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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
. . . il plenipotenziario di Fi, Tajani, ha presentato .....
Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
di Claudio Martelli (a cura di BB red VdS)
Per avere la pace bisogna vincere la guerra.

1/5/2022 - 19:53

             𝐏𝐞𝐫 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐧𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐚

 

La speranza di pace alberga nel cuore di tutti gli uomini di buona volontà e non deve essere spenta. Ma la pace si fa in due – soggetti o schieramenti che siano.

Se è solo uno dei contendenti a volere la pace mentre l’altro – magari proprio quello che ha iniziato le ostilità - persevera nel fare la guerra ci può essere la resa del soccombente ma non la pace.

Chi ha a cuore la pace ha il dovere di essere serio, di non passeggiare tra le nuvole ma di mantenere un contatto con la realtà dei fatti che scorrono sotto i nostri occhi. In genere quando è in corso una guerra per fermarla il primo atto consiste nel concordare una tregua, almeno un cessate il fuoco che crei lo spazio e il tempo per negoziare.

Ebbene, mentre sin dall’inizio Zelensky, Biden, Macron, Draghi e poi Erdogan, Bennet, Scholz si sono spesi per un cessate il fuoco aprendo a un qualche compromesso, c’è mai stato un minimo segnale di disponibilità a una tregua da parte di Putin?

A fronte di tante parole sprecate e di vane speranze i fatti duri e ostinati sono questi: dal 24 febbraio scorso, sessantacinque giorni fa, è in corso l’aggressione russa all’Ucraìna una nazione sovrana, libera e indipendente. Un’aggressione militare dal cielo dalla terra e dal mare condotta da una delle più grandi potenze militari del mondo che utilizza mezzi di distruzione di massa, bombarda sistematicamente città e popolazioni civili, non rispetta i più elementari diritti umani e non consente nemmeno corridoi umanitari per profughi e fuggiaschi dalla propria terra, nemmeno quando si tratta di donne, bambini, anziani mentre i soldati russi nei territori occupati esercitano violenze, stupri, saccheggi, deportazioni di massa contro i sopravvissuti.

Putin smascherando senza pudore la sua natura di despota e di manipolatore si rifiuta persino di chiamare guerra la guerra che ha scatenato contro un altro popolo e impone al suo di popolo di definirla “operazione speciale”, quasi si trattasse di un’operazione di polizia o di pulizia etnica e politica all’interno di una stessa comunità nazionale. E in effetti nel discorso con cui annunciava l’inizio dell’”operazione speciale” Putin arrivò a negare all’Ucraìna lo status di nazione indipendente reclamando la sovranità russa su un popolo che da secoli è e vuole restare autonomo, un popolo che parla un’altra lingua e che vuole appartenere all’Europa e all’occidente.

Come è pensabile trovare strade per negoziare e costruire la pace su queste basi? Buon ultimo ci ha provato anche il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, e anche lui si è trovato prima davanti a un muro di niet, di silenzi e di minacce poi alla ripresa dei bombardamenti su Kiev mentre era in visita. “Il consiglio di sicurezza ONU ha fallito, non è riuscito a prevenire e a porre fine alla guerra - ha detto Guterres che ha così concluso, “La guerra non finirà con le riunioni. La guerra finirà quando la Federazione Russa deciderà di finirla e quando dopo un cessate il fuoco, ci sarà la possibilità di un accordo politico serio.” Se mai ci fossero stati dei dubbi ora non ce ne sono più: Putin non vuole la pace almeno fino a quando non avrà distrutto l’Ucraìna e non l’avrà resa impotente smilitarizzandola. Questa è la pace di Putin.

Quanto alla guerra, una volta fallita il tentativo di assassinare Zelensky e di occupare l’intera Ucraìna, Putin si è concentrato sul come smembrarla puntando a est sul Donbass la regione ucraìna più prospera, ma anche a sud con la distruzione e il massacro di Mariupol e ora bombardando Odessa per chiudere agli ucraìni ogni accesso al Mar Nero e minacciare la Moldavia.

Di fronte all’escalation di Putin e a qualche incertezza europea – non sul sostegno militare ma sulla sua qualità e portata – la guida del fronte pro ucraìna è stata assunta da americani e inglesi concordi su due punti cruciali:

1. l’unica ragione che Putin capisce è quella della forza

2. L’unico modo di arrivare a un negoziato è vincere la guerra.

Da qui è nata la riunione di Ramstein, quartier generale delle forze USA in Europa, cui hanno partecipato 43 stati.

Questa alleanza mondiale delle democrazie, ben più ampia della NATO, si è impegnata all’invio urgente di nuovi e più pesanti armamenti all’Ucraìna perché possa difendersi e contrattaccare.

Se non vogliamo vivere sotto i ricatti e le minacce di un despota dobbiamo aiutare l’Ucraìna a vincere.

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