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La Pro Loco Ripafratta “Salviamo La Rocca” organizza per sabato 18 maggio una conferenza dal titolo “Crocevia di cammini - Il confine pisano-lucchese tra itinerari e cammini, beni storici, turismo sostenibile e volontariato culturale”. L’evento si terrà a Villa Roncioni, nel borgo di Pugnano, comune di San Giuliano Terme, alle ore 10

. . . il sig Marino vuole metter becco dove da anonimo .....
Correva voce, al Circolo, che Bruno della Baldinacca .....
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Cara manuela
io non so con esattezza i pro e i contro .....
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di Mario Lavia
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di Biancamaria Coli seg. PD Circolo di Nodica
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di Umberto Mosso
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IMMAGINA San Giuliano Terme
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Crollo mura di Volterra; mozione di Pieroni (Pd)
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A cura di Erminio Fonzo
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da Museo del Bosco
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
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Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
di Francesco Cundari
Il Cavaliere Arcobaleno Berlusconi, Conte e l’irritante doppiezza del putinismo italiano

31/10/2022 - 12:24



Il Cavaliere Arcobaleno Berlusconi, Conte e l’irritante doppiezza del putinismo italiano

Il leader di Forza Italia sostiene che per fermare la guerra bisognerebbe togliere le armi all’Ucraina, che è esattamente quanto chiede Conte. Non si capisce perché il 5 novembre non dovrebbero marciare uniti

L’ennesima sfilza di dichiarazioni filo-putiniane pronunciate da Silvio Berlusconi, questa volta dalle pagine del nuovo libro di Bruno Vespa, confermano quello che tutti avevano capito sin dall’inizio. E cioè che il leader di Forza Italia ha sempre inteso dire esattamente quello che ha detto, prima nell’intervista a Porta a Porta del 22 settembre e poi nella riunione con i suoi parlamentari del 18 ottobre, da cui erano filtrati i famigerati audio.

Anche stavolta Berlusconi ripete che Vladimir Putin è «un uomo di pace», sostiene che quella dello scambio di Vodka e Lambrusco fosse una risposta ironica alla domanda di un parlamentare (dimenticandosi probabilmente che l’audio è tutt’ora disponibile on line), ma soprattutto spiega qual è secondo lui l’unico modo di fermare il conflitto: «Forse, solo se a un certo punto l’Ucraina capisse di non poter più contare sulle armi e sugli aiuti e se, invece, l’Occidente promettesse di fornirle centinaia di miliardi di dollari per la ricostruzione delle sue città devastate dalla guerra. In questo caso Zelensky, forse, potrebbe accettare di sedersi al tavolo per una trattativa».

Se qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla provenienza di una simile paccottiglia, dovrebbe concentrarsi sul passaggio più grottesco, ma proprio per questo più rivelatore. E cioè la proposta di togliere agli ucraini le armi con cui si difendono dai bombardamenti che stanno radendo al suolo le loro città in cambio dei soldi per ricostruirle, presumibilmente dopo che siano state occupate dai russi. Un miscuglio di spudoratezza e illogicità che possiamo considerare il vero marchio di fabbrica della propaganda putiniana. Non per niente, l’offerta di un simile piano di ricostruzione era anche l’unica concessione all’Ucraina, se di concessione si può parlare, contenuta nell’assurdo appello degli intellettuali rosso-bruni pubblicato su Avvenire qualche settimana fa.

La posizione di Berlusconi rappresenta con ogni evidenza un problema gigantesco per la maggioranza, tanto più grave perché si tratta di una posizione tutt’altro che isolata, come ci hanno recentemente ricordato le primissime dichiarazioni da presidente della Camera pronunciate dal leghista Lorenzo Fontana, a proposito delle sanzioni alla Russia e il rischio che si rivelino un «boomerang». Certo è che il problema non riguarda soltanto il centrodestra.

Può apparire un episodio minore, ma è forse degno di qualche attenzione il fatto che il 27 ottobre sulla pagina facebook di Unione popolare, il partito di Luigi de Magistris, sia apparso un post sulla manifestazione per la pace del 5 novembre in cui si diceva: «Condanniamo l’aggressione di Putin, rispettiamo la resistenza ucraina, siamo a fianco delle vittime, ma più armi, più distruzione, più morti non sono la soluzione». E che poco dopo dallo stesso post siano scomparse sia la condanna dell’aggressione sia il rispetto per la resistenza ucraina e la solidarietà con le vittime. Adesso infatti il paragrafo comincia direttamente con le parole «Più armi». Evidentemente la condanna dell’aggressore e il rispetto per la resistenza – espressioni riprese dalla piattaforma della manifestazione del 5 novembre – non sono condivise da tutti i partecipanti.
Questo infatti il passaggio che si trova nell’appello pubblicato dagli organizzatori: «Condanniamo l’aggressore, rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime». Ma a leggerne il resto, onestamente, viene quasi voglia di dar ragione al curatore delle pagine social di Unione popolare, o a chi per lui abbia deciso di espungere quelle espressioni, perché evidentemente fuori contesto. Tanto almeno quanto le reiterate professioni di atlantismo e solidarietà con l’Ucraina che anche oggi, inevitabilmente, pioveranno da tutti i dirigenti di Forza Italia e del centrodestra.

La verità è che la linea esposta da Berlusconi non differisce in nulla da quella di Giuseppe Conte, un altro che certamente rispetta moltissimo la resistenza ucraina ed è stato tra i primi a promuovere la manifestazione del 5 novembre. Non per niente, Conte ha fatto esattamente quel che dice il leader di Forza Italia, chiedendo al governo di smettere di inviare agli ucraini le armi con cui resistono, e senza le quali non ci sarebbe nessuna resistenza. Non si capisce dunque per quale motivo in piazza dovrebbe esserci Conte e non Berlusconi.
Resta invece da stabilire se sia peggiore il sospetto che una larga parte della politica e dell’informazione italiana sia direttamente influenzata da Putin o l’impressione che molti politici, intellettuali e giornalisti aderiscano sinceramente e spontaneamente alle tesi del Cremlino.





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