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La Pro Loco Ripafratta “Salviamo La Rocca” organizza per sabato 18 maggio una conferenza dal titolo “Crocevia di cammini - Il confine pisano-lucchese tra itinerari e cammini, beni storici, turismo sostenibile e volontariato culturale”. L’evento si terrà a Villa Roncioni, nel borgo di Pugnano, comune di San Giuliano Terme, alle ore 10

. . . il sig Marino vuole metter becco dove da anonimo .....
Correva voce, al Circolo, che Bruno della Baldinacca .....
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Cara manuela
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di Mario Lavia
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di Biancamaria Coli seg. PD Circolo di Nodica
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di Umberto Mosso
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IMMAGINA San Giuliano Terme
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Crollo mura di Volterra; mozione di Pieroni (Pd)
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A cura di Erminio Fonzo
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da Museo del Bosco
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
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Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
di
Francesco Cundari
Surrealismo politico La controffensiva ucraina travolgerà anche l’ipocrisia del nostro dibattito pubblico

12/9/2022 - 9:26

Surrealismo politico La controffensiva ucraina travolgerà anche l’ipocrisia del nostro dibattito pubblico


Comunque si concluda la guerra, la riscossa degli aggrediti dimostra quanto fosse falsa la teoria secondo cui aiutandoli avremmo solo prolungato le sofferenze dei civili: quei civili che oggi mostrano ai liberatori le fosse comuni in cui sono sepolti familiari e vicini di casa

Scriveva Bertrand Russell, in una valutazione certo non benevola di Hegel e della sua filosofia politica, che «un uomo può essere perdonato se è costretto dalla logica a giungere controvoglia a conclusioni che deplora, ma non gli si può perdonare di allontanarsi dalla logica per potere liberamente perorare il delitto». È una battuta che mi è tornata in mente infinite volte da quando la controffensiva ucraina ha messo definitivamente a nudo tutta la superficialità, l’ipocrisia e la malafede del nostro dibattito sulla guerra.

È grazie al sostegno e alle armi occidentali se gli ucraini hanno potuto impedire che accadesse in tutto il Paese quello che è accaduto a Bucha, Irpin, Hostomel e negli altri luoghi dell’orrore, dove gli occupanti non hanno esitato a fare strage di civili, stuprando, sequestrando e torturando a morte centinaia di uomini, donne e bambini inermi.

Comunque si concluda la guerra, il successo della controffensiva ucraina dimostra semmai che l’esercito di Kyjiv andava aiutato e rifornito prima, senza tante esitazioni. Dimostra soprattutto quanto fosse falsa e interessata la teoria secondo cui in tal modo non avremmo fatto altro che prolungare le sofferenze dei civili: quei civili che oggi mostrano ai loro liberatori le fosse comuni in cui sono stati costretti a seppellire familiari, amici e vicini di casa.

In molti ancora oggi cercano cinicamente di sfruttare le paure di un elettorato spaventato dal conflitto, dalle minacce di possibili catastrofi nucleari e dall’impennata delle bollette, parlando della necessità di imporre la pace (e di interrompere l’invio di armi all’Ucraina). Ma cosa intendono dire davvero con simili frasi fatte, ammesso e non concesso che qualcosa di concreto intendano dire effettivamente, se non una sorta di atroce «chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto», e tanto peggio per quelli che sono rimasti nelle zone occupate?

Intendiamoci, la diffidenza per ogni forma di nazionalismo, un certo grado di sospetto e anche di disagio nei confronti di tutto il lessico guerresco che parla di gloria e onore per la nazione, da chiunque venga utilizzato, è più che giustificato, specialmente in Italia. È con quella retorica che siamo stati spinti prima nell’immane tragedia della Grande guerra, poi nell’incubo del fascismo e infine nella catastrofe della Seconda guerra mondiale.
Qui però nessuno chiede agli italiani di gridare nelle piazze «Slava Ukraini», gloria all’Ucraina. Per quanto ci riguarda, non si tratta di gloria, onore o prestigio, concetti astratti e scivolosi, tanto più se riferiti a una nazione. Si tratta della vita, della dignità e della libertà di milioni di persone, vittime di un’aggressione insensata e ingiustificabile. Si tratta semplicemente di non voltarsi dall’altra parte di fronte ai massacri e alle torture.

La gloria non c’entra. Semmai, pensando al nostro dibattito pubblico di questi ultimi mesi, c’entra l’ignominia.





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12/9/2022 - 11:34

AUTORE:
Edo

C'è solo un problema :

." Per quanto ci riguarda, non si tratta di gloria, onore o prestigio, concetti astratti e scivolosi, tanto più se riferiti a una nazione. Si tratta della vita, della dignità e della libertà di milioni di persone, vittime di un’aggressione insensata e ingiustificabile. Si tratta semplicemente di non voltarsi dall’altra parte di fronte ai massacri e alle torture."

Ecco, tutto questo, negli ultimi venti anni è già successo ad altre nazioni, peccato che allora, non solo ci siamo voltati da un'altra parte, siamo stati partecipi e consenzienti.
Segni di ravvedimento ?