In questo nuovo articolo di Franco Gabbani le vicende storiche, incentrate tra la fine del '700 e l'inizio dell'800, travalicano i confini della Valdiserchio, come già accaduto in diverse occasioni, e d'Italia, espandendosi in Europa.E' la storia di un giovane costretto a seguire la carriera militare per problemi e ripicche amorose, con l'inevitabile nefasta conclusione, raccontata utilizzando le stesse parole dell'ussero, che ci danno uno spaccato di un'esistenza iniziata negli agi della famiglia gentilizia e terminata sui campi di battaglia
La Voce ha tante sfumature e il Serchio le fa sue.
O il contrario.
Non è una foto fatta con artifizi al piccì, ma fatta nell’Oncino all’alba.
I colori vibrano come corde di arpa, toni alti, medi e bassi e l’acqua del Serchio li modula come suoni da vedere con gli occhi e sentire con il cuore.
Ognuno scelga la canzone che preferisce e guardi fissamente lo schermo: si adatterà alla vista.
Ora tolga l’audio: si adatterà al battito del cuore.
No, non sono né malato né pazzo, ma solo innamorato del mio Serchio!
I latini dicevano: "Vox Auseri”, i francesi “La voix de Serchio”, quasi come gli spagnoli che dicono “La Vox del Serchio” e con la nostra italica Voce finisce la bellezza del Serchio e del suo nome.
È inutile che gli inglesi cerchino di avvicinarsi con “The voice of the Serchio”, ci mancherebbe altro!
Se volessero poi partecipare ai nostri giochi verbali anche i tedeschi saremmo alla frutta, anzi alla “torba”!
Ci pensate a “Die Stimme des Serchio”?
O al cinese “Sài er ji ao de shengyn” o allo stranamente affine “Sawt al sirt shyu” arabo?
Meglio allora il samoano/hawaiano “Ka leo o Serchio”!