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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
di Umberto Mosso (a cura di Bruno Baglini, red VdS)
SENZA MEMORIA NON C’E’ FUTURO.

10/8/2022 - 19:55

SENZA MEMORIA NON C’E’ FUTURO.

 

 

Dopo avere spiegato per mille volte il senso politico delle “mosse del cavallo” di Renzi, che hanno segnato positivamente per i progressisti il corso dell’attuale legislatura, ancora qualcuno si attarda ad imputare a Renzi l’essere stato al governo col M5S.

Un argomento che non utilizza più neanche la destra, ma al quale sono affezionati i detrattori professionali di Renzi, a dimostrazione della scarsità dei loro argomenti e di una certa rozzezza di ragionamento.

L’esito del voto del 2018 consegnò al Paese un Parlamento dove il centro – destra e il M5S erano maggioritari. Il PD si era suicidato combattendo, soprattutto nei tre anni precedenti, la leadership di Matteo Renzi che veniva indicato dai suoi stessi compagni di partito come il nemico da battere. Come un cameriere che, all’ingresso della sua trattoria, invece di invitare gli avventori ad entrare li scoraggia dicendo che lo chef cucina solo porcherie indigeribili. Chi può pensare di vincere così?

A quel punto, ricorderete, la colonna populista interna al PD, dava segni di voler aprire una trattativa col M5S. Sempre con la solita scusa di sbarrare la strada alla destra.

Il M5S era nel pieno della forza, galvanizzato dalla vittoria che voleva capitalizzare preannunciando punti programmatici da sfascio della finanza pubblica. Roba da populismo e sovranismo spinto, che un PD indebolito non avrebbe saputo contrastare in un governo che lo avrebbe visto più che subalterno.

Renzi, da senatore semplice, si oppose dichiarando quel rischio. La cosa urtò molto il Segretario Zingaretti e la schiera dei filogrillini. Ma la logica politica del ragionamento di Renzi si impose. “Hanno vinto le elezioni, facciano il governo” fu la scommessa di Renzi, che sapeva che il populismo e il sovranismo si sarebbero dimostrati litigiosi e incapaci. Bastava aspettare il momento opportuno, quando alla prova dei fatti gli italiani si sarebbero resi conto che il governo giallonero non funzionava.Infatti le tensioni interne al governo esplosero nell’agosto del ’19, quando Salvini, stanco di mediazioni, chiese i pieni poteri. Che non voleva dire niente in termini costituzionali, se non aprire una crisi che avrebbe portato alle elezioni anticipate, nelle quali il confronto sarebbe stato tra i populisti del M5S e i sovranisti del centro – destra.

E non solo avrebbe vinto il centro – destra, come nelle previsioni, ma in quella polarizzazione tra populisti e sovranisti Il PD sarebbe scomparso. Politicamente e anche elettoralmente.

La seconda mossa del cavallo fu, in un colpo solo, fare fuori Salvini, evitare la vittoria elettorale del centro – destra, riportare il PD al governo, dopo che la carica adrenalinica del M5S si era affievolita.

Per inciso le cronache raccontano di uno Zingaretti favorevole alle elezioni, forse d’accordo con Salvini, per cambiare la composizione troppo “renziana” dei gruppi parlamentari del PD, mettendo in conto per questa sua convenienza personale, neanche di partito, cinque anni di governo del centro – destra.

Per questo l’unica strada possibile era un governo col M5S. Un boccone amarissimo per lo stesso Renzi che, tuttavia, da statista lungimirante aveva capito due cose. La prima che il populismo e il sovranismo potevano essere affrontati e sconfitti non contemporaneamente, vista la debolezza del PD, ma in due riprese. Un po' come la tattica degli Orazi e Curiazi. La seconda è che le pretese del M5S sarebbero state più gestibili dentro il governo da un PD forte della sua maggiore capacità e competenza.

Vinse anche questa seconda mossa, ma il PD decise di emarginarlo, impedendogli perfino di parlare in Direzione e puntando ad annichilirlo.Questo non essendo il PD in grado di gestirsi un rapporto col M5S che non fosse di subalternità. Come avvenne, costringendo Renzi alla scissione e alla nascita di Italia Viva. Che proseguì il programma con la terza mossa: la sconfitta definitiva del populismo del M5S e la chiamata di Draghi.

Quindi continuare con la solfa “siete andati al governo col M5S” non segnala solo chi ha assistito da spettatore distratto alla vicenda politica ma, per chi si propone come politico capace, non avere capito nulla di come ci si debbano porre gli obbiettivi giusti e di come si devono saper perseguire. Con coraggio strategico, intelligenza tattica e anche tanta pazienza, mettendo in conto prezzi personali salati da pagare, come è stato, per la sola ragione di evitare il peggio al proprio Paese.

La stessa attrezzatura che porterà all’affermazione del Terzo Polo.

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10/8/2022 - 23:53

AUTORE:
Nando

È senza voti che nun c'è futuro.
Coriiiiii....