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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
si aggiunge .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
di Umberto M.
RISO AMARO

8/2/2022 - 13:34

RISO AMARO

 

Non si può dimenticare che stiamo parlando di un borghese piccolo piccolo, come ce ne sono milioni in Italia e miliardi nel mondo, il quale, presa coscienza della propria condizione marginale, non ha lottato per il suo riscatto e quello dei suoi simili, ma ha scelto la strada dell’affermazione personale.

E l’ha fatto attraversando le scorciatoie tra le boiserie riservate degli studi legali d’affari, fino ad essere scelto, per le sue doti funamboliche e di soldatino obbediente, per fare il PdC.

Non si può neanche dimenticare che l’avvocato è stato in ritiro sartoriale per mesi, dopo lo sfratto da palazzo Chigi, per scrivere e limare nei particolari lo statuto del “nuovo” M5S, i cui articoli riguardanti l’elezione del Presidente, che si era tagliati su misura, sono stati rinviati dal giudice al mittente, come un paio di pantaloni a zompafosso.

Un avvocato non in grado di difendere neanche sé stesso.

La vicenda della sospensione di Conte dalla presidenza del M5S si può leggere in due modi. La maggior parte dei media mettono in rilievo la nemesi che colpisce duramente chi aveva fatto del giustizialismo la sua cifra identitaria, usando ed abusando di un rapporto perverso con la parte malata della magistratura. C’è chi se ne compiace e chi, solo oggi, prende cinicamente le distanze dal goffo avvocatino di provincia che, fino a ieri, aveva dipinto come un genio politico di levatura europea.

In pochi segnalano, al di là della sorte del M5S, che ci si trovi difronte ad un ulteriore atto di invasione del potere giudiziario nel campo della politica. Un potere che da anni condiziona i destini di persone e partiti, fino ad arrivare a sovrastare, condizionare e indurre correzioni alla stessa volontà popolare.Con l’inchiesta Open, si è tentato di decidere in Tribunale cosa possa essere o non debba essere considerato un partito. Oggi si vuole decidere con una sentenza quali debbano essere le modalità di elezione dei propri organi dirigenti da trascrivere nello Statuto di un partito.

Si può, forse si deve, sorridere per questa vicenda, pensando che uno stupido è chi reca un danno ad altri senza ricavarne alcun vantaggio, ma di un sorriso mesto. Non bisogna ripetere l’errore, fatto per quasi venti anni nei confronti di Berlusconi, di delegare la sconfitta dell’avversario politico alle sentenze di un Tribunale.

Il M5S sta già morendo, per la consunzione di una fase politica buia, non c’è bisogno di Maramaldo. C’è bisogno di imparare e di tornare a fare politica limpida. Imparare, per quanto riguarda il PD, che la linea politica perseguita fino ad oggi, di considerare il M5S l’alleato strategico e Conte il riferimento imprescindibile di questa alleanza contro natura, non è solo sbagliata per i mille motivi di merito segnalati più volte, ma perché quell’accozzaglia di senza patria né legge non può essere considerata un elemento strutturale della politica italiana sul quale giocare il futuro. Pena il suicidio, come le antiche regine vedove davanti alla pira del re.

Se si vuole offrire un governo all’Italia ci si deve dimostrare responsabili delle sorti di un intero Paese, non degli interessi di un gruppo trasversale che pensa di conservare il proprio potere rappattumando di qua e di là pezzi di una alleanza già morta.

Un’alleanza nata per iperrealismo, ora annegata in un mare di realismo. 

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