Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
APPLAUSI
Perché, oggi si chiedono in molti, al Meeting di Rimini il pubblico ha applaudito sia Meloni che Draghi che, obbiettivamente, hanno detto cose diverse?
I giornali scomodano politologi, antropologi culturali, sociologi e psicologi pubblicando dotti pareri a partita Iva.
I giornali di destra sono, al solito, i più grossolani. Mettono in rilievo l'affermazione di Draghi che l'Italia se la caverà comunque, come fosse uno sdoganamento di Meloni.
Non dicono che prima di questa affermazione il PdC aveva fatto l'elenco delle condizioni da realizzare per cavarcela.
A quelle condizioni, è la conclusione di Draghi, l'Italia se la caverà chiunque le realizzi.
Il problema è che né Meloni, né I suoi alleati sono d'accordo con tutte quelle condizioni, ma anche se lo fossero non hanno né competenze né credibilità per realizzarle puntualmente.
Quindi, secondo il metodo Draghi, chi ha orecchie e testa per intendere intenda.
Ma allora, tornando agli applausi così contraddittori?
Le spiegazioni degli esperti sono tante.
Leggo di cortesia ospitale, di pubblico in confusione, come tanti elettori e altre amenità da ombrellone.
Io sono più prosaico e penso che, se non in piccola parte, abbiano partecipato ai due eventi due pubblici diversi.
In queste circostanze i politici di professione sollecitano la presenza, spesso organizzata, dei propri sostenitori. Che fanno la claque come a teatro.
Figuriamoci in campagna elettorale.
Draghi non ha un partito che gli organizzi la claque, che non vorrebbe comunque.
Sopratutto non blandisce il pubblico dicendogli quello che si vuole sentire dire, come fa Meloni. Dice cose vere a prescindere, anche dalla campagna elettorale.
Il risultato è che riceve applausi veri.
Dunque il problema non è quello degli applausi contraddittori, ma quello di un elettorato che, in stragrande maggioranza, sa cosa andrebbe votato per non abbandonare Draghi e la sua agenda, cioè per il Terzo Polo, ma deve trovare il coraggio di non ricadere nel finto bipolarismo che ci condanna a ripetere gli stessi errori da trenta anni.
Non ci vogliono scienziati per capirlo, basta un minimo di attenzione e voglia di provare a darsi una nuova possibilità di cambiamento.