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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Se oltre a combattere
quotidianamente
Con mille problematiche
legate alla salute
al reddito
al lavoro
alla burocrazia
al ladrocinio
alla frode
alla .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Quando Vecchiano era un(a) Comune francese:
di Franco Gabbani e Sandro Petri

3/7/2022 - 9:13


Dopo l'articolo incentrato sugli avvenimenti dell'inizio del 1800 e sugli adempimenti che Napoleone chiedeva al territorio della Comune di San Giuliano, in cui Vecchiano era stata inclusa da Pietro Leopoldo nel 1776, insieme con tutte le 31 Comunità della precedente Podesteria di Ripafratta, arriviamo ora alle vicende al tramonto dell'Impero napoleonico.
Nel 1808 Vecchiano era stata separata, sempre dai francesi, dai Bagni di San Giuliano, dividendo le Comunità a destra e a sinistra del Serchio, ma la procedura fu molto ostacolata dall'amministrazione di San Giuliano.
Insomma non c'erano davvero i buoni rapporti che intercorrono oggi.
In particolare gli abitanti di Filettole e Malaventre dovevano fare 7 miglia per pagare le tasse, rimaste ancora a San Giuliano.
Altra curiosità che troverete sono i complimenti fatti al popolo vecchianese per il comportamento tenuto nei confronti  delle truppe napolenate, definite liberatrici, di Gioacchino Murat, Re delle Due Sicile per volere di Napoleone, che pensò bene di abbandonare l'Imperatore, sconfitto nel 1813, e di occupare il Granducato, usato come merce di scambio per salvaguardare il suo regno, riconsegnando poi la Toscana ai Lorena.
Insomma, un nuovo esempio di come siano straordinariamente interessanti le ricerche fatte da Franco Gabbani.

 

Sandro Petri



QUANDO VECCHIANO ERA UN(A) COMUNE FRANCESE:

LA MAIRIE DI VECCHIANO   E ADRIANO PRATO (1808 – 1814)

Franco Gabbani1

 

Il Granducato di Toscana, durante gli anni di annessione all’Impero francese, fu interessato da una vera e propria ondata riformatrice che interessò anche il nostro territorio, dove, uno degli avvenimenti più significativi fu sicuramente la nascita de La Comune de Vecchiano

Ma ricostruiamo la storia partendo da una  lettera che il 4 Aprile 1809 Adriano Prato (1762 - 1834), nominato con decreto prefettizio del 31 Dicembre1808  primo maire della Comune di Vecchiano, inviò al Sottoprefetto:

Mi rivolgo a lei affinché si degni di prendere in considerazione il danno che risente questa Comune con il ritardo alla consegna dell’Entrate che possono appartenerli, e de fogli tutti e Scritture, Fabbricato e mobilia, e attrezzi di sua pertinenza, e d’ordinare al Sig. Maire dei Bagni, che senza ulteriore indugio provveda alla immediata consegna di tutto quanto sopra, sostenendo questa Comune di avere il giusto diritto d’ottenere tutti i beni che fossero in società con quella dei Bagni, allorché  fu ordinata la riunione dell’Amministrazione nell’anno 1776…

Nella lettera Adriano Prato fa riferimento al 1776 perché è  quello l’anno in cui Pietro Leopoldo, con un motuproprio, riunì, con capoluogo i Bagni di S. Giuliano2 , ben 31 comunità (compresa quella di Vecchiano) che fino ad allora avevano fatto parte della podesteria di Ripafratta. Trascorsero più di trent’anni e, durante la dominazione francese, il governo decise la creazione di due amministrazioni: le comunità che si trovavano alla sinistra del fiume Serchio avrebbero formato La Comune de St. Julien, mentre quelle situate sulla destra avrebbero costituito La Comune de Vechiano.

Ma quello che il Maire evidenzia è soprattutto l’assoluta mancanza di collaborazione nei rapporti fra le due Comuni nelle fasi successive alla loro separazione.

Questa situazione si protrarrà per tutto il 1809, il 1810 e oltre, creando non pochi problemi ad Adriano Prato e al Consiglio Comunale, sia per l’ordinaria amministrazione, sia per le difficoltà nel far fronte alle richieste di adempimento di obblighi verso le autorità governative.

Un tale stato di cose era vissuto da Adriano Prato come una vera e propria prepotenza che non mancò di manifestare attraverso numerose lettere. Il 17 e il 26 Febbraio 1809 scrive  al Maire dei Bagni:

Questo Consiglio Municipale ha eletto una Commissione nella persona dei Sig.i Federigo Meazzuoli - Ranieri Soldaini – Vincenzo Nencioni –Bartolomeo Bonafalce per trattare con cotesta Comune tutto ciò che attivamente e passivamente può a questa Comune appartenere (…) se non ottengo da Lei i recapiti opportuni, attivi, e passivi, non posso mettermi al giorno per formare lo Stato di questa Comune per il quale mi vengono fatte delle premure dal governo”.

Nella successiva del 6 Marzo manifesta il suo risentimento per la mancata risposta:

il ritardo del riscontro delle due mie precedenti (…) dimostra in Lei un’ indole veramente intollerabile (…) Sono persuaso che Ella ravviserà giusta la mia domanda e si compiacerà di secondarla, con ordinare che venghino subito consegnati Documenti, e fogli riguardanti lo stato Attivo, e Passivo, all’effetto di poter adempiere ancora io a quanto devo, senza di che dovrei con dispiacere rendere conto al Sig. Prefetto dei motivi ed ostacoli che fanno fronte per la plenaria esecuzione alle di Lui circolari del primo e 20 Gennaio anno corrente. Attendo un Suo riscontro, nell’atto che Gli rassegno la dovuta stima e rispetto”.

La risposta non arrivò, la Commissione Municipale, nominata per presiedere alle operazioni di separazione fra le due Comuni, non fu concertata e Prato fu costretto a protestare con il Sottoprefetto, facendo presente che:

La Comune dei Bagni non risente nessun pregiudizio col procurare ogni ritardo all’adempimento della separazione e alla consegna di tutti i beni e rendite a questa Comune spettanti. Al contrario questa Comune soffre gran danno, l’amministrazione non può più proseguire perché mancante d’ogni assegnamento. In questo stato di cose, desiderando di soddisfare i creditori  ai quali non gli può essere ulteriormente ritardato il pagamento, e considerando che alla Comune dei Bagni nulla manca e a questa manca di tutto, si degni di prendere quell’espediente che stimerà più proprio prima d’approvare il Budget della Comune dei Bagni”.

Altro problema per il Maire di Vecchiano furono le continue lamentele che i contribuenti gli rivolgevano in quanto, per pagare le rate delle loro tasse, dovevano recarsi ai Bagni  e ”debbono specialmente gli abitanti dei comunelli di Filettole e di Malaventre camminare miglia sette per giungere al medesimo Capo Luogo, e tutti passare il Serchio, e con spesa”. 

Anche in questo caso Adriano Prato scrisse al Sottoprefetto facendo presente che molte volte i suoi amministrati avevano dovuto sopportare il disagio di più viaggi per il gran numero di contribuenti presenti o per l’assenza del percettore  delle imposte, sostenendo che “l’art. 24 del Tit. 4 del Decreto del Sig. Prefetto del Dipartimento del 6 Gennaio 1809 fissa che i Percettori siano obbligati di trasferirsi in ciascun mese in ognuna delle Comuni, o Popolo o Comunelli del suo Circondario di percezione per esigere le riscossioni”. La richiesta venne accolta e il percettore fu incaricato di recarsi i primi tre giorni di ogni mese a Vecchiano per riscuotere le tasse.

La Comune dei Bagni, tuttavia, continuò a temporeggiare e, in considerazione di questa situazione, il Prefetto, con Decreto del 25 Maggio 1812 nominò Il Sig. Matteo Disperati, segretario della Mairie di Pisa, affinché procedesse alla divisione degli interessi di queste due Comuni. Il Consiglio Municipale dei Bagni nell’Agosto del 1812 approvò “senza alcuna opposizione l’operato del Sig,e Disperati”, ma, con una successiva delibera del Maggio 1813, chiese che il lavoro fatto dal Disperati fosse soggetto a nuovo esame.

La Comune di Vecchiano replicò prontamente a tutte le eccezioni sollevate da quella dei Bagni, dichiarando. “qualora sussistesse qualche piccolo errore di calcolo potrà rettificarsi nella liquidazione finale da eseguirsi concordemente dai rispettivi maires con l’appoggio e cognizione del Sig.e Sotto Prefetto”, ma ribadì anche l’urgenza di determinare ogni pendenza fra le due Comuni, affinché quella di Vecchiano potesse conoscere definitivamente le sue Entrate per compilare correttamente il suo bilancio, “essendo state incerte nel corso di tempo di anni cinque le sue rendite per le quali annualmente si è trovato sbilanciato il Budget, e specialmente nel corrente esercizio nel quale l’eccedente è divenuto un deficit”, questo perché, sull’esempio degli anni scorsi, vi figurano delle rendite che poi non si realizzano, in quanto la Comune dei Bagni si rifiuta di pagare.

Si chiedeva quindi l’autorizzazione a sospendere la compilazione del bilancio per l’anno 1814 fino a che non fossero state definitivamente decise le pendenze di divisione fra le due  Comuni. 

Nei primi anni di nascita della Comune, Adriano Prato e la Giunta Municipale, dovettero affrontare numerosi altri problemi: problemi sui quali non possiamo qui soffermarci.

Vorrei, però, riportare un  decreto, fra i numerosi pubblicati dal maire, per la singolarità del suo contenuto. In esso si fa riferimento ai forestieri, soprattutto Lucchesi che si “introducono a raccattare il concio nelle Pubbliche strade di questa Comune e senza essere muniti di veruna Carta”. 

DECRETO

Art. I  Resta proibito a qualunque individuo, che non è domiciliato in questa Comune, di raccattare il letame nelle pubbliche Strade della Comune medesima.

Art II Chiunque alla pubblicazione del presente Decreto sia trovato in questa Comune a raccattare il Letame predetto gli sarà il medesimo confiscato dall’Agente di Polizia di questa Comune il quale potrà approfittarsi il letame medesimo e tradurre

il soggetto trovato in fragrante avanti al Sig. Giudice di Pace di questo Cantone per essere dal med.o condannato all’Ammenda di semplice Polizia ed in caso di recidiva alla Carcere, senza pregiudizio dell’altre pene maggiori, specialmente se sia mancante delle Carte che giustifichino la sua qualità.

Dato dalla Mairie di Vecchiano                                 lì 24 Febbraio 1811

                                                             Il Maire    Prato

 

Un compito gravoso per tutti i maires del Granducato derivava, inoltre, dalla Coscrizione obbligatoria (ne abbiamo parlato nell’articolo precedente): essa aveva portato un vero e proprio sconvolgimento nella società toscana dell’800, soprattutto in quella rurale, che fu privata delle braccia dei giovani contadini.

Un gran numero di essi non rispose alla chiamata o disertò, ignorando gli appelli che frequentissimi arrivavano dalla Comune e dal parroco. Molte furono le misure adottate dal governo Francese per contrastare il crescente numero dei “refrattari” alla Coscrizione: sanzioni pecuniarie che ricadevano anche sulla famiglia: “Ammenda da 500 a 1500 Franchi esigibili per il mezzo del Demanio sui beni mobili ed immobili della famiglia del Coscritto (…)”3 .

Adriano Prato più volte si era rivolto ai suoi amministrati richiamandoli all’importanza della soddisfazione dei loro doveri, facendo presente i disastri che sarebbero derivati dalla disobbedienza perché “le disgraziate famiglie di questi coscritti sentiranno per le prime il peso che gravita sopra di essi e sopra delle loro sostanze (…) impiegate dunque tutta l’influenza che vi da la considerazione della vostra attuale circostanza per ritrovare questi ribelli”.  

Questo continuo richiamo ai giovani coscritti affinché obbedissero alle disposizioni dell’ “amato Imperatore”, ci dimostrano, insieme a numerose altre lettere, il forte legame che il maire aveva  con l’impero francese. Motivo di grande rammarico deve essere stato, quindi, chiedere l’esonero dalla Coscrizione per un suo figlio dotato di poca salute. Questo almeno era il motivo per cui Giovanni Nencioni, segretario del Consiglio Municipale e fattore delle Tenute Salviati, si rivolse a Camillo Borghese4, generale delle truppe Napoleoniche, nominato successivamente governatore del Piemonte, per fare presente che:

         Il figlio del nostro mere di Vecchiano, luogo dove sono situate le Tenute di Migliarino, e Vecchiano è stato scelto dal Prefetto di Livorno, Dipartimento del Mediterraneo per Guardia di Onore di S. M. l’Imperatore, sarà quello che li presenterà questa mia. Tutte le prove fatteli di poca Salute, e di una struttura infelice, come V. A. lo vedrà ocularmente non sono state sufficienti per poterlo indurre a scartarlo. (…) La parzialità di questo mere, e i vantaggi che continuamente va facendo, e che ha sempre fatto all’Amministrazione di Migliarino, e Vecchiano hanno indotto di pregare V. A. alla di Lei protezione per vedere se fosse possibile di essere scartato (…) spero con fiducia  che questo giovine Figlio del Mere di Vecchiano resterà consolato sotto la Protezione di V. A., ed il Padre sempre più resterà impegnato per i di Lei interessi perché il Posto che occupa può fare molto.

Pisa 13 Luglio 1813 5

L’imperatore, intanto, ha sempre più bisogno di uomini e avanza richieste a tutti i Dipartimenti dell’Impero per formare l’armata di Germania, la cui vicenda si concluderà, nell’ottobre 1813, con la battagli di Lipsia, la sconfitta di Napoleone e la sua partenza per l’Elba.

A questo punto  Gioacchino Murat, al quale Napoleone aveva dato il Regno di Napoli, pur di salvare il trono abbandona il campo napoleonico, occupa con le sue truppe il Granducato, firma un trattato di alleanza con l’Austria e una convenzione che garantisce a lui di conservare il suo Stato e a Ferdinando III di Lorena di riprendere possesso della Toscana, mediante la reggenza del Principe Rospigliosi.

Questi avvenimenti interessarono, naturalmente, anche Vecchiano e ne veniamo a conoscenza  attraverso le consuete lettere inviate dal maire al Sottoprefetto, (Dicembre 1813):

il non essere successo fin qui nessun fatto né verun tumulto in questa comune è un forte garante Sig. V. Prefetto di quelle premure che mi sono date per la conservazione della tranquillità e del buon ordine riposando sulla docilità di questi miei amministrati (…) mi giova sperare che questa comune sarà l’unica che si sarà dimostrata obbedientissima in questa circostanza e che lo sarà in qualunque evento”. 

Nel Febbraio 1814 si rivolge agli abitanti della comune per lodarli della condotta “tenuta al momento che pervenne alla vostra conoscenza che le truppe napoletane, come liberatrici di quel giogo che eravamo già da gran tempo oppressi, avevano preso il possesso del nostro circondario. (…) Avete saputo esultare e contemporaneamente avete dato prova, al Sig. Minutolo Marescialle, del campo di S. M. il Re delle due Sicilie, di aver saputo conservare il rispetto per le leggi e per l’autorità. (…) Procurate l’esatta osservanza agli ordini partecipatemi dal Sig. Marescialle (…) Nessuno di voi si ardisca di farsi vedere in questi ultimi giorni di carnevale colla maschera al viso, né con armi e bastoni passeggiare per questa Comune (…) I militari stati distaccati in questo Capo Luogo sono incaricati di arrestare tutti quegli individui che avranno la maschera al viso, e tutti coloro che con un qualsiasi mezzo ardissero di turbare la vostra tranquillità”.

Appare evidente che nel maire è andato scemando l’apprezzamento per Napoleone e per l’Impero, mentre sta tornando quello per il Granduca, così come documenta il seguente avviso:

Abitanti! Appena mi è pervenuta la notizia ministeriale che il Principe Giuseppe Rospigliosi, Gran Cavaliere del Toson d’oro, Gran Croce dell’ordine di S. Giuseppe, consigliere di Stato, e Gran Ciambellano di S. A. I. e R. nella sua qualità di commissario è incaricato di prendere possesso della Toscana, non tardo a renderla estensibile. Domani primo Maggio è il giorno destinato a quel benemerito Principe per prendere possesso della Toscana a nome di S. A. I. e R. il Granduca Ferdinando III. Io e voi che quantunque privi già da gran tempo di questo nostro bene amato Sovrano, ne abbiamo costantemente conservata la memoria, potremo in questo momento, in cui mercé la divina Provvidenza, noi lo vediamo risorgere a quel Trono usurpatoli, esserne irriconoscenti? Esulti ciascuno di voi, insieme con me per si fausto avvenimento. Si rallegrino i Padri, le Madri per il ritorno di un Principe a cui altro non starà a cuore che la felicità del suo Stato (…)

Vecchiano 30 Aprile 1814                                                  Il Maire



Non solo: il 6 Giugno 1814, Adriano Prato convocò i componenti del Consiglio Municipale, rivolgendo loro queste parole: “Quale più glorioso invito posso io farle di quello di pregarla per Domenica prossima a portarsi in questa Comune all’ore dieci per prestare nelle mie mani, quale incaricato dall’autorità superiori, l’opportuno giuramento di fedeltà al nostro beneamato, e tanto desiderato Principe Ferdinando 3°".

Al termine di questa breve ricostruzione, sulla nascita della Mairie di Vecchiano, dobbiamo concludere che se anche il cammino per un’autonomia economica e amministrativa non venne risolto durante il periodo di annessione del Granducato all’Impero Francese, è comunque ai francesi che si deve la sua nascita, mentre  la sua conquistata indipendenza e la sua crescita fu, soprattutto, il risultato della passione e della tenacia con cui  Adriano Prato esercitò la sua carica di maire.

Adriano Prato fu, molto probabilmente anche il primo Gonfaloniere: con la fine della dominazione napoleonica il primo cittadino di ogni comunità assumeva infatti questo titolo. Dal Registro delle Deliberazioni della Comune di Vecchiano, riunione del Consiglio Municipale del 16 Settembre 1828, risulta, infatti, ancora Gonfaloniere. Invece, dalla riunione del 13 Marzo 1829, risulta Gonfaloniere  il “Nobile Sig.e Ulisse Bardi nominato con Veneratissimo Dispaccio Sovrano del 12 Dicembre 1828 per il triennio dal primo Gennaio 1829 al 31 Dicembre 1831; come da lettera del Sig.e Provveditore della Camera di Sopraintendenza Comunitativa del 19 Dicembre”.

Molto dopo la fine dell’età napoleonica, anche quella di Adriano Prato si era conclusa.


1 Gli estratti riportati in questo articolo provengono (OVE NON DIVERSAMENTE INDICATO) da documenti e registri dell’Archivio Storico del Comune di Vecchiano. Un sentito ringraziamento a Massimiliano Angori e a Giancarlo Lunardi, sindaco ed ex sindaco del Comune, per avermi dato l’opportunità di accedervi.

2 Erano conosciuti come i Bagni di Pisa. Si trattava di un’importante località del Granducato che apparteneva, unitamente ad altre comunità, alla podesteria di Ripafratta.

3 Archivio Storico Diocesano di Pisa. Da: Notificazioni Governative da 1790 a 1806

4 Era figlio di Maria Salviati ultima discendente della Famiglia.

5 Scuola Normale Superiore – Archivio Salviati: Serie V, N.n.   97

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