In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario.
“La recente nascita del cosiddetto #TerzoPolo è per il momento la novità di queste elezioni.
In questione non sono tanto le scelte dell’attuale gruppo dirigente del Pd, ma il futuro del riformismo nel nostro paese. Si potrebbero fare numerosi esempi.
Uno, tra i più lampanti, concerne la politica internazionale. Qui abbiamo potuto percepire nitidamente cosa può essere un populismo di sinistra. Il pacifismo come vuota retorica, compreso il giudizio politicamente equidistante (tra Nato e Russia) sui fatti della guerra in Ucraina, rivelano l`esistenza di una diffusa cultura di sinistra che non si è ancora emancipata dal pregiudizio anti-atlantista e da postulati ideologici di matrice novecentesca.
Ma chi non è contro la guerra?
Tuttavia, la forza emotiva di questo ideale pacifista deve poi tradursi in effettive decisioni politiche. Affermare, come accade nel populismo di sinistra, che "essere per la pace è essere contro ogni guerra" è purtroppo solo uno slogan che alla prova della realtà si rivela totalmente inadeguato poichè in una guerra di aggressione il popolo aggredito ha sempre il sacrosanto diritto a difendere la sua libertà.
Il discorso si potrebbe facilmente estendere a gran parte, se non a tutti, i grandi temi al centro di questa campagna elettorale; quello ecologico-ambientale, quello dei diritti, quello del lavoro, quello della difesa dei ceti sociali più fragili, ecc. Il rischio del populismo di sinistra è sempre in agguato.”La trappola fatale dei due populismi.
Da leggere con massima attenzione l’editoriale lucidissimo di Massimo Recalcati su La Stampa.
Dovrebbe fare riflettere.