e Berlusconi che prevederebbero la convergenza politica tra sinistra e destra per realizzare riforme economico – sociali di stampo neoliberista e antipopolari.

Non bastano i fatti a smentire questa tesi, non essendoci nessun caso di voti del centrodestra espressi a favore del governo Renzi o di qualunque suo provvedimento. Tutto ciò che fa Renzi viene letto e comunicato, dalla così detta “sinistra” del PD, come un tradimento dell’ispirazione progressista del suo partito, nella prospettiva di un accordo politico che, da segreto, diventerebbe palese nel prossimo futuro. A meno che Renzi non sia fermato con qualunque mezzo politico. 

Da qui ha inizio la campagna di character assassination di Renzi, con menzogne, ostruzionismi, false interpretazioni di fatti e dati che, ovviamente, vengono utilizzati e rilanciati dalla destra, che non poteva certo farsi accusare di inerzia difronte ad una opposizione a Renzi interna al suo stesso partito.

Una destra che, fino ad allora aveva dettato l’agenda politica al Paese e che Renzi aveva ridotto all’angolo. 

La potenza di fuoco convergente, amico e nemico, e la sponda a questi continui attacchi da parte dei principali media, controllati dai poteri tradizionali che le riforme del governo stavano smontando, sono la ragione dell’unica, vera convergenza tra destra e “sinistra”, che procurerà la sconfitta del PD nel 2018, la condizione per fare fuori Renzi messa coscientemente in conto dai suoi oppositori interni.

Che la sconfitta di Renzi sarebbe stata anche la sconfitta del PD e il trionfo dei populisti e dei sovranisti era perfettamente chiaro. Lo spirito che li animava è ben espresso nel twit di un giornalista del FQ, che riproduco qui sotto. Pubblicato un anno fa esprime tutta la carica di inciviltà politica ed odio personale che sta alla base dell’antirenzismo che continuerà anche dopo il 2018.

Che il Patto del Nazareno non nascondesse alcun accordo politico con la destra, con la quale, per inciso, i massimi oppositori interni a Renzi erano già stati allegramente al governo, fu chiaro quando Renzi assunse la regia dell’operazione politica che portò Mattarella al Quirinale.

Tirò dritto, Renzi, anche contro l’opposizione di Berlusconi che si vendicò ritirando il suo appoggio alle riforme concordate sul tavolo istituzionale. Lo scempio fu completo quando l’opposizione “più di sinistra” mescolò, nel referendum del 2016, i suoi voti contrari con quelli della destra agevolandone il gioco. 

Oggi, nel caos di un regionalismo divergente e di un bicameralismo paralizzante, misuriamo meglio quell’errore frutto della character assassination di Renzi e che condizionò, come in parte ancora attualmente, l’opinione pubblica più attenta alle vecchie ideologie che ai propri interessi e a quelli vitali del Paese.

Per l’elezione di Mattarella, come pure per l’operazione tutta politica che portò Draghi a palazzo Chigi, Renzi antepose l’interesse del Paese al suo interesse personale, pagando prezzi altissimi, sia politici che personali.

Non basta riconoscerlo a denti stretti, né è Renzi a reclamare riconoscimenti per queste due mosse che ci hanno salvato da un destino peggiore. E’ il Paese che va risarcito dal danno che gli è stato procurato per avere interrotto il cammino riformista e favorito la destra populista e sovranista.

E va risarcito con nomi che uniscano gli italiani, di alto profilo etico e costituzionale, sia al Quirinale, sia a Palazzo Chigi. L’Italia ha grandi risorse.

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri