Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
In tanti oggi, comprensibilmente, ironizzano su un intervista a Nicola #Zingaretti in cui attacca Matteo Renzi e dichiara che “Giuseppe Conte non è più un riferimento progressista”.
Sic transit gloria mundi. La frase fa effettivamente sorridere, se pronunciata da chi lo aveva definito “punto fortissimo di riferimento di tutte le forze progressiste” e che ancora a gennaio 2021, a pochi giorni da quando Italia Viva lo cacció da Palazzo Chigi per sostituirlo con Mario Draghi, gridava e tappezzava l’Italia di manifesti con scritto “o Conte o voto!”.
Verrebbe da dirgli: bella forza.
O ancora, che progressista e punto di riferimento Conte - quello dei decreti Salvini, quello che ancora sull’elezione del Presidente della Repubblica ha lavorato fianco a fianco con la Lega - non lo è mai stato se non per le vittime di quell’ubriacatura populista e mediatica costruita da Casalino e co.
Ma la frase più rivelatrice è un’altra: è quella in cui spiega “non è un giudizio, ma un dato di fatto”. Cioè: quando faceva comodo definirlo riferimento progressista perché era a Palazzo Chigi e sembrava inscalfibile nel consenso posticcio fatto di like, sondaggi e dirette Facebook - quello che mette quotidianamente in discussione il sostegno al popolo ucraino e la collocazione internazionale dell’Italia tra le democrazie contro le autocrazie - era di sinistra.
Ora che non va più di moda - e che come Renzi aveva ampiamente previsto sta dissolvendo se stesso e il #M5S - non è più progressista.Ma se è un “dato di fatto” vuol dire che Conte è sempre stato questo. E quanto è grave per un politico non essersene reso conto? Aver preso un simile abbaglio, per anni?
Meglio tardi che mai, certo.Ma la differenza è tutta qui: tra chi immagina e costruisce i processi che migliorano le cose e chi si limita ad osservare.I leader indicano la strada, mandano a casa gli incapaci, guidano i cambiamenti. Gli altri, commentano i dati di fatto.
I leader cambiano la realtà, gli altri la guardano.