Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
continuiamo la pubblicazione degli scritti che ci arrivano sulla maternità.
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HUFFINGTON: Definirebbe gli ucraini eroi?
VITO MANCUSO: Definirei gli ucraini persone consapevoli che la propria lotta di resistenza coincide con l’esistenza stessa dell’Ucraina.
Arrendersi a Putin, significherebbe farsi sbranare dalla Russia.
Non è come la resa della Germania, dell’Italia e del Giappone agli Stati Uniti d’America, alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Gli Usa hanno aiutato questi paesi usciti sconfitti dalla Seconda guerra mondiale a riconquistare la propria dignità e a crescere economicamente, culturalmente, politicamente.
Nel caso dell’Ucraina alla Russia, la resa significherebbe offrire la propria disponibilità a farsi cancellare dalla storia.
HUFFINGTON: C’è, invece, chi li considera nazisti.
VITO MANCUSO: Ma come si può, in buona fede, identificare un intero popolo con l’ideologia della brigata Azov?
HUFFINGTON: Succede, però.
VITO MANCUSO: Perché in una parte del pacifismo italiano c’è una netta componente di anti americanismo, per la quale è bene tutto ciò che si contrappone all’Occidente, mentre i portatori del male siamo sempre, e solo, noi.
HUFFINGTON: Però ci sono anche i pacifisti veri, che rifiutano la violenza tout court.
VITO MANCUSO: Certo che ci sono. Ho grande rispetto per loro e il loro modello, Gandhi. Ho, però, anche un’osservazione. Gandhi lottava con la non violenza contro un’occupazione. Qui invece siamo di fronte a un’invasione. E sarei felice di essere corretto se mi sbaglio, ma mi risulta che la non violenza non abbia mai vinto contro una guerra d’aggressione.