none_o

La Pro Loco Ripafratta “Salviamo La Rocca” organizza per sabato 18 maggio una conferenza dal titolo “Crocevia di cammini - Il confine pisano-lucchese tra itinerari e cammini, beni storici, turismo sostenibile e volontariato culturale”. L’evento si terrà a Villa Roncioni, nel borgo di Pugnano, comune di San Giuliano Terme, alle ore 10

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Filettole- 21 Maggio ore 17,30
none_a
Elezioni europee 2024
none_a
Domenica 19 maggio alle 11 nei locali della Casa del Popolo di Campo
none_a
di Mario Lavia
none_a
di Biancamaria Coli seg. PD Circolo di Nodica
none_a
A cura di Erminio Fonzo
none_a
da Museo del Bosco
none_a
Di Gavia
none_a
di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
none_a
Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
none_a
Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
none_a
Valdottavo, 17 maggio
none_a
Pisa: quartiere delle Piagge
none_a
Pisa, 16 maggio
none_a
Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
Luciano Mineo
IL “GIALLO” QUIRINALE. UNA STORIA ILLUMINANTE CON FINALE A SORPRESA.

4/2/2022 - 23:14

IL “GIALLO” QUIRINALE. UNA STORIA ILLUMINANTE CON FINALE A SORPRESA.

Ritorno sull’episodio della candidatura Belloni, non per un puntiglio senile su un fatto che, a torto, può sembrare marginale, ma perché ha costituito la svolta politica delle elezioni presidenziali. E la sua analisi rivela le reali intenzioni dei leader di alcuni partiti e la loro stessa caratura personale.
Ci sono due scuole di pensiero su quanto è avvenuto.
Entrambe partono dal fatto che, dopo una riunione di Letta, Conte e Speranza, nel tardo pomeriggio di venerdì 21, viene presentata a Salvini una rosa di nomi graditi dal centrosinistra. Poco importa se, come riferiscono alcuni, il messaggio al capo leghista viene portato dal solo Conte, o se da tutti e tre. E’ comunque da considerare il fatto che tutti sostengono che il nome di Belloni è stato inserito nella rosa soprattutto per l’insistenza di Conte. A questo punto del racconto le storie divergono.
C’è chi sostiene che, dopo essersi visto coi leader del centrodestra, Salvini fa sapere che sarebbero d’accordo per votare Belloni. Tajani, invece, sostiene che, in quella riunione, lui si è dichiarato drasticamente contrario a quella candidatura e per questo il centrodestra si sarebbe orientato a verificare col centrosinistra la possibilità di confermare Mattarella.
Salvini la racconta in un altro modo. Poco dopo la presentazione della rosa da parte del centrosinistra lui comunica il suo gradimento per Belloni. Ma a nome di chi se Tajani dice la verità? Salvini dice di essersi trovato, inopinatamente, difronte ad un rifiuto del centrosinistra. Tanto è vero che, in seguito, ne farà argomento di polemica dicendo “hanno bocciato la loro stessa possibile candidata che ci avevano proposto”. Cosa è successo davvero?
Renzi, che Letta, Conte e Speranza si guardano bene dal far partecipare alle loro riunioni, viene comunque informato, verosimilmente da Letta, dei nomi presentati al centrodestra e si dichiara fermamente contrario a votare Belloni. Fa considerare a chi lo informa l’incongruità politica di quella proposta e il rischio che in quel modo si ridia un vantaggio a Salvini, che era nell’angolo dopo il fallimento di Casellati. Ma c’è qualcosa di più allarmante.
Nei giorni precedenti si era parlato molto degli incontri bilaterali tra Conte e Salvini. Formalmente legittimi, in queste circostanze tutti parlano con tutti. I due sono, per motivi diversi ma convergenti, in cerca di spazio politico personale e della rivincita contro quello che, per brevità, chiameremo il “nuovo corso di Draghi”. Che entrambi hanno dovuto accettare un anno fa per opportunismo, ma che li ha messi politicamente nell’angolo.
La seconda scuola di pensiero sostiene che, su questa sintonia, entrambi sono alla ricerca di una soluzione che metta in difficoltà Draghi, portando il Paese o ad un nuovo governo, che Conte aspira a presiedere, o ad elezioni anticipate, che Salvini sfrutterebbe da capo di una coalizione che avrebbe eletto il nuovo PdR e a Conte servirebbe per determinare un nuovo gruppo parlamentare del M5S più controllabile.
Dunque la candidatura Belloni, per quanto la riguarda involontariamente funzionale a questo disegno, salta innanzitutto per la durissima dichiarazione pubblica di Renzi, che è fatta propria dalla parte del PD meno incline ai voleri di Conte e del M5S. Qualcuno da la sveglia Letta e qualche malalingua sostiene che, considerate più attentamente tutte le pieghe della situazione, si sia morso la lingua. Non entro nel merito.
Quindi il problema è decidere se Letta sapesse le vere intenzioni di Conte sull’operazione Belloni, quindi fosse della partita, “antidraghi” a palazzo Chigi più che al Quirinale, o se l’abbia capito dopo messo in guardia da Renzi, e da parte dei suoi, il quale solleva un ampio no, che non riguarda la persona di Belloni, ma il disegno politico di Conte e Salvini.
Salvini e Conte raccontano due mezze verità, quelle note sulle modalità e i tempi della vicenda. Ma non diranno mai cosa hanno concordato riservatamente nei giorni precedenti e soprattutto dopo la presentazione della rosa del centrosinistra e fino alla comunicazione dell’assenso di Salvini a Belloni.
Molte cose non quadrano. Salvini dice di parlare a nome del centrodestra, ma è smentito da Tajani che, a partire da quel frangente, dichiara di trattare autonomamente col centrosinistra.
Conte fa il pesce in barile e dopo la bruciatura di Belloni nasconde la mano che aveva lanciato il sasso e si copre dietro la candidatura di Mattarella che comincia a prendere forma soprattutto al centro dello schieramento politico.
Letta viene descritto come furibondo nei suoi confronti e riemerge Di Maio che, dopo essersi congratulato con Mattarella, apre il fronte della contestazione interna, mai così esplicita, a Conte. Che l’ha fatta grossa senza, peraltro, ottenere alcun risultato.
Letta oggi minimizza l’episodio. “Perché parlare di questo?” dice da Annunziata quasi implorando uno stop al fuoco di fila di Maggioni e Mieli che, vecchie volpi del giornalismo e della politica, da due giorni scavano spietatamente su questo passaggio.
Perché in quanto è accaduto tra Conte e Salvini ce n’è a sufficienza per definire il ruolo, ambiguo, opportunista e avventurista di Conte, il dilettante, che o ha tentato di trascinare Letta in una operazione tutta in perdita per il PD, della quale il segretario si è reso conto solo dopo la levata di scudi di Renzi e buona parte dei grandi elettori PD, oppure ha giocato lo steso Letta in modo sleale, dicendogli che i suoi contatti con Salvini erano a favore della linea comune del centrosinistra, ma in realtà giocando per se stesso alle spalle del PD e dell’interesse, almeno quello dichiarato, del centrosinistra per la prosecuzione del governo Draghi fino al 2023.
Il quale, PdC, ha seppellito le velleità revansciste dei due nostalgici gialloverdi mettendo il carico da undici definitivo a favore della riconferma di Mattarella.
L’imbarazzo di Letta oggi da Annunziata era fortissimo. Deve decidere se fare la figura dell’avventurista succube di Conte, cosa che, posso sbagliare, ma personalmente non credo, o quella del pollo salvato in extremis da Renzi e Draghi dalla pentola di Conte e Salvini. Cosa che sostengo e che è confermata da molti altri segnali e comportamenti seguenti, oltre che dai giornalisti più attenti e a loro modo coraggiosi nel porre con insistenza questo punto.
Che non è secondario, perché dovrebbe determinare un cambio di giudizio del PD su Conte, inaffidabile e politicamente instabile, e anche di rapporto col M5S, al netto della collocazione di Di Maio che ancora non è chiara. Non sarebbe un cambio da poco.
Certo fare finta di niente per Letta può essere solo un escamotage momentaneo. Quando si tenterà di far ballare Draghi al suono dei pifferi di Conte e Salvini dovremo capire chi suonerà i due pifferai e chi li seguirebbe come un piccolo tamburino.








+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri