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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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I democristiani veri e finti che si vorrebbero definire .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Tutto sulla famiglia, la mia: (quarta puntata)

2/10/2022 - 10:46

Tutto sulla famiglia, la mia: (quarta puntata)
Amelio e la Campagna d’Albania, Fronte Francese, Campagna di Grecia e Russia
Su pei monti a guerreggiar… Amelio suo malgrado venne chiamato davvero a guerreggiar sui monti dell’Albania. La sete di potere e onnipotenza di quei momenti fece sì che l’Albania pur sotto il protettorato italiano venisse invasa dalle nostre truppe che occuparono Tirana e Albassan, era l’8 aprile del 1939. Non ci fu una grande resistenza dei militari albanesi nonostante l’inefficienza organizzativa del nostro apparato militare. Questo fece sperare a Amelio un veloce ritorno a casa. Speranza che rimase tale. Il 10 giugno del 1940 venne dichiarata guerra alla Francia e il 21 giugno lui venne mandato sulle Alpi Marittime (confine francese). I combattimenti durarono quattro giorni. I ricordi drammatici inumidivano gli occhi di Amelio a distanza di anni. Per la prima volta si trovò nella condizione di sparare a un essere umano. Quella era la guerra: la guerra che Amelio non capiva, subiva. L’unica speranza era che tutto finisse presto da poter tornare al paese. Invece che al paese vennero inviato in Grecia con abiti poco adatti. Oltre che a difendersi dalle pallottole dovettero fare i conti con un inverno piovoso e freddo. I soldati come lui avevano solo le tende per ripararsi e non era facile passare la notte tra l’acqua che cadeva dal cielo e il fango che attanagliava le caviglie. La poca paglia era razionata per i muli, utilizzati per il trasporto di armi e viveri. Amelio e i suoi compagni di sventura si sentivano al pari degli animali in quella trappola di morte.
Il 24 aprile del 1941 a Salonicco venne firmato l’armistizio tra la Grecia e l’esercito italo – tedesco.  Amelio tornò a casa in licenza. Una breve licenza. Amelio pensava di avere visto tutto sulla guerra ma non era così. Il 26 luglio del 1942 la divisione Cuneense comandata dal Generale Emilio Battisti di cui Amelio faceva parte venne inviata nelle pianure sterminate della Russia. I primi successi sul Don fecero sperare in un veloce rientro in Patria. Non fu così. In molti rimasero assiderati durante le guardie notturne con il fucile ancora tra le mani. Il freddo li avvolgeva fino a farli morire. Era difficile marciare in quella gelida steppa dove non si vedeva il confine tra la terra e il cielo. La mancanza di punti di riferimento riempiva la mente di quegli uomini di una profonda tristezza. Tristezza che aumentava quando incontravano i rottami di camion abbandonati. Presto anche mio padre e i suoi compagni di sventura dovettero abbandonare i mezzi per mancanza di benzina e proseguire a piedi aiutati sono dai muli. Il suo lo chiamò Giorgio. Un modo per creare un rapporto umano con un animale in un ambiente che di umano aveva poco.
Mio padre raccontava spesso un episodio:
Eravamo di ronda in una zona che avevamo occupato. Come al solito avevamo instaurato un buon rapporto con i civili: vecchi, donne e bimbi. Noi li curavamo negli ospedali da campo e loro ci aiutavano a un morì di fame. Ci avvicinammo a un campo coltivato a patate mentre un contadino le stava raccogliendo. In quell’uomo chino mi sembrò di vede’ mi’ padre. Il mi’ compagno si levò il fucile dalla spalla, prese la mira e sparò. Quel colpo lo sento ancora nella testa. Mi girai verso di lui a cercare una spiegazione che non ci poteva essere. La sua risposta mi ferì e mi umiliò: “Volevo vedere come muore un contadino Russo” disarmai e denunciai il mio compagno alle autorità militari. Poi tutto venne messo a tacere. In quel momento capì che i nemici non erano solo davanti a noi… anche dentro di noi. Bestemmiai tanto da farmi bruciare la gola.
È per questo forse che dopo un paio di giorni Amelio prese quella decisione.
Erano tornati da una ricognizione con le slitte, era talmente freddo che anche respirare era difficile. L’aria non voleva né entrare né uscire dalle loro bocche. Una volta rientrato al comando aspettò la notte. Sfasciò la sua gamba sinistra dalle bende e paglia che la proteggevano dal freddo e attese. Il giorno dopo venne ricoverato in infermeria e rimpatriato per congelamento “Meglio senza una gamba che vivere quell’inferno” diceva. Prima di partire si assicurò che Giorgio, il suo inseparabile mulo avesse la sua coperta e la razione di pane. Venne trasportato a Kharkov e ricoverato in un ospedale di riserva. Il 28 dicembre del 1942 venne caricato a bordo di un treno ospedaliero Croce di Malta e il primo gennaio del 1943 arrivò all’ospedale di Rimini dove rimase tre mesi. La sua gamba era seriamente compromessa ma rimase al suo posto. Passò qualche mese a casa poi dovette tornare in caserma. Il peggio doveva ancora arrivare. (continua…)

 

Franca Giannecchini
 
 
 
 
 

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3/10/2022 - 13:38

AUTORE:
Silvia

Bello! Bello! Bello!! Non si fate a meno di leggerlo. Commuove